Significati Simbolici

Afrodite, il fascino immortale della dea dell’amore e della bellezza

Di Sandra Saporito - 21 Marzo 2025

Afrodite è conosciuta come la divinità greca dell’amore e della bellezza. Figura affascinante e complessa, simbolo di desiderio che continua ad ispirare l’arte e la letteratura, la bellissima dea nata dal mare rappresenta un archetipo importante del nostro immaginario collettivo, una forza primordiale capace d’incantare il cuore degli uomini ed innalzare l’anima.

Ancora oggi, molte persone si connettono con l’energia archetipica di Afrodite attraverso la meditazione, la riflessione personale, la spiritualità, e la celebrazione della bellezza e del piacere per onorare la vita.

Chi era la dea Afrodite

Le origini di Afrodite risalgono alle culture dell’Europa Antica, dove incarnava la manifestazione del Femminile Primordiale secondo le scoperte archeologiche di Marija Gimbutas. Famosa nell’ambito accademico per la formulazione dell’ipotesi kurganica, l’archeologa e linguista lituana squarciò un primo velo sulla profondità della spiritualità europea preistorica.

Secondo Gimbutas, Afrodite era riconosciuta anticamente come una divinità primordiale, così come molte altre dee e figure mitologiche quali Medusa, per citarne una. Con l’avvento della civiltà indoeuropea, il ruolo di Afrodite fu ridimensionato. I suoi significati originari, legati ai misteri della vita, furono sostituiti da quelli di dea della bellezza, della seduzione e della sfera emotiva e sessuale.

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La nascita della dea

La mitologia greca ci offre due versioni della nascita di Afrodite. Secondo la Teogonia di Esiodo, Afrodite emerse a Pafo, dalla spuma del mare fecondata dal membro di Urano, evirato da Crono. Secondo questa versione fu questa origine marina a conferirle il suo nome: da aphros, “schiuma” in greco. Fu per questo chiamata anche Afrodite Anadiomene, ovvero “Colei che emerge dalle onde”.

Pafo, la spiaggia sacra di Afrodite
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Un’altra versione, presente nell’ Iliade di Omero, la presentò come figlia di Zeus e Dione, assimilata alla dea Madre, e venerata assieme a Zeus nel santuario di Dodona.

Afrodite era conosciuta per il suo potere di influenzare le emozioni, i desideri, ispirare amore e passione. La sua influenza divina si esplicava attraverso il piacere, la sensualità, la bellezza, la vita. È importante ricordare che la forza magnetica che esercitava su tutte le creature (e gli dei) portava all’unione e quindi alla creazione, e non solo intesa come procreazione, ma come invenzione, arte.

Non a caso fu sposa del dio Efesto, dio vulcanico delle fucine e della metallurgia, grande artigiano ed inventore, che dedicò la sua abile arte anche alla creazione di monili incomparabili per bellezza e preziosità per ammaliare (invano) la sua consorte, consapevole di non esserle gradito per aspetto.

Ricordiamo anche il mito di Pigmalione, re di Cipro devoto alla dea, che creò con le sue mani una statua di tale bellezza che invocò la dea per insufflarle la vita affinché possa vivere con lei. Ebbero un figlio chiamato Pafo, probabilmente in onore della spiaggia che accolse la dea nel momento della sua nascita.
In questa ottica di attrazione, unione e creazione, Afrodite rientra tra le dee portatrici di vita.

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Dea della bellezza e dell’amore, ma non solo

Afrodite incarnava l’essenza stessa dell’attrazione. La sua bellezza non era solo estetica, ma anche una forza magnetica che infondeva desiderio in tutte le creature. Nemmeno gli dei potevano fuggire al suo potere! Era in grado di rendere irresistibili le persone, e la sua stessa presenza era fonte di ammirazione. Il mito narra che tutti gli dei la vollero in sposa ma quando ella rifiutò le avances di Zeus, il re degli dei in persona, lui la punì offrendola in matrimonio al più brutto di tutti, Efesto, mentre lei nutriva un debole per Ares, il virile dio della guerra.

Tuttavia, sarebbe un errore ridurre l’influenza di Afrodite alla sola sfera estetica in quanto nella cultura greca la sua bellezza era vista come un riflesso dell’ordine cosmico e della perfezione divina.

