Psicologia

Riscoprire il piacere di vivere attraverso la bioenergetica 

Di Redazione - 25 Gennaio 2022

La bioenergetica come psicoterapia a mediazione corporea lavora per implementare a livello energetico la capacità di sentire il corpo in modo da avvertire il senso di presenza a sé stessi e la conseguente capacità di orientarsi nella vita quotidiana con fiducia.

La bioenergetica lavora per tarare la bussola emotiva interiore in modo da incrementare la capacità di fidarsi ed affidarsi al proprio “sentire” e, di conseguenza, nel favorire la capacità di discernere fra il piacere (come ciò che alimenta la vitalità del corpo) dai bisogni fittizi dell’ego che fondano la propria ragione d’essere nel desiderio di apparire, mostrare, dimostrare, ecc. (Lowen A., Arrendersi al corpo, Astrolabio, Roma, 1994)

Il piacere si manifesta attraverso un movimento espansivo che consente l’apertura, grazie anche al respiro e, di conseguenza, favorisce la possibilità di entrare in contatto con il corpo.

donna che respira aprendo le braccia

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© Pexels

Il piacere è legato al sentire e quindi dipende dalla capacità di riuscire a sciogliere blocchi emotivi e tensioni corporee mentre l’Io è legato all’immagine idealizzata e quindi preme verso la costruzione di una adeguata rappresentazione di sé che, dovendo rispondere a certi parametri, favorisce atteggiamenti di chiusura, di ritiro e di controllo provocando di conseguenza ansia, senso di inadeguatezza e, di conseguenza dolore.

La paura blocca il piacere

 In un’ottica bioenergetica possiamo considerare la paura come un’emozione che impedisce al corpo di provare piacere (Lowen A., Il piacere, Astrolabio, Roma, 1984)

Potrà sembrare bizzarro ma provare piacere significa permettersi di lasciare andare, cedere, consentirsi di perdere il controllo. L’Io, che invece lavora per immagini, non accetta di essere subordinato ai bisogni del corpo e pretende di tenere ben salde le redini del controllo sul corpo stesso.

Il piacere deriva di conseguenza dalla possibilità di smascherare le illusioni dell’Io.

Riconoscendo i tentativi di manipolazione dettati dalle lusinghe dell’ego, superando la seduzione dell’Io e le sue tendenze ipertrofiche, è possibile prestare attenzione ai segnali del corpo, ai messaggi che costantemente con il suo linguaggio (emozionale) invia, alle sensazioni, lasciandosi guidare dalla sua “antica saggezza” (Lowen A., Il linguaggio del corpo, Feltrinelli, Roma, 2003)

Attivare questo processo non è semplice perché occorre affrontare la “paura di cadere”, superare cioè il senso di perdita di una (illusoria) immagine di sé che deve essere costantemente alimentata dal desiderio di arrivare al risultato ottimale, ad eccellere, al perfezionamento delle performance Arrendersi significa rinunciare ai propri schemi di controllo che coincidono con la struttura difensiva del carattere (intesa come armatura vera e propria, anche di tipo muscolare) e, così facendo, si esprime tutta l’ansia (paura) originaria che un tempo ha consentito di difendersi da un pericolo di natura emotiva. La difesa blocca, protegge e salva ma, chiudendo, scende al compromesso di dover cedere una porzione di vitalità corporea, anestetizzando la capacità di sentire, vibrare ed essere spontanei.

L’insieme delle esperienze dolorose strutturano le difese in maniera precisa ed articolata ed ogni volta il meccanismo procede congelando di pari passo la capacità di provare emozioni. Così facendo, nel tentativo di proteggersi dal dolore e dall’angoscia, si prendono le distanze da esperienze emotivamente toccanti e si inibisce di pari passo la capacità di gioire (lasciarsi andare), vibrare (sciogliere tensioni), entusiasmarsi (perché bloccati dalla paura della possibile delusione conseguente).

Alimentare il benessere significa togliere il nutrimento a ciò che sentiamo come fonte di stress, vita impossibile, noia, frustrazione ed abitudini non gratificanti. 

