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Cosa c’è dentro un bacio? Storia e curiosità di questo contatto d’amore

Di Laura Cusmà Piccione - 14 Febbraio 2023

Il 14 febbraio è San Valentino, la festa degli innamorati. Il bacio è il primo segnale e la prima espressione della nascita di un amore. A suggellarlo è sempre un bacio.
Jacques Prévert nella sua poesia dal titolo “I ragazzi che si amano“, descrive teneramente il bacio tra due adolescenti che vivono il loro primo amore come un momento speciale:

I ragazzi che si amano si baciano in piedi
Contro le porte della notte…
Essi sono altrove molto più lontano della notte
Molto più in alto del giorno
Nell’abbagliante splendore del loro primo amore
(Jacques Prévert)

Tanti celebreranno la festa di metà febbraio, ogni coppia insieme davanti a una cena a lume di candela, in una gita romantica, alcuni a eventi speciali, reading di poesia, a teatro, al cinema, in casa e chissà in quanti altri modi. Certo la giornata sarà testimone di innumerevoli baci. Di baciarsi nessun innamorato può fare a meno, figurarsi alla festa degli innamorati!

Ma cos’è poi una bacio?
Un giuramento un po’ più da vicino, una promessa più precisa, una confessione che cerca una conferma,
Un apostrofo rosa fra le parole t’amo, un segreto soffiato in bocca invece che all’orecchio,
un frammento d’eternità che ronza come l’ali d’un ape, una comunione che sa di fiore,
un modo di respirarsi il cuore e di scambiarsi sulle labbra il sapore dell’anima!
(Edmond Rostand, “Cyrano de Bergerac”)

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La storia del bacio

Il primo bacio non si scorda mai…
È evidente che non sapremo mai se la prima coppia di cui conosciamo si sia mai scambiata un bacio, e quindi esso sia il vero primo bacio – quello che non si scorda mai – dell’umanità. Tuttavia, sappiamo dalla Genesi (risalente a 3500 anni fa), che le labbra di Dio si strinsero in forma di bacio quando formò l’uomo con la polvere della terra e soffiò sul suo volto un soffio vitale, e l’uomo divenne un essere vivente. Michelangelo nella Cappella Sistina immagina questo tocco di labbra come il celebre tocco di dita tra Dio e Adamo.

Michelangelo Buonarroti, La creazione di Adamo. Credit foto © Wikipedia

Nella Bibbia, all’interno del Cantico dei Cantici di Salomone c’è la prima richiesta di baci:

Mi baci con i baci della sua bocca! Sì! Le tue tenerezze sono migliori del vino
(Salomone, Il cantico dei cantici)

E possiamo immaginare altri innumerevoli primi baci della storia, su tutti la mummia di Ostuni, lasciata con il suo bambino ancora nel ventre, inanellata con la sua collana di conchiglie dal marito straziato dalla morte per la perdita di tutta la sua famiglia mai nata, chino su di lei a baciarla per l’ultima volta.
Secondo gli antropologi, il primo bacio dell’umanità risale alla preistoria, quando le nostre antenate per nutrire i loro piccoli sminuzzavano il cibo nella loro bocca prima di passarlo, attraverso una sorta di bacio alimentare, ai figlioletti, probabilmente a imitazione del metodo di nutrizione da parte degli uccelli ai propri pulcini. Perché all’inizio era la natura la maestra di vita.

Anche secondo Sigmund Freud con il bacio si recupera il soddisfacimento dell’oralità dell’infanzia. La bocca è il primo strumento privilegiato attraverso cui i bambini conoscono le persone, gli oggetti il mondo. I bambini portano tutto alla bocca, perché è un organo estremamente sensibile e luogo di transito di ciò che dà loro più soddisfazione: il cibo.

Ma siamo alla ricerca del primo bacio tra innamorati, non tra madre e figli, che pur bacio d’amore è.
I neurobiologi hanno di recente, con ricerche approfondite, ridimensionato il ruolo della passione e del sentimento e affermano perentoriamente che la funzione del bacio sia prevalentemente quella di selezionare il partner con finalità squisitamente riproduttive.
Il bacio può essere superficiale e affettuoso, oppure pregno di erotismo e sensualità.
A seconda dei casi si liberano neurotrasmettitori chimici dall’ossitocina, che produce fiducia, alle endorfine, che stimolano l’allegria e allontanano la tristezza, mentre tende a scendere il livello del cortisolo, fattore di stress, che aumenta nelle situazioni di ansia e pericolo.