In questa ottica potrebbe essere interessante riconsiderare il mito della mela d’oro di Paride che vide Afrodite, Era ed Atena disputarsi il titolo della dea più bella.

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Afrodite nella filosofia: la bellezza come via estatica

Afrodite nell'arte classica
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Il pensiero filosofico di Platone guardava all’amore e alla bellezza come ad una via iniziatica. Nel Convito, il filosofo afferma che solo seguendola l’anima è possibile incontrare la Bellezza: «Si comincia dalle tante cose belle che sono intorno a noi e poi, guidati dall’Amore per la Bellezza si sale come per una scala: da una cosa bella poi ad un’altra e poi da due a tutte le altre forme concrete e poi a quelle astratte e, infine, a quelle che si chiamano scienze; fino a che non si giunge alla scienza delle scienze, che è la Bellezza.”

Per Plotino, padre della corrente neoplatonica di cui fece parte anche Ipazia d’Alessandria, la bellezza era una via verso la conoscenza dell’anima: “C’è nell’anima una facoltà che corrisponde alla razionale bellezza di origine divina, e dunque sa riconoscerla; è proprio questa la facoltà che permette all’anima di giudicare le cose che le sono affini, benché le altre facoltà contribuiscano anch’esse. Forse l’anima pronuncia questo giudizio commisurando la cosa bella all’idea di bellezza che è in lei, servendosi di questa idea come ci si serve di un regolo per giudicare se una linea è diritta.”

Sono molti i miti che celano un sapere iniziatico e che vedono il ruolo di Afrodite come forza catalizzatrice ma ci limiteremo a citare il mito di Eros e Psyche che narra delle dure prove che Afrodite impose alla fanciulla, personificazione dell’anima, ma che la portarono all’evoluzione e all’unione con Eros, figlio della dea; e il mito di Adone, il bellissimo amante che la dea si disputò con Persefone e che diede luogo ai riti misterici ispirati dalla apparente morte e resurrezione della vegetazione.

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Culto e simbolismo: il culto di Afrodite nelle diverse città greche

Afrodite era venerata in tutta la Grecia antica. Il culto della dea era una parte importante della vita religiosa e rifletteva l’importanza dell’amore e della bellezza nella cultura classica. Le feste in onore di Afrodite, chiamate Afrodisie, erano celebrate con processioni, danze e banchetti ed erano spesso associati a rituali di fertilità.

Il suo culto era diffuso in tutta la Grecia, nelle colonie greche, e in particolare a Cipro, considerato il luogo di nascita di Afrodite e dov’era venerata come protettrice della città. Vi erano altri centri cultuali importanti: a Corinto, Citera, Poseidonia (Paestum) dov’era venerata come Afrodite Urania, sul monte Erice in Sicilia dove era chiamata Ericina, a Roma dove fu identificata a Venere.

Secondo i mitografi, la sua nascita dalla spuma del mare, dal quale emerse in tutta la sua perfezione, simboleggiava la bellezza divina e immacolata, mentre l’associazione con il mare, elemento di purezza e di vita, derivò probabilmente dalle sue origini orientali che la vedevano nelle vesti di Grande Dea.

I suoi attributi erano la colomba, il cigno, il delfino, la lepre, la conchiglia, lo specchio, la rosa, il mirto, la mela (e il melo), il cotogno e il kestós himás o cintura magica, che rendeva irresistibile chiunque la indossava.

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fiori di melo, albero sacro di Afrodite
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Cosa rappresenta l’archetipo di Afrodite?

L’archetipo di Afrodite è strettamente legato all’arte, alla creatività intesa come la capacità di creare qualcosa di bello, rappresenta l’ispirazione artistica, la capacità di apprezzare l’estetica, l’armonia, e il desiderio di esprimere la propria individualità.

Ad un livello collettivo, è la forza vitale, generatrice, feconda. Celebra il piacere dei sensi, la gioia di vivere.

Nella nostra complessa vita interiore, Afrodite incarna la forza primordiale dell’attrazione e la capacità di trasformare e rinnovare noi stessi attraverso l’amore e la bellezza.

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Fonti e approfondimenti:

• Gimbutas Marija, il linguaggio della Dea, Venexia, 1989.
• Plotino, Sulla Bellezza. Enneadi I.6
• Testa Ferdinando, Afrodite e l’anima mundi. Fioriti Editore, Catania.

Sandra Saporito





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