Quand’ero ragazza la mia casa era piena di cani perché mia madre accoglieva i randagi. Per me svolgevano un ruolo psicomagico. Io parlavo con loro e chiedevo aiuto. Lila, una specie di pastore bergamasco, era per me una seconda mamma; parlavo con lei dei ragazzi che mi piacevano e dicevo cose che alla mia vera madre non osavo dire. Alan, invece, era il mago. A lui chiedevo di aiutarmi a realizzare i miei obiettivi: prendere un voto decente nell’esame di matematica, farmi invitare dal ragazzo che mi piaceva, far tornare a scuola la prof. di ruolo, perché con la supplente proprio non andavo d’accordo.
Poi, finito il liceo, ho lasciato l’Italia per andare in Sri Lanka, dove avevo trovato una specie di lavoro per una compagnia italo-cingalese che voleva costruire nell’isola un villaggio turistico, a Weligama. In questo luogo lontano e meraviglioso ho conosciuto Jacqueline, una cagnetta randagia. Mi seguiva ad ogni passo e, alla fine, si è fatta adottare. Era una compagna straordinaria per me. Per preparare il terreno per le costruzioni era stato disboscato un palmeto nel quale c’erano molti termitai che erano diventati case di cobra (i cobra mangiano le termiti e usano il termitaio come loro tana). I ragazzi del posto che lavoravano per la compagnia italo-cingalese mi avevano detto che i serpenti erano molto arrabbiati per la distruzione delle loro case. Io avevo paura ma, allo stesso tempo, sentivo che Jaqueline mi proteggeva dai serpenti e anche da certi umani, come, per esempio, Feliz Gregory, il socio cingalese degli italiani titolari del terreno e del progetto. Felix era davvero un misogino e scatenava su di me tutto il suo odio per le donne. Jaqueline l’ha morso più di una volta. Non sul serio, non profondamente, ma giusto per avvertirlo che
non poteva in nessun modo mancarmi di rispetto. Jaqueline è morta nei giorni in cui io avevo lasciato Weligama per andare a Colombo a svolgere certe commissioni per conto della compagnia. Quando sono tornata all’area del villaggio turistico in costruzione l’ho trovata annegata in un serbatoio di raccoglimento dell’acqua piovana. Mi sono disperata e arrabbiata molto. Ho pianto, ho imprecato, ho anche maledetto chiunque fosse stato responsabile di questa morte (ovviamente non si era buttata da sola nel serbatoio, anche perché avrebbe dovuto arrampicarsi e non credo ci sarebbe riuscita, non era un gatto).

Personalmente sono contraria al perdono. Lo trovo un valore sociale, una sorta di oppio del capitalismo. Sono anche contraria alla ritorsione, però. Io, come gli antichi, chiedo giusta vendetta agli dèi, cioè chiedo al divino di ristabilire l’equilibrio; non lascio correre e nemmeno cerco vendetta, mi affido. Anche questo atteggiamento me lo hanno insegnato i cani.
Un giorno, una donna arrivista che aveva sposato un ricco proprietario terriero di Galle (la grande città più vicina a Weligama) aveva annegato il suo cane perché doveva partire per l’Australia e la compagnia aerea non voleva imbarcarlo. Mente era in Australia il suo ricco marito si è trovato un’amante e quando è tornata le ha presentato le carte per la separazione, lasciandola senza un soldo.
I cani vanno rispettati perché hanno un canale privilegiato di comunicazione con gli dèi.
Quando poi sono tornata in Europa e, come si dice, ho “messo su famiglia”, il cane è stato sempre un collante della mia famiglia, un fulcro, un centro di gravità permanente della nostra unione.
Il primo è stato Mike, un bovaro del bernese così equilibrato e intelligente al punto che mi sentivo di affidargli lo slittino con sopra i miei figli. Lui lo trascinava in cima alla montagna dove il mio compagno sganciava il nodo e spingeva lo slittino a valle, verso di me che lo aspettavo.
Poi è arrivata Usa, un bull mastiff meraviglioso ma terribile, mi ha mangiato di tutto: telefoni, occhiali, ha rosicchiato mobili e tronchi di alberi. Aveva spesso gravidanze isteriche durante le quali prendeva i peluche dei miei figli, li nascondeva sotto al cuscino della sua poltrona e ci si sdraiava sopra. La amavo.
Poi è arrivata la mia Zoe, Sanbernardo gigante e pelo lungo. Quando faceva la muta del pelo, sembrava avesse nevicato in giardino, talmente tanti ciuffi bianchi erano sparsi ovunque.
Zoe era Zoe, non ho parole per descriverla. Ero andata a visitare un allevamento di cani Sanbernardo perché fin da bambina questa razza ha sempre stuzzicato la mia fantasia. L’allevatore mi aveva detto che Zoe era rimasta da una cucciolata, ormai aveva sei mesi e nessuno l’avrebbe acquistata. Mi ha chiesto se la volevo in regalo. Ovviamente ho detto di sì. Zoe era la regina della casa e del giardino. Purtroppo, non potevo quasi mai portarla con me perché le persone avevano paura di lei e non mi permettevano di farla entrare nei luoghi pubblici talmente era gigantesca, o forse era per via dei due fili di bava che collegavano permanentemente la sua bocca alla terra.
Ogni volta che dovevo lasciarla a casa mi sentivo molto dispiaciuta. Non che lei stesse male, aveva il giardino, la vicina di casa gentile che la faceva giocare, la portava in passeggiata e la nutriva, ma io ero sempre molto dispiaciuta di non poterla portare con me e spesso le dicevo: “dovresti rimpicciolirti!”.
Una mattina l’ho trovata riversa su di un fianco con un filo di sangue che le usciva dalla bocca. È stato un trauma, una morte improvvisa e inspiegabile.
Poi è arriva Aky, un Lhasa Apso che ha gli stessi colori del Sanbernardo, bianco e nocciola, e che per me è la reincarnazione di Zoe, la quale, ascoltando la mia preghiera molto più di quanto io potessi mai pensare, si è veramente ristretta per stare sempre con me.
Infine, è arrivato Oliver, un golden retriever americano dal pelo rosso, dal carattere focoso
e dall’intelligenza straordinaria. Aky e Oliver stanno sempre con me sul divano quando scrivo, una da una parte e l’altro dall’altra.
Che cosa ho imparato dai miei cani?