Sicuramente nell’antichità, gli innamorati si scambiavano baci.
La prima testimonianza letteraria che abbiamo del bacio risale a un testo vedico indiano in sanscrito, risalente al 1500 a.C., ma appartenente a una precedente tradizione orale. Non si trova ancora il termine bacio, ma si parla di un antico modo di annusare con la bocca per descrivere l’atto di “toccare l’ombelico del mondo” con le labbra. In un altro testo coevo, invece, si parla di due amanti che “uniscono bocca a bocca”, ma è nel Kamasutra, scritto intorno al III secolo D.C., che sono esposte le regole dell’amore e del piacere e in cui vengono spiegate dettagliatamente comportamenti sessuali di ogni tipo, compreso il bacio e le sue dinamiche corporee.

Nei poemi omerici, il bacio non è invece ancora effusione amorosa, ma segno di devozione, supplica, oppure di ossequio tra eroi. Nell’Iliade viene descritto quello di Priamo, re di Troia, che bacia le mani di Achille, suo nemico, per implorare la restituzione del corpo del figlio Ettore. Nell’Odissea torna l’amore genitoriale, stavolta tra un padre smarrito per dieci anni e il figlio:

E lo copria, singhiozzando, di baci, e così gli diceva:
«Sei pur tornato, luce mia dolce, Telemaco!
(Omero, Odissea)

Erodoto, nelle sue Storie (I secolo) illustra le categorie del bacio. Per esempio, tra i Persiani il bacio si decentrava a seconda del rango sociale dalla bocca sin giù sui piedi, come gesto di riverenza.

Quando i Persiani si trovano per la strada, si può capire, nel modo che segue, se le persone che si incontrano sono dello stesso livello sociale. Se sono pari, si baciano sulla bocca senza pronunciare una sola parola di saluto; se uno è leggermente inferiore all’altro, egli è il solo a baciare l’altro sulla guancia; se invece è di gran lunga inferiore, si inchina e tributa la proskýnesis (ovvero “portar la mano alla bocca inviando riverente bacio”) al suo superiore.
(Erodoto, Storie)

L’imperatore bizantino Basilio II il Bulgaroctono incoronato dagli angeli mandati da Dio e adorato con la proskýnesis dai suoi sudditi. Credit foto © Wikipedia

Alessandro Magno per diffondere l’uso della riverenza anche ai Greci, al termine di un banchetto, che aveva organizzato, prima di intraprendere la spedizione in India, in accordo con l’uso greco, tutti gli ospiti bevvero, uno alla volta, dalla stessa coppa d’oro colma di vino, e poi gli ospiti orientali “resero ad Alessandro la proskynesis, baciando la propria mano e forse inchinandosi leggermente come i funzionari persiani… Dopo questo gesto, si accostarono alla tavola reale e scambiarono un bacio con Alessandro… Questa piccola e modesta cerimonia fece il giro di tutti gli ospiti, ciascuno bevve, baciò la propria mano e in cambio fu baciato dal re”, finché si arrivò a Callistene, storico ufficiale della spedizione e pronipote di Aristotele. Ma Callistene non fu ricambiato con un bacio, come racconta Arriano, citato da Lane Fox.
Con Saffo l’amore inizia a essere sancito dal bacio anche nella lirica greca.

A me pare uguale agli dei
chi a te vicino così dolce
suono ascolta mentre tu parli
e ridi amorosamente. Subito a me
il cuore si agita nel petto
solo che appena ti veda, e la voce
si perde sulla lingua inerte.
Un fuoco sottile affiora rapido alla pelle,
e ho buio negli occhi e il rombo
del sangue alle orecchie.
E tutta in sudore e tremante
come erba patita scoloro:
e morte non pare lontana
a me rapita di mente.
(Saffo, trad. da Salvatore Quasimodo, Carme 31)

