Significati Simbolici

“Due vite”: il significato simbolico della canzone di Marco Mengoni

Di Elena Bernabè - 15 Febbraio 2023

Marco Mengoni è un cantante che emoziona senza dover ricorrere ad altro che alla sua voce. Questo suo potere creativo così raro ai giorni d’oggi è il vero vincitore di Sanremo di quest’anno. La sua canzone è una poesia che parla al cuore delle persone, smuove la loro interiorità, le invita ad immergersi nel viaggio dentro loro stesse.

Si dice che l’arte è terapeutica proprio perché il vero artista, prima di creare, ha affondato le mani nei suoi abissi, ha visto le sue ombre più oscure, ha incontrato i suoi fantasmi e ne è risalito con un grande tesoro che è la consapevolezza di sé: questo tesoro viene poi tramutato in arte. Mengoni ha così tanto successo con le sue canzoni perché queste ultime sono i tesori che ha conquistato grazie ai suoi viaggi interiori e le persone quando ascoltano un suo brano lo percepiscono, si riconoscono nelle parole, si emozionano rivivendo questi suoi sacri viaggi, che sono un po’ i viaggi interiori di tutti noi.

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Il testo e il significato di “Due vite”

Due vite

Siamo i soli svegli in tutto l’universo
E non conosco ancora bene il tuo deserto
Forse è in un posto del mio cuore
Dove il sole è sempre spento
Dove a volte ti perdo
Ma se voglio ti prendo
Siamo fermi in un tempo così
Che solleva le strade
Con il cielo ad un passo da qui
Siamo i mostri e le fate
Dovrei telefonarti
Dirti le cose che sento
Ma ho finito le scuse
E non ho più difese
Siamo un libro sul pavimento
In una casa vuota
Che sembra la nostra
Il caffè col limone
Contro l’hangover
Sembri una foto mossa
E ci siamo fottuti ancora una notte
Fuori un locale
E meno male

Se questa è l’ultima
Canzone e poi la luna esploderà
Sarò lì a dirti che sbagli ti sbagli e lo sai
Qui non arriva la musica
E tu non dormi
E dove sarai
Dove vai
Quando la vita poi esagera
Tutte le corse gli schiaffi gli sbagli che fai
Quando qualcosa ti agita
Tanto lo so che tu non dormi dormi dormi dormi dormi mai

Che giri fanno due vite
Siamo i soli svegli in tutto l’universo
A gridare un po’ di rabbia sopra un tetto
Che nessuno si sente così
Che nessuno li guarda più i film
I fiori nella tua camera
La mia maglia metallica
Siamo un libro sul pavimento
In una casa vuota
Che sembra la nostra
Persi tra le persone
Quante parole
Senza mai una risposta
E ci siamo fottuti ancora una notte
Fuori un locale
E meno male

Se questa è l’ultima
Canzone e poi la luna esploderà
Sarò lì a dirti che sbagli ti sbagli e lo sai
Qui non arriva la musica
E tu non dormi
E dove sarai
Dove vai
Quando la vita poi esagera
Tutte le corse e gli schiaffi gli sbagli che fai
Quando qualcosa ti agita
Tanto lo so che tu non dormi
Spegni la luce anche se non ti va
Restiamo al buio avvolti
Solo dal suono della voce
Al di là della follia che balla in tutte le cose
Due vite guarda che disordine
Se questa è l’ultima
Canzone e poi la luna esploderà
Sarò lì a dirti che sbagli ti sbagli e lo sai
Qui non arriva la musica
Tanto lo so che tu non dormi dormi dormi dormi dormi mai

Che giri fanno due vite
Due vite

Compositori: Davide Petrella / Davide Simonetta / Marco Mengoni

Ogni canzone può avere tanti significati quante sono le persone che l’ascoltano: proprio perché ognuno di noi è unico e irripetibile non esiste un’unica via di lettura del mondo. Ecco perché inserirò, oltre alla mia prospettiva di visione, anche altre letture interessanti e arricchenti.

Nella canzone di Mengoni ci vedo due vie da intraprendere: quella dell’amore tra due persone e quella del viaggio dentro noi stessi dove a incontrarsi (e spesso a scontrarsi) sono la ragione e l’inconscio. Forse il titolo riporta anche questo duplice modo di vivere l’opera di Marco.

“Due vite” come la storia di una relazione d’amore

Marco Mengoni che canta a Sanremo
Foto Matteo Rasero/LaPresse

Le prime parole della canzone catturano subito l’attenzione di chi le ascolta poiché fa comprendere bene quanto in una relazione le fatiche dell’uno fanno da specchio all’interiorità dell’altro.

