Sembra che la presenza di un gatto nella nostra vita ci aiuti davvero in tanti modi. Avere un animale con cui confidarci ci aiuta a conoscerci e può consentirci di superare meglio eventi indesiderati e persino traumatici; pare che prendersi cura di un gatto favorisca la diminuzione dello stress, producendo un effetto calmante che protegge il cuore e che dormire con un gatto induca un miglioramento della qualità del sonno.
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Chi ha trascorso molto tempo con un gatto da bambino può avere meno probabilità di contrarre allergie da adulto. I gatti hanno imparato nel corso del tempo a fidarsi degli umani e a sviluppare comportamenti irresistibili, tali da rendere la loro presenza appagante quasi quanto quella di un partner; sanno come ringraziare per le attenzioni, come chiedere coccole.
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La mia esperienza con i gatti
La mia esperienza con i gatti è di lunga data perché sono cresciuta con i gatti – durante la mia infanzia in casa ce ne erano almeno venti – poi, quando ho costituito la mia famiglia ho sempre avuto dei gatti.
Il mio primo gatto si chiamava Lume, l’ultima gatta è morta molto recentemente, aveva diciassette anni, si chiamava Zagara.
Lume era un piccolo gattino, aveva solo qualche mese ed era l’ultimo rimasto di una cucciolata; mia madre aveva regalato i suoi fratelli e sorelle ad altre famiglie. Io ero una bambina e mi ero molto legata a lui e lui sembrava essere davvero tanto unito a me. Mi stava accanto, presenziava a tutti i miei giochi. Quando tornavo da scuola mi veniva incontro al cancello del giardino.
Un giorno il nostro vicino, lo stramaledetto zio Attila – che chiamavamo così anche se non era nostro parente – ha messo dei bocconi avvelenati tutt’intorno alla sua rimessa. Lume è morto tra le mie braccia tremando, stringendo nei denti un rametto per via del dolore. Ho pianto a lungo. Infine, ho steso sul mio letto il corpo ancora caldo di Lume e mi sono sdraiata di fianco a lui, non so dire perché. Siamo rimasti così sdraiati una a fianco dell’altro per lungo tempo.
Poi mi sono alzata dal letto e ho camminato fino alla porta come se volassi. Ricordo che sono andata in cucina e mi sono seduta a tavola. Avevo una sensazione forte e precisa: qualcosa era cambiato per me, ero straordinariamente calma e serena, così serena da contrastare con la mia tranquillità ogni tensione e disperazione che mi circondava.
“Lume è morto!”, ho detto dolcemente. Mia madre, mio padre e mio fratello sono schizzati in piedi urlando, mentre io mi trovavo in una bolla di silenzio ovattato, non percepivo più un reale confine tra la vita e la morte.
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Ho la sensazione che Lume fosse uno spirito guida e fosse venuto per aiutarmi a sciogliere un po’ di paura. Ancora oggi lo vedo come un simbolo di coraggio che continua a lavorare dentro di me. Mentre zio Attila è diventato per me tutti gli uomini che provocano sofferenza agli animali ed io sono l’animale che ogni notte chiede giusta vendetta.
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Cosa mi hanno insegnato i gatti
I gatti mi hanno insegnato molte cose, per esempio a consegnare la richiesta di vendetta all’universo e a liberarmi dal rancore, non a perdonare, perché il perdono è un concetto sociale e i gatti sono selvatici. I gatti non dimenticano. Ricordano i gesti di amore e li ricambiano strusciandosi e facendo le fusa, ma ricordano anche le cattiverie e questo è pericoloso per chi ne commette, perché nessuno sa cosa i gatti siano veramente in grado di fare nei vari mondi, quello della vita e quello del transito dalla vita alla successiva rinascita.
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Pitagora era vegetariano perché credeva nella reincarnazione e, come per Platone, anche per lui chi era stato uomo in una vita precedente poteva rinascere animale o viceversa.
Anche per i buddhisti è possibile reincarnarsi in varie forme, come essere umano, animale, spirito famelico, deità, demone o illuminato e anche i buddhisti ortodossi sono vegetariani.
Dopotutto, se pensi che l’animale che vorresti mangiare potrebbe essere stato tua madre in una vita precedente, chiaramente opti per una insalata.
La dieta pitagorica è al centro del mio libro “Digiuno Immaginale” nel quale descrivo un percorso di disintossicazione della mente e del corpo di nove giorni che echeggia i nove giorni di dieta e digiuno che gli antichi facevano per preparai all’iniziazione ai misteri.
E di mistero il gatto è pieno. Nell’antico Egitto erano considerati animali sacri, venerati come divinità e ad essi erano attribuiti poteri spirituali notevoli, come quello di tenere lontani spiriti ed energie funeste.
Bastet era una divinità dal corpo di donna e la faccia di gatto, essa aveva il potere di proteggere e di guarire i mortali dai loro mali. Quando faccio il percorso di disintossicazione dei nove giorni noto che gli animali -non solo i gatti- mi sono più vicini e la mia gioia interiore si innalza, la qualità del mio sonno migliora e la mia visione si fa più lucida. Allora comprendo che il corpo umano ha delle possibilità di comunione con la natura che nemmeno immaginiamo. Possiamo essere Bastet, la dea gatta, e guarire noi stessi.
La mia gatta Zagara
Zagara è il nome dell’ultima gatta che ho avuto. È morta il mese scorso e due sere fa è venuta a trovarci per salutarci prima di staccarsi in via definitiva dal mondo. Io e i miei due cani -Aky e Oliver- eravamo sul divano. Abbiamo sentito il suo miagolio in veranda. I cani l’hanno riconosciuta e non sono scattati come dovesse esserci un intruso da scacciare.
Siamo andati tutti in veranda, seguendo il miagolio, ovviamente non abbiamo visto nessun gatto. L’abbiamo salutata, le abbiamo consegnato i nostri messaggi per il lungo viaggio. Poi siamo rientrati in casa e io ho chiuso la porta. Ho sentito le sue zampine graffiare la porta, come faceva quando voleva entrare. Ho lasciato la porta aperta tutta la notte, nel caso volesse riposarsi sul divano prima della sua grande avventura nei mondi invisibili. Ho pensato che, forse, negli ultimi tempi non le avevo prestato abbastanza attenzione. Però credo che questa sia una sensazione che abbiamo tutti nei confronti di qualcuno che non è più con noi. La sensazione che avremmo dovuto starci di più, fare di più. Ma Zagara ed io sappiamo entrambe che ci ritroveremo e che tutto quello che non è stato fatto lo faremo.
Articolo di Selene Calloni Williams
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