Il bacio in versi: da Catullo a Catalano

Ma è la lirica romana a scoccare baci che è un piacere, a partire da Catullo. Il poeta è ossessionato nel richiedere baci della sua amata Lesbia, nomignolo omaggio a Saffo, che aveva cantato l’amore con passione.
Anche nel suo poema in distici elegiaci L’Ars amatoria, Ovidio fa emergere una tradizione di avidi baciatori della Roma imperiale. Ci informa, inoltre, della valenza giuridica del bacio in pubblico per due fidanzati, il quale attestava il loro stato di persone promesse l’una all’altra. In caso di morte prematura prima del matrimonio, una legge assicurava agli eredi del defunto una parte dei doni ricevuti dagli amanti.
Non d’amore, ma di tradimento, tuttavia, è il bacio più celebre d’epoca romana: è il bacio di Giuda a Cristo, nel quale la manifestazione d’amicizia e amore è capovolta in malevole manifestazione di chi trama contro il Bene e l’Amore.

E subito si avvicinò a Gesù e disse: “Salve, Rabbì!”. E lo baciò. E Gesù gli disse: “Amico, per questo sei qui!”. Allora si fecero avanti e misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono.
(Il Vangelo secondo Matteo)

Giotto, Il bacio di Giuda, Cappella degli Scrovegni. Credit foto © Wikipedia

Da Catullo poeti e cantautori chiederanno baci a non finire, mentre nelle arti visive ne basta uno, ma caricato di passione.
Al Medioevo appartengono i baci forse più famosi della lirica: quello “tutto tremante” tra Paolo e Francesca dipinto (perché si può vedere senza sforzo) da Dante Alighieri nella Divina commedia, e quello tra Romeo e Giulietta a far coincidere il primo bacio con l’ultimo.

O speziale veritiero! Il tuo veleno è rapido. E così con un bacio io muoio.
(William Shakespeare, Romeo e Giulietta, atto V, scena III)

Questi baci pre-morte sono stati molto imitati soprattutto dalle favole, si pensi alla Bella addormentata nel bosco o a Biancaneve e i sette nani e sono una riproposizione del topos classico Eros-Tanatos.

I poeti sono i più insaziabili nel corso dei secoli, forse alla poesia non ne bastano mai: a partire dalla richiesta di Salomone, tutti pare vogliano una smisurata quantità di baci. Ma anche quei pochi che riescono a controllarsi, proprio come nelle arti visive, suppliscono la quantità con la passionalità: quella trasmessa attraverso l’energia del vento di:

Ti manderò un bacio con il vento e so che lo sentirai
(Pablo Neruda)

o con la sensualità, come fa Julio Cortázar in Tocco la tua Bocca:

Tocco la tua bocca, con un dito tocco tutto l’orlo della tua bocca, la sto disegnando come se uscisse dalle mie mani, come se per la prima volta la tua bocca si schiudesse, e mi basta chiudere gli occhi per disfare tutto e ricominciare, ogni volta faccio nascere la bocca che desidero, la bocca che la mia mano sceglie e ti disegna in volto, una bocca scelta fra tutte, con sovrana libertà scelta da me per disegnarla con la mia mano sul tuo volto, e che per un caso che non cerco di capire coincide esattamente con la tua bocca che sorride sotto quella che la mia mano ti disegna…Allora le mie mani cercano di affondare nei tuoi capelli, carezzare lentamente la profondità dei tuoi capelli mentre ci baciamo come se avessimo la bocca piena di fiori o di pesci, di movimenti vivi, di fragranza oscura.
(Julio Cortázar, Tocco la tua Bocca)

Il più essenziale di tutti è Guy de Maupassant:

Il bacio è il modo più sicuro di tacere dicendo tutto.
(Guy de Maupassant)

Le poetesse sono meno sfacciate seppur desiderose di baci, Sylvia Plath da un lato scrive in versi:

Baciami, e vedrai quanto sono importante.
(Sylvia Plath)

Ma la stessa poetessa americana intitolerà una sua raccolta poetica Non cercare mai d’ingannarmi con un bacio, ricordando il bacio traditore di Giuda.
Alda Merini descrive il ruolo fondamentale che il bacio riveste nella sua poesia:

Bacio che sopporti il peso
della mia anima breve
in te il mondo del mio discorso
diventa suono e paura.
(Alda Merini)

A volte le donne si mostrano persino ritrose:

Ho tentato di baciarti e tu mi hai morso,
tutto tutto è perduto.
(Cesare Pavese)

