La parola “crisi” porta con sé il sapore della paura, della perdita, della fine. Eppure, se guardata con occhi immaginali e buddhisti, essa rivela un volto sorprendente: non catastrofe, ma passaggio iniziatico.
A diciannove anni conobbi la forza devastante e insieme trasformativa della crisi. La morte improvvisa di mio padre e i valori della Brianza degli anni Ottanta – il lavoro sicuro, la casa ordinata, la domenica in chiesa – mi apparivano come gabbie. Non mi riconoscevo in quel mondo, e un vuoto profondo si aprì in me. La mia incarnazione stessa rischiava di spegnersi. Fu allora che decisi di partire per lo Sri Lanka. In quel viaggio, apparentemente folle, trovai ciò che mi ha salvata: lo yoga esoterico e sciamanico, e soprattutto la meditazione buddhista. Nell’eremitaggio della foresta di Habarana, sotto la guida del mio maestro, il venerabile Gatha Thera, ho imparato che la crisi non è un nemico da combattere, ma una maestra da ascoltare.

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ph. Adrian McCourt
per gentile concessione di Selene Calloni Williams
Dal punto di vista della psicologia immaginale, ogni crisi è un’immagine viva che ci raggiunge per condurci oltre l’Io, per ricongiungerci al nostro destino animico. È la notte oscura che ci obbliga a lasciare le vecchie forme e a rinascere a noi stessi.
Il Buddha lo aveva già insegnato: la sofferenza (dukkha) non è maledizione, ma verità universale. Accoglierla significa scorgere l’impermanenza di ogni cosa e scoprire la libertà che nasce dal lasciar andare. Seduta nella giungla di Habarana, ascoltando il respiro tra il fruscio delle foglie, ho visto che anche il dolore più lacerante è solo un’onda: sorge, si innalza e scompare.
E tuttavia, non è necessario viaggiare fino a un eremitaggio della foresta per incontrare il potere trasformativo della crisi. La vita quotidiana, con i suoi eventi inattesi, è già un monastero. Una perdita di lavoro, la fine di una relazione, un trasloco improvviso, persino una malattia che ci costringe a rallentare: tutto può diventare eremitaggio interiore se sappiamo abitarlo come simbolo e non come condanna. Una cucina silenziosa all’alba, un ospedale, la fila in un ufficio postale: ovunque, se ascoltiamo con attenzione, la crisi ci parla e ci chiede di risvegliarci.
La crisi, vissuta così, diventa potere generativo. Non ci distrugge, ci apre. A un livello più profondo di coscienza, a una maggiore compassione, a una creatività che non immaginavamo. È ferita che si fa varco, caduta che si fa volo. Il suo straordinario potere è insegnarci che non siamo le maschere e i ruoli, ma il fluire stesso della vita. Ogni crisi è allora occasione di risveglio: un invito a smettere di resistere e cominciare ad ascoltare, a trasformare il dolore in poesia, il vuoto in spazio di libertà.
Ho scritto il mio libro “Diario di una sciamana, il cammino segreto di una monaca guerriera” proprio come un breviario per affrontare le crisi come riti di passaggio e strumenti per progredire lungo il sentiero. In queste pagine il lettore può rispecchiarsi, riconoscersi e, attraverso la lettura, essere sostenuto e accompagnato nel trovare una via di redenzione e di salvezza.
Meditazione per i momenti di crisi

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ph. Adrian McCourt
per gentile concessione di Selene Calloni Williams
Siediti in un luogo tranquillo. Porta le mani sul cuore e chiudi gli occhi. Respira profondamente e immagina il tuo dolore come un’onda di luce che attraversa il corpo. Non respingerla: lascia che fluisca, come una corrente che ti attraversa e se ne va. Con ogni inspirazione, accogli la crisi come maestra; con ogni espirazione, lascia andare la paura.
Ripeti silenziosamente:
“Accolgo, ascolto, lascio andare.
Dal dolore nasce il varco,
dal varco nasce la libertà.”
Rimani alcuni minuti, fino a sentire che il cuore si è fatto più spazioso.
Formula quotidiana
Al di là del momento di crisi, puoi nutrire ogni giorno il tuo spirito con una formula semplice:
“Sono fluire, non forma.
Ogni attimo è nascita e rinascita.
Nulla mi imprigiona, tutto mi apre.”
Ripetila al mattino o alla sera, come un seme che prepara il terreno interiore. Così, se e quando la crisi verrà, troverà in te non un muro, ma una porta spalancata verso il risveglio.
Articolo di Selene Calloni Williams
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