Il brano Volevo essere un duro di Lucio Corsi ha colpito profondamente gli spettatori del Festival di Sanremo 2025, forse perché è un inno eroico alla normalità, al nostro essere imperfetto, vulnerabile, perennemente in equilibrio sul filo dell’esistenza tra una difficoltà, gli scherzi e i doni della vita.
L’interpretazione di Lucio è poetica, quasi onirica, simbolica. Ogni piccolo dettaglio, dalle figure retoriche del testo all’esibizione sul palco dell’Ariston, denota attenzione, cura, passione e la volontà di comunicare un messaggio: la possibilità di essere se stessi, tra l’incredulità delle persone che spesso non osano, si lasciano frenare dalle mille paure, e l’incanto, il divertimento, un sentimento genuino di riconoscere la bellezza della propria fragilità e quella capacità tutta umana di andare avanti lo stesso.
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Chi è Lucio Corsi? Biografia di un artista fuori dagli schemi
Lucio Corsi è un cantautore toscano nato nel 1993 e cresciuto nelle campagne di Vetulonia, in Toscana. Ben presto si trasferisce a Milano dove suona nei locali. La sua arte affonda le radici nella natura che lui conosce bene e dalla quale trae ispirazione per i suoi testi. Ha poco più di 20 anni quando pubblica il suo primo album EP dal titolo Altalena Boy/Vetulonia Dakar (Picicca Dischi/Sony Music, 2015). Il suo stile lunare, surreale, a metà strada tra David Bowie, Renato Zero e Tim Burton piace alla critica. Nel 2017 esce il primo album registrato in studio dell’artista: Bestiario musicale, un concept album fiabesco dove racconta, tale un menestrello contemporaneo, la sua Maremma natia attraverso le avventure delle creature che la popolano.

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Lo stesso anno, Lucio Corsi apre i concerti dei Baustelle e di Brunori Sas. Nel 2020, esce il suo secondo album registrato in studio intitolato Cosa faremo da grandi? (Picicca Dischi/Sugar Music). Il cantante mantiene lo stile delle fiabe che lui definisce “storie vere sotto forma di bugie”. Resta il filo conduttore che rimanda all’immaginario fanciullesco e che connette le sue diverse opere. Ad illustrare le sue canzoni ritroviamo i quadri della pittrice Nicoletta Rabiti, mamma di Lucio.
Nel 2024 pubblica il singolo Tu sei il mattino. Nel febbraio del 2025 partecipa per la prima volta al Festival di Sanremo con il brano Volevo essere un duro. E qui avviene la magia. Quella scarpa con la scritta “Andy” sulla suola, in riferimento a Toy Story, conquista il pubblico e racconta in sottofondo la capacità di superare i propri limiti per diventare una persona migliore. Con delicatezza, Lucio porta sul palco l’innocenza e la giocosità dell’infanzia, che ribadisce col poetico e commovente duetto con Topo Gigio in omaggio a Cutugno. Finalmente, conquista il secondo posto sul podio sanremese e la partecipazione all’Eurovision.
Lucio Corsi è un cantastorie. Narra la vita della gente “di mezzo”, quella senza lode né infamia che attraversa il mondo spesso senza nessuno che la nota. Chi canterebbe mai di tutte quelle tempeste interiori che ognuno cerca di nascondere? Sommersi come siamo in una società che elogia quelli che sgomitano, urlano e troppo spesso calpestano tutto e tutti, ci vuole coraggio a cantare i miti, i fragili, gli umili, quelli che non vogliono brillare sotto i riflettori. Eppure, con Volevo essere un duro qualcosa cambia. Lucio, tale un Pierrot moderno, rivendica con delicatezza il diritto per tutti ad essere se stessi, diversi, poco omologabili o allineati alle aspettative, che siano nostre o altrui.
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Volevo essere un duro: il testo
Il brano è una composizione di Lucio Corsi e Tommaso Ottomano, che ne ha curato la produzione assieme a Antonio Cupertino.

