Psicologia

La tristezza è un’emozione maestra: ecco il dono che ci vuole fare venendo da noi

Di Sandra Saporito - 30 Settembre 2019

Se non lo hai mai visto, ti consiglio di vedere il film d’animazione della Pixar: Inside Out. In questo film, potrai vedere due strane protagoniste, Gioia e Tristezza, vivere delle avventure incredibili nel mondo interiore di Riley, una bambina di 11 anni, e scoprire, non senza fatica, la ricetta della felicità.

Allerta spoiler: alla fine del film, rivaluterai il ruolo fondamentale di Tristezza, e la amerai.

Questo film, creato su basi scientifiche, dimostra quanto in realtà tutte le nostre emozioni siano funzionali: è solo questione di quantità, e di saperle vivere senza tentare di bloccarle o ignorarle perché ognuna di loro ha una funzione importante. In poche parole, la tristezza è come quel pizzico di sale che dà sapore alla vita.

“La tristezza del discendere è il prezzo pattuito della gioia del salire.”
(Giovanni Papini)

Cos’è la tristezza e a cosa serve

La tristezza è un’emozione fondamentale e forse la più funzionale nel processo di maturazione in quanto ci confronta con i limiti che ci separano da ciò che riteniamo positivo e piacevole, ci confronta col senso di realtà. La tristezza ci parla spesso di rinuncia, di dolore, della necessità di lasciare andare, e soprattutto, del senso di mancanza. Accogliere questa emozione ci dà l’opportunità di elaborare il dolore, di comprenderlo in profondità. Dopotutto, anche i momenti di grande tristezza sono importanti e molti di loro non solo aiutano la nostra personalità a maturare ma costituiscono quell’insieme di lezioni che ricorderemo a lungo.

“La tristezza spazza via tutte le nostre certezze, creando uno spazio interno di vuoto. Solo in questo vuoto la nostra vera originalità potrà rinascere.”
(Raffaele Morelli)

Questa risposta innata a ciò che per noi è profondamente spiacevole, ha anche la funzione di comunicare il nostro disagio all’esterno; può in questo caso sia fungere da richiesta d’aiuto, sia da segnale univoco che necessitiamo di un clima rispettoso della nostra necessità di isolarci per un po’.

Di certo, è imperativo rispettare una persona che prova dolore e non invitarla a fare finta di nulla, come purtroppo capita spesso. Questa emozione è fondamentale nello sviluppo di una personalità sana, matura e complessa come quella dell’essere umano ed impedire per esempio ad un bambino di esprimere il suo stato d’animo potrà avere delle gravi ripercussioni sul suo sviluppo.

La tristezza, un’emozione molto confusa

Può capitare di scambiare la tristezza per un’altra emozione; dopotutto non siamo stati educati a riconoscere i nostri stati d’animo, ad entrare in contatto con quelle energie che si muovono dentro di noi; ecco perché può capitare di sentirsi confusi su ciò che si prova e credere di essere tristi quando magari siamo arrabbiati, frustrati, delusi o altro.

Una delle emozioni che scambiamo più facilmente per tristezza è la frustrazione, come quando ci sentiamo bloccati perché le cose non vanno come le avevamo progettate, quando abbiamo le mani legate e ci ritroviamo a dover rinunciare a qualcosa che ci è caro, quando manca un passo al raggiungimento del nostro obiettivo ma qualcuno o qualcosa ci impedisce di compierlo e sprofondiamo in uno stato d’animo buio e tetro; pensiamo di lasciarci andare alla tristezza quando l’emozione che si cela dietro può essere frustrazione, oppure una rabbia che si tenta di trattenere facendosi pure del male.

→ leggi anche: La rabbia è un’energia antica, bisogna averne cura

Entrare in contatto con le proprie emozioni senza fuggire da loro è utile sia per conoscersi meglio e capire come viviamo le emozioni che per capire cosa le ha fatto emergere: a cosa stiamo reagendo e perché lo facciamo in questo modo? Possiamo osservare come le emozioni si muovono dentro di noi, quali pensieri portano alla nostra attenzione, ecc.

I doni per chiudere col passato: la memoria e lo spazio vuoto

Per chiudere col passato, bisogna essere presenti in sé e non c’è emozione più adeguata della tristezza per concentrarsi sulla gravità degli eventi in quanti ci fa stare coi piedi pesantemente radicati a terra e ci obbliga ad intraprendere la strada dell’introspezione. Inoltre, attraverso il pianto, possiamo liberarci dalla sua pesantezza e permettere ad uno spazio vuoto di emergere dentro di noi.

Questo spazio vuoto, dove il tempo si ferma, è prezioso: contemplandolo ci permettiamo di entrare in contatto con la nostra vera essenza e prepariamo allo stesso tempo il terreno ad una nuova semina fatta di incontri, progetti e comprensioni. Si tratta di uno spazio nuovo, sgombro da tutto ciò che non serve più nella nostra vita, chi ci incentiva a ripartire su delle basi nuove e più solide.

→ Leggi anche: Come chiudere i cicli, la regola dei 3 presenti

Inoltre, occorre ammettere che la gioia è spesso spensierata e passeggera, mentre la tristezza aiuta ad ancorare, grazie al dolore, le esperienze negative nella nostra memoria a lungo termine per permetterci di evitarle in futuro. Se non avessimo questa facoltà di ricordare i brutti momenti attraverso l’elaborazione del dolore, correremo un rischio maggiore di vivere in continuazione le stesse brutte esperienze, ed è spesso ciò che ci capita quando rifiutiamo di accogliere questo senso di sconforto nella nostra vita: ignorando la tristezza, tralasciamo la lezione fondamentale che ci può impartire.

Si potrebbe quindi dire, senza troppo esagerare, che si tratta di un’emozione-maestra che ci guida lentamente verso una maggiore conoscenza di noi e del mondo.

 

Sandra “Eshewa” Saporito
Autrice e operatrice in Discipline Bio-Naturali
www.risorsedellanima.it





Newsletter
Iscriviti alla nostra newsletter e ricevi subito una speciale meditazione in omaggio!




© 2022 Copyright Media Data Factory S.R.L. - I contenuti sono di proprietà di Media Data Factory S.R.L, è vietata la riproduzione.
Media Data Factory S.R.L. sede legale in via Guercino 9 20154 Milano - PI/CF 09595010969