La difficoltà risiede nel fatto che dentro ognuno di noi esiste una sorta di “pilota automatico” che attiva modalità di comportamento e di pensiero ogni volta che si manifesta un certo tipo di situazione, solamente per la ragione che sono comportamenti conosciuti, testati, validati, al di là del fatto che siano poi fonte di sofferenza.

Queste modalità automatizzate non fanno altro che alimentare, portare energia e vigore alla difesa stessa, ovvero alla reazione conseguente ad un’esperienza dolorosa intorno alla quale si sono strutturati atteggiamenti disfunzionali.

Leggi anche —> Liberarsi dall’ansia con la bioenergetica e la meditazione guidata

I benefici della bioenergetica

La Bioenergetica è una terapia a mediazione corporea. Si tratta di effettuare una lettura della “armatura caratteriale” intesa come organizzazione difensiva del soggetto.
Il carattere si forma attraverso blocchi e contratture che si manifestano attraverso specifiche tensioni muscolari (rigidità) e che riflettono i meccanismi difensivi a livello psicologico.  Ciò che avviene a livello psichico si riflette a livello corporeo e viceversa.
Andare a lavorare sull’armatura caratteriale significa indagare le tensioni muscolari ed aiutare il paziente a scioglierle per riuscire a sbloccare il ristagno energetico ed emozionale.
Ogni tensione determina un blocco emozionale. 
Scioglierlo vuol dire favorire e ripristinare il normale flusso energetico.
Le strutture caratteriali tipiche, sono: orale, schizoide, masochista, psicopatico e rigido.
Ogni armatura riflette il vissuto e la storia auto formativa dell’individuo, portando con sè traumi, dolori, abbandoni, manipolazioni subite ecc.
La terapia Bioenergetica consente di allentare le rigidità dell’armatura caratteriale promuovere la gioia di vivere.

La bioenergetica può aiutare a depotenziare, ovvero a togliere energia a tutto ciò che va a rinforzare la difesa stessa, impedendo al corpo di sentire ed esprimersi spontaneamente.

Arrendersi al corpo vuol dire superare con coraggio la paura di sentirsi vivi. La paura, per sua natura, blocca, irrigidisce crea tensioni ed è tanto più intensa quanto meno la situazione è conosciuta. Riconoscere i blocchi e le contrazioni correlati alla paura, consente di provare ad utilizzare l’energia in modo da non alimentare più questo meccanismo ma direzionarla in modo diverso, stando non più in un ruolo difensivo ma espandendosi, uscendo dall’area di difesa e provare ad ampliarsi (attraverso anche il respiro) sia verso il basso (radicandosi al suolo), sia slanciando (in avanti), accettando il rischio di cadere ed abbracciando la paura che ciò accada.

Sperimentarsi vuol dire accettare la paura di cambiare ed il tentativo della paura stessa di far rimanere ancorati nella modalità conosciuta e familiare.

Agire nonostante la paura in questo processo di disinnesco di un antico equilibrio faticosamente raggiunto ha a che fare con la destrutturazione ed una nuova ri-organizzazione degli elementi in gioco e, in un certo senso, coincide con l’accettazione (anche dolorosa) che le cose non saranno più le stesse (Lowen A., Bioenergetica, Feltrinelli, Roma, 2004)

Occorre quindi fare i conti con la possibilità di dirsi addio, accettare di dover lasciar andare parti di noi che per molto tempo ci hanno accompagnati e caratterizzati, fare i conti con il senso di perdita e quindi anche con la tristezza

Tutto questo però porta progressivamente a risintonizzarsi con sé stessi; spogliandosi delle sovrastrutture si arriva lentamente a riconnettersi energeticamente con tutto il corpo attraverso il respiro e riacquisendo un senso di vitalità ed autenticità mai sperimentati prima.

 Dott. Andrea Guerrini 

Psicologo, psicoterapeuta 

Specialista in analisi bioenergetica 

Empoli (FI) 

3477709274 

Guerrini_andrea@hotmail.com 





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