Siamo i soli svegli in tutto l’universo
E non conosco ancora bene il tuo deserto
Forse è in un posto del mio cuore
Dove il sole è sempre spento
Dove a volte ti perdo
Ma se voglio ti prendo

Tutto l’universo dorme, nessuno ha accesso al mondo di queste due persone. In una relazione si crea, infatti, un vero e proprio mondo a parte dove gli abitanti sono solo i componenti della coppia. Quando uno dei due affronta un momento faticoso e buio (“il tuo deserto“) è importante considerarlo come uno specchio del proprio deserto interiore: chi ci circonda, infatti, smuove con le sue parole, i suoi sentimenti, le sue azioni, parti di noi che ci vogliono comunicare qualcosa. Solo se riusciamo a vederle queste nostre parti oscure possiamo accogliere l’altro e noi stessi (“ma se voglio ti prendo“), altrimenti rimaniamo nell’allontanamento (“dove a volte ti perdo“).

La coppia vive il suo romanzo d’amore, è come “un libro sul pavimento. In una casa vuota. Che sembra la nostra” e in questo componimento d’amore i protagonisti assumono vari ruoli e spesso passano da un ruolo all’altro, in una danza che può divenire costruttiva se vista e compresa, oppure distruttiva se vissuta con gli occhi della paura, del senso di colpa, del vittimismo (“siamo i mostri e le fate“).

La relazione tra due persone, quindi, è un’occasione preziosissima di crescita individuale se si ha la volontà di mettersi in gioco, di cadere e rialzarsi, di andare in crisi e di riappacificarsi. Di muoversi interiormente e non rimanere immobili (“che giri fanno due vite“).

Su questa lunghezza d’onda Oscar Travino, psicologo e psicoterapeuta, scrive sulla sua pagina FaceBook:

Siamo cresciuti con le fiabe dell’eterno amore.
Siamo cresciuti tra film romantici, tra l’Amore
letto, visto, fotografato, raccontato,
immaginato.
Come se Amore fosse una polverina magica
che ti avvolge e non ti lascia più.
Ma Amore è invece cosa complessa e nostra…
È l’irriducibile e inspiegabile risultanza di una
molteplicità di fattori: biochimica, istinto
animale, odore, interessi e passioni, proiezioni e
aspettative, palpitazioni e geni.
L’immaginario e il concreto.
La terra e le stelle.

L’amore cambia,
Lamore si trasforma
L’amore cresce o sfuma
L’amore, sì, ľ amore finisce.

ll vero miracolo è far sì che duri. Attraversare
insieme le tempeste dei continui cambiamenti,
delle asimmetrie, delle noie e dei contrasti, di
una profonda accettazione, della tolleranza,
degli equilibrismi tra gli spazi condivisi e
propri, dei compromessi tra la condivisione e i
piccoli segreti.
Amore è cosa complessa.
Una magica fiaba, profondamente umana.

Marco Mengoni racconta una storia.
Di quelle straordinariamente ordinarie.
I passi e gli allontanamenti, le pressioni del quotidiano, i silenzi e le notti insonni.
Il caleidoscopico scorrere dei giorni, nella fiaba tutta umana dell’amarsi.
Giorno e notte, luci e ombre. Perenne movimento.
Che giri fanno due vite.
Per trovarsi, ancora e sempre, insieme.

Complimenti a Marco Mengoni per la meritata vittoria del suo meraviglioso brano.

Le canzoni sono belle per questo.
I testi li scrive chi le fa, le storie chi le ascolta.

“Due vite” come la relazione tra ragione e inconscio

Come la meravigliosa canzone di Battiato “La cura“, anche questo brano ha una duplice lettura. Se ad un primo ascolto si viaggia con la mente alla storia di una relazione amorosa, nei successivi ascolti si può intravedere il racconto di un incontro più profondo, quello tra conscio e inconscio.

Marco a tal proposito, parlando della sua canzone, ha dichiarato che:

“É la mia storia infinita, quella di un rapporto tra la ragione e l’inconscio. Ultimamente sto dedicando tante ore, una o due a settimana, ai miei pensieri, con una professionista dall’altra parte della poltrona. Sto capendo che il mio inconscio mi dà degli input molto più realistici di quanto la mia mente nella vita quotidiana mi dia. […] Ho raccontato questo rapporto, questa doppia vita che si vive: quella della notte, dei sogni, più onirica, che diventa più reale di quanto sembri nei sogni stessi. Ovviamente alternata a delle fotografie prese da quello che vivo nella vita di tutti i giorni e riflettendo su tante cose. Si può pensare di avere dei momenti di noia, di down, dei momenti inutili che però servono, l’uomo e la vita ne hanno bisogno e quindi per me “Due vite” è questo”.

Tutto, quindi, in questa seconda lettura avviene dentro di sé. L'”universo” è il proprio mondo interiore, “le fate e i mostri” abitano dentro ad ognuno di noi. “Tu non dormi mai” è riferito all’inconscio che è sempre desto, anche e soprattutto di notte.

Eccovi, per finire, una bellissima lettura simbolica della canzone di Mengoni dello psicologo psicoterapeuta Michele Mezzanotte:

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