La connessione tra l’uomo e il cane trascende la semplice compagnia fisica, elevandosi a un legame spirituale profondo che arricchisce l’anima e lo spirito.
I cani incarnano l’amore puro e incondizionato, offrendo una presenza che consola e guarisce. La loro capacità di assorbire le energie negative e trasformarle in positive crea un ambiente energetico armonioso, favorendo la guarigione emotiva e spirituale.
Affetto incondizionato e presenza consolatrice
Accarezzare un cane stimola il rilascio di ossitocina, l’ormone della felicità e del legame, favorendo un profondo senso di benessere sia in chi lo accarezza sia nell’animale stesso.
Numerosi studi hanno dimostrato come la compagnia di un cane può ridurre i livelli di stress, abbassare la pressione sanguigna e migliorare la salute cardiovascolare. La capacità dei cani di cogliere e riflettere le emozioni dei loro padroni, spesso attraverso un contatto visivo intenso e un linguaggio del corpo empatico, aiuta a creare un circolo virtuoso di sostegno emotivo.
Questo supporto diventa particolarmente prezioso nei momenti di difficoltà, contribuendo a rinforzare la resilienza individuale.
Connessione anima-anima
Oltre a ridurre lo stress fisico, i cani agiscono come guide spirituali, aiutandoci a rimanere presenti e consapevoli nel momento. La loro sensibilità alle nostre emozioni e stati d’animo ci invita a una maggiore introspezione e connessione con il nostro sé interiore.
La presenza di un cane sostiene l’unione familiare, facilita non solo le interazioni sociali, ma anche le connessioni anima-anima. Attraverso il loro esempio di amore e accettazione, ci insegnano a vedere oltre le apparenze e a riconoscere la luce divina in ogni individuo.

Lezione di lealtà, impegno e responsabilità
Il legame con il cane insegna valori fondamentali come la lealtà, il rispetto e la responsabilità. Prendersi cura di un animale richiede dedizione quotidiana: nutrirlo, educarlo e offrirgli amore costante. Questi gesti quotidiani si riflettono in una crescita personale che stimola la capacità di cura verso se stessi e verso gli altri, rafforzando legami familiari e sociali.
Ponti tra il Mondo Fisico e quello Spirituale
I cani fungono da ponti tra il mondo materiale e quello spirituale, aiutandoci a percepire la realtà oltre il visibile. La loro intuizione e sensibilità ci guidano verso una maggiore consapevolezza delle energie sottili che ci circondano, arricchendo la nostra esperienza spirituale.
In conclusione
La relazione uomo-cane è a tutti gli effetti un viaggio spirituale condiviso, dove entrambi crescono, imparano e si elevano attraverso un legame sacro e profondo.
Articolo di Selene Calloni Williams
Se il pensiero di Selene vi tocca in modo particolare non perdete la grande riunione degli Immaginalisti della Imaginal Academy: dal 18 al 23 giugno 2025 presso il suggestivo Castello di Titignano, in provincia di Orvieto, si terrà IADOR 2025, un evento che celebra coloro che desiderano esplorare il potere trasformativo della visione immaginale, un viaggio straordinario alla scoperta di se stessi.
Per iscrizioni e informazioni: https://selenecalloniwilliams.com/event/iador-2025-il-meglio-di-un-anno-di-imaginal-academy/
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