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La lezione di vita di Pollyanna: un invito rivolto ad ognuno di noi

Di Redazione - 29 Gennaio 2024

Fu pubblicato nel lontano 1913. “Pollyanna” è un romanzo per ragazzi, che può essere letto anche dagli adulti, è un vero e proprio classico, scritto da Eleanor Hodgman Porter, scrittrice divenuta famosa proprio per questa sua creazione che ha ispirato anche film e serie TV.

Trama e considerazioni sul libro

Il libro narra la storia di Pollyanna, una ragazzina di 11 anni che perde entrambi i genitori e, divenuta orfana, viene cresciuta dalla zia Polly, una donna rigida e severa.

Lo ricorderete tutti probabilmente il famoso gioco di Pollyanna: si chiamava “The glad game”, in italiano è stato tradotto con “Il gioco della felicità”. Questo gioco le era stato insegnato dal padre, pastore della chiesa locale.

Consiste nel trovare sempre qualcosa per cui essere felici, non importa cosa e nemmeno quale situazione ci si trova a vivere. Come dice Pollyanna: “Se continui a cercare abbastanza a lungo fino a trovarlo, c’è sempre qualcosa di cui essere lieti”. Un invito a non arrendersi, a cercare sempre l’altra faccia della medaglia, a credere che tutto ciò che siamo chiamati a vivere ha un senso, anche se nel momento stesso in cui lo viviamo non riusciamo a scorgerlo.

Il verbo che Pollyanna usa, oltre a cercare, è cacciare: “Generalmente”, dice, “c’è qualcosa in tutte le cose di cui essere lieti, se continui a cacciare sufficientemente a lungo per trovarlo”.

Bisogna proprio stanarla questa ricercata felicità dietro ogni angolo, perché è molto probabile che ci sia.

In italiano si parla del “gioco della felicità”, ma in inglese il gioco non era “The happiness game” ma appunto ‘The glad game’, ovvero ‘il gioco della contentezza’, dell’essere ‘lieti’.

Usiamo queste due parole come sinonimi ma Pollyanna non dice mai di essere felice, ‘happy’, in quel romanzo. Usa sempre l’espressione ‘glad’: contenta, lieta.

E conoscere la differenza di questi due termini è importantissimo per non rischiare di scambiare il messaggio di Pollyanna con un altro.

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La differenza tra felicità e l’essere lieto

bambina in un prato

La felicità è una soddisfazione materiale che proviamo per noi o per gli altri per qualcosa che si ottiene, spesso inaspettatamente, o che si vive di positivo.

Essere lieti sembra apparentemente la stessa cosa ma contiene al suo interno un qualcosa in più. Per chi ama l’etimologia, ecco la differenza nella sua radice…

Lieto in latino significa fertile. Proprio così!

Non a caso lieto e letame hanno la stessa radice, perché il letame in effetti rende allegro, lieto, il terreno.
Non fa una piega!

Non per niente parliamo di un “lieto evento” quando nasce qualcuno, e non di un ‘felice evento’.
C’è qualcosa di fertile nell’aria, qualcosa che porterà frutto, qualcosa per cui possiamo essere felici oggi, ma anche felici in futuro.

HAPPY, felice, deriva dalla stessa radice di FORTUNATO.
HAP infatti era la Dea Fortuna, la ‘chance’ che come la ruota poteva girare dalla tua parte, a sua discrezione. Insomma, siamo felici perché siamo stati fortunati. Ha una sua logica.

GLAD invece, cioè ‘lieto’, ‘contento’, deriva dall’antico germanico LUCENTE, BRILLANTE, RADIOSO.

Ecco, Pollyanna non è una bambina felice e fortunata, ma una bambina radiosa.

E mentre la felicità possiamo provarla anche da soli, quando invece siamo lieti per qualcosa non possiamo evitare di condividere questa gioia irradiandola, con la nostra luce, con una brillantezza che ci illumina, e quindi di spargerla da qualche parte, come letame, a concimare anche gli altri, a rendere anche loro migliori.

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E adesso che questa differenza è chiara, che dite?
Vi va di giocare come Pollyanna a ‘THE GLAD GAME’?

Per cosa siete LIETI oggi? Cosa vi ha reso contenti ma allo stesso tempo è stato un seme di gioia futura che avete seminato (o raccolto)? Cosa oggi vi ha reso così lieti che avete potuto illuminare anche gli altri con la vostra radiosità?

Ovviamente non si può sempre trovare qualcosa di luminoso, soprattutto in tempi bui. Quella di Pollyanna non è una positività a tutti i costi, di quelle che non ammettono debolezze.

Come disse la sua autrice Eleonor Porter parlando del suo personaggio: “La gente ha pensato che Pollyanna fosse sempre felice per tutto. Io non ho mai creduto che si debba negare il dolore e il male; ho semplicemente pensato che è molto meglio ‘salutare l’ignoto con buon umore’… Pollyanna non fingeva che tutto fosse ricoperto di zucchero, ma era determinata a trovare il buono in ogni situazione.”

Pollyanna è una bambina che ha conosciuto il dolore, la perdita, la sofferenza, ma è riuscita ad attingere a quella forza interiore che noi tutti abbiamo, quella forza che si aggrappa alla voglia di vivere che può tutto, anche farci cambiare il modo di pensare riguardo alla stessa esistenza!

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Aida Vittoria Eltanin





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