Nel mondo contemporaneo, complice la disinibizione dei costumi, soprattutto gli uomini si mostrano avidi di baci in poesia e nelle canzoni, ma anche sul grande schermo: quanti ne abbiamo letti, sentiti e visti: da Baciami piccina, a Besame mucho, a Con 24mila baci, che arriva fino in Sarajevo e da lì fa il giro del mondo con il film pluripremiato Ti ricordi di DollyBell? di Emir Kusturika.
Per Mina un bacio è troppo poco lei vorrebbe la bocca ancora ancora ancora perché ha una voglia matta di baciarti ancora per citare i titoli di alcune canzoni della Tigre di Cremona, fino a Straziami, ma di baci saziami e con Jacques Prevert, il miglior cantor dell’amore:

Stringimi tra le braccia
Baciami
Baciami a lungo
Baciami
Più tardi sarà troppo tardi
La nostra vita è ora
Qui si crepa di tutto
Dal caldo e dal freddo
Si gela si soffoca
Manca l’aria
Se tu smettessi di baciarmi
Credo che morirei soffocata
(Jacques Prevert, Baciami)

Il più ossessionato e ossessionante di tutti rimane il poeta vivente Guido Catalano che rincara richieste di baci a ogni sua poesia e titolo di libro.

Un bacio va bene
anche due
sì, anche tre baci
che ne diresti di darmene
quattro?
sì, hai capito bene: quattro baci
ma anche cinque se ce la fai
sei ?
vuoi darmene sei ?
per me va bene
facciamo sei
sette
(Guido Catalano)

Nel nostro tempo il bacio si è sovraccaricato di tanti significati. Si pensi al bacio sulle labbra tra il leader sovietico Leonid Brezhnev e il presidente dell’allora Repubblica Democratica Tedesca Erich Honecker, ritratto nel murales più rappresentativo del Muro di Berlino e replicato tra diversi politici, a chiedere pace tra fazioni opposte, ma anche per trattare il tema dell’omofobia. Così Tvboy fa dare i bacioni di Salvini a DiMaio e a Meloni, mentre lo streetartist Banksy in Kissing Coppers fa baciare provocatoriamente due poliziotti.

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murales con il bacio tra Leonid Brezhnev and Erich Honecke. Credit foto © Wikipedia

Simbolo nella lotta contro lo stigma verso chi è affetto da Aids è divenuto nel 1991 il bacio di Fernando Aiuti, immunologo, pioniere della lotta contro l’Hiv, sulla bocca di una donna sieropositiva, Rosaria Iardino. Un bacio che è entrato anche nella Scienza, anche perché essa sostiene che scambiarsi un bacio può rafforzare il sistema immunitario. Vi è poi un’altra ragione per non stancarsi mai dei baci: uno dopo l’altro fanno ringiovanire il viso. L’atto del bacio può, infatti, coinvolgere da 2 a 34 muscoli facciali e aumenta la produzione di collagene, che farà sembrare la pelle più bella e più soda. Insomma baciarsi è un atto d’amore, per l’altro, ma anche per se stessi.

Il bacio nella storia dell’arte

Non soltanto dagli streetartisti, il bacio è stato raffigurato dagli artisti di tutte le epoche e di tutti movimenti artistici e il soggetto del bacio è spesso diventato quasi identificativo del suo autore.
In pittura la galleria d’arte inizia nel Cinquecento, quando il bacio conquista sempre più spazio nelle composizioni, anche se alcune volte è raffigurato con tono moraleggiante di condanna degli amori facili e degli incontri venali, illustrati da procaci ragazze sbaciucchiate da uomini brutti e vecchi. Tra questo tipo di immagini paradigmatico è il soggetto Susanna e i vecchioni e il dipinto la Lussuria di Jacques de Backer conservato nel museo di Capodimonte. Poi c’è il bacio appassionato tra una sensuale Venere illuminata di luna e Cupido nel quadro del Bronzino della National Gallery.