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Volevo essere un duro
Che non gli importa del futuro
Un robot
Un lottatore di sumo
Uno spaccino in fuga da un cane lupo
Alla stazione di Bolo
Una gallina dalle uova d’oro
Però non sono nessuno
Non sono nato con la faccia da duro
Ho anche paura del buio
Se faccio a botte le prendo
Così mi truccano gli occhi di nero
Ma non ho mai perso tempo
È lui che mi ha lasciato indietro
Vivere la vita
È un gioco da ragazzi
Me lo diceva mamma ed io
Cadevo giù dagli alberi
Quanto è duro il mondo
Per quelli normali
Che hanno poco amore intorno
O troppo sole negli occhiali
Volevo essere un duro
Che non gli importa del futuro no
Un robot
Medaglia d’oro di sputo
Lo scippatore che t’aspetta nel buio
Il Re di Porta Portese
La gazza ladra che ti ruba la fede
Vivere la vita
È un gioco da ragazzi
Me lo diceva mamma ed io
Cadevo giù dagli alberi
Quanto è duro il mondo
Per quelli normali
Che hanno poco amore intorno
O troppo sole negli occhiali
Volevo essere un duro
Però non sono nessuno
Cintura bianca di Judo
Invece che una stella uno starnuto
I girasoli con gli occhiali mi hanno detto
“Stai attento alla luce”
E che le lune senza buche
Sono fregature
Perché in fondo è inutile fuggire
Dalle tue paure
Vivere la vita è un gioco da ragazzi
Io
Io volevo essere un duro
Però non sono nessuno
Non sono altro che Lucio
Non sono altro che Lucio
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Il significato di Volevo essere un duro
La melodia ricorda un po’ gli anni 70, epoca d’oro di Bob Dylan e dei Beatles, il tempo dei figli dei fiori. E forse tra le righe questa canzone porta alla nostra mente un messaggio inconscio d’amore e di volontà di far pace, prima di tutto con noi stessi. Il testo, un piccolo capolavoro di stile, allinea le figure retoriche che danno colore e vivacità al messaggio della canzone. Si basa sul contrasto, l’antitesi tra le proprie aspirazioni, le aspettative e l’identità, il paradosso.
“Parla di quanto il mondo ci vorrebbe infallibili, con la solidità dei sassi e la perfezione dei fiori, senza dirci però che tutti i fiori sono appesi a un filo.”
(Lucio Corsi)
Che vi sia tra il “volevo essere” e il ben più pragmatico “sono” finale un richiamo alla discussione filosofica tra il mondo degli ideali e quello reale? Possibile. L’imperfezione è vitale, mentre l’ideale sognato rischia di rinchiuderci in un guscio a volte talmente duro da non permetterci di fiorire. Certo, da fuori sembra forte (“un robot”, “un lottatore di sumo”,…), ma è l’essere imperfetto, fragile o meglio, umano, a custodire la nostra autenticità.
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E i girasoli con gli occhiali?
Volevo essere un duro è un testo legato al tormento della definizione della nostra identità. Elenca immagini di figure combattive, spesso fuori dalla portata delle persone “normali”/Che hanno poco amore intorno/ O troppo sole negli occhiali”.

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Lucio ammorbidisce la durezza così osannata oggigiorno con un bel po’ di realismo mascherato da metafore poetiche. Un verso in particolare colpisce per la sua bellezza evocativa: “I girasoli con gli occhiali mi hanno detto/“Stai attento alla luce”/E che le lune senza buche/ Sono fregature”.
L’immagine simbolica cantata dall’autore regala suggestioni profonde. I girasoli sono conosciuti per seguire il sole nel cielo ma questa immagine paradossale dei fiori che si schermano dalla luce evoca la libertà e il coraggio di vedere il mondo diversamente dagli altri, da una massa che segue, che si china ad una regola universalmente accettata. Parla della facoltà di pensare con la propria testa, di usare il senso critico per evitare di prendere letteralmente un abbaglio.
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La caduta del mito della perfezione
Nella dichiarazione finale di Lucio (“Io volevo essere un duro/ Però non sono nessuno/ Non sono altro che Lucio”), c’è un pezzo di ognuno di noi: ci sono i sogni rimasti all’orizzonte che guardiamo ancora col binocolo, la resa consapevole a ciò che siamo. Il brano diventa una lezione di accettazione di sé, di consapevolezza della vulnerabilità che diventa forza.
Smettere di voler essere come gli altri e accettarsi così come siamo è prezioso in un mondo come il nostro dove le apparenze e il mito di perfezione prendono il sopravvento sull’autenticità. L’ironia vuole che il cantante, a metà strada tra Pierrot e il Pifferaio magico, ci guidi fuori dall’illusione che esorta ognuno di noi a rincorrere quell’idea sciagurata di essere ciò che non è. Così come “Le Lune senza buche/ sono fregature”, la perfezione in questo mondo è menzognera ed arida: nulla può diventare realtà senza qualche imperfezione qua e là. Figuriamoci i sogni!
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Fonte:
• Lucio Corsi – Sito Ufficiale