La pittura seicentesca, per quanto debitrice agli artisti del secolo precedente, è molto più libera di quella dell’ultimo Rinascimento, per cui ritroviamo baci sonori ed espliciti, scoccati con calore e sfrontato desiderio, anche in opere di pittori arcinoti come Rubens; ma sarà il Settecento il secolo senza vergogna alcuna nel mostrare baci, infatti, il secolo è tutto un elegante susseguirsi di corteggiamenti galanti e di tenerezze amorose. Il bacio schiocca vigoroso in scenari arcadici popolati da eleganti damine e cicisbei o nell’intimità di segreti boudoirs al riparo da sguardi indiscreti. I pennelli più impegnati nel ritrarre queste scene gradevoli di intimità e di incontri ravvicinati furono tenuti tra le mani di Boucher e Fragonard, instancabili ritrattisti dei peccati commessi tra lenzuola e alcove. I colori delle tele sono chiari e delicati, la pennellata rapida, vibrante, luminosa, mentre il bacio diventa sempre più lungo e peccaminoso.

Appartiene all’Ottocento il bacio più famoso in assoluto, quello immortalato da Francesco Hayez e conservato nella pinacoteca di Brera, un’icona del romanticismo, ripresa e imitata all’infinito dalle scatole dei cioccolatini alla colta citazione del regista Luchino Visconti in una scena del film Senso.
Le rappresentazioni della storia dell’arte contemporanea non hanno alcuna inibizione, come dimostrano le bocche degli amanti che fondono insieme nel colore che scioglie le bocche degli amanti di Gustav Klimt, che immortala l’attimo in cui universo maschile e femminile si compenetrano, materializzato nel gesto e nella crisalide aurea in cui i due amanti sono racchiusi, in un anelito di pura sensualità e ascesi mistica, Edvard Munch. Gli amanti di Marc Chagall farebbero di tutto pur di baciarsi: volano, si spezzano il collo e lo torcono per raggiungere le labbra del partner, trattengono i volti l’uno dell’altra per non perdersi.
Fondono tra i teli bianchi con cui hanno fasciati i volti, anche Gli amanti di René Magritte, i teli serviranno a dichiarare le incomprensioni tra innamorati, oppure indicherebbero che l’amore è cieco?
Pablo Picasso, noto tombeur de femmes e artista libero da ogni convenzione figurativa e da qualsivoglia necessità di somiglianza e verosimiglianza, del bacio offre una rappresentazione fuori da schemi corporei convenzionali e da costrizioni fisionomiche tradizionali.
Questa fusione e/o distorsione di bocche congiunte può avvenire persino nella dura pietra degli scultori: Antonio Canova lo fa con Amore e Psiche conservato al Louvre, nel quale Amore ruba un bacio all’amata girandole il volto verso di sé.
Le creazioni di Rodin, nonostante siano in duro marmo o in freddo bronzo, trasudano calore e passione. Il bacio segna una pagina unica nella storia dell’erotismo più sottile e raffinato.
Constantin Brâncuşi interpreta il contatto tra due labbra come un immobile confronto tra due parallelepipedi informi al punto che risulta difficile identificare una sembianza umana, che si risucchiano le labbra di calcare. Negli ultimi decenni, anche fotografia e cinema si appassionano a illustrare la magia del bacio. Sullo schermo vi sono numerosi esempi di baci rimasti nell’immaginario collettivo da quello tra Clark Gable e Vivien Leigh in Via col vento, a quello tra Humphrey Bogart e Ingrid Bergman in Casablanca o tra Marlon Brando e Eva Marie Saint in Fronte del porto, tutti i baci di Rodolfo Valentino. Ciascuno di noi ha la sua scena di bacio del cuore, vista al cinema. È memorabile il bacio sospeso de L’infanzia di Ivan girato dal poeta del cinema Andrej Tarkovskij.

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi

Tutto inizia e finisce con un bacio: il bacio della morte è stato cantato dai Pearl jam in Last kiss, dipinto, immaginato e immortalato sulla pellicola nel 1947 con il film Il bacio della morte, diretto da Henry Hathaway.
La scultura in marmo del 1956, Il bacio della morte, che si trova nel Cimitero Poblenou di Barcellona, è da molti indicata come fonte di ispirazione di Ingmar Bergman per il soggetto del film Il Settimo Sigillo.

Sarà così amica: un certo giorno
Mentre saremo a contemplare l’occidente
Sentiremo sul volto, all’improvviso
Il bacio lieve di una brezza fredda.

Tu mi guarderai in silenzio
E anch’io ti guarderò, con nostalgia
E partiremo, intontiti di poesia
Verso la porta oscura aperta di fronte a noi.
(Mariangela Gelati, Sonetto dell’ora finale)





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