Animalismo
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19-year-old therapy dog: un video che fa riflettere su alcune forme di Pet Therapy

Di Giordana - 6 Febbraio 2014


Il video che segue ha girato il web ed è presentato come un momento dolce di condivisione tra un cane eroe che ha dedicato al sua vita alla “pet therapy” ed un’anziana signora purtroppo costretta in ospedale. Il dettaglio però che mi porta ad una riflessione più accurata che si addentra inevitabilmente nei termini della bioetica animale, è il fatto che il cane, di 19 anni, è paralizzato anche lui come la paziente che beneficia della sua presenza.
L’immagine è sicuramente tenera ad un primo sguardo, ma si contravviene in realtà al principio che fa, anzi dovrebbe fare, della Pet Therapy, una terapia che rispetta in toto le esigenze e l’individualità dell’animale coinvolto come co-terapeuta.
Rispettare l’individualità dell’animale sta a significare che prima di decidere se, ad esempio un cane, può essere coinvolto in un’attività di Pet bisogna fare dei test, ovviamente non invasivi, ma solo di carattere comportamentale, per verificare la buona disposizione del cane alla seduta di Pet Therapy; veterinari e comportamentalisti devono appurare che l’animale non sia soggetto a stress, sia che questo si manifesti in modo attivo o passivo, se reagisce in modo positivo e non presenta segni di stress oltre ad essere, ovviamente, non aggressivo, allora può essere introdotto in un programma di Pet Therapy.
Tutto questo è finalizzato a far si che l’animale in questione sia tutelato e considerato un co-terapeuta, non un oggetto o appunto un peluche, da utilizzare all’interno di una terapia.

Nel video che stiamo per vedere, però, il cane non è assolutamente in grado di reagire, le sue condizioni di salute lo costringono ad un atteggiamento assolutamente passivo,anche volendo, non potrebbe allontanarsi o scappare. E’ questo un comportamento realmente etico? Quanto è contrario alla natura di un cane sopravvivere in quelle condizioni e per di più lontano da quello che potrebbe considerare un branco/famiglia?
Suggerisco delle riflessioni sulla Pet Therapy, che credo renderanno più oggettiva la visione del video, che come molti altri giova dell’effetto di tenerezza che scaturisce nel guardare le immagini bypassando completamente il punto di vista dell’animale non umano.

“Specificatamente nella Pet Terapy l’animale può avere due ruoli: può essere l’interlocutore diretto con cui si sollecita il paziente a interagire, ad esempio è molto utile il contatto fisico con l’animale nei casi di bambini o adulti che, a causa di alcune patologie psichiche e/o neurologiche o a seguito di abusi e traumi subiti, rifiutano il contatto fisico con gli altri; oppure può essere un ponte comunicativo molto efficiente all’interno del rapporto tra paziente e terapeuta. In entrambi questi casi è evidente come siano indispensabili un comportamento e una disposizione intenzionalmente positiva da parte dell’animale coinvolto nella seduta di Pet, sia per quanto concerne lo stretto contatto fisico a cui vengono sottoposti tra loro paziente e animale, che può evidentemente esistere solo a patto della totale “benevolenza” e buona disposizione dell’animale stesso nei confronti del paziente, sia per il più sottile e altrettanto fondamentale, livello comunicativo non verbale che si sviluppa tra l’essere umano e l’animale. In quest’ambito è indispensabile che l’intervento del veterinario sia costante, affinché possa verificare sia lo stato di salute fisica, sia il livello di stress dell’animale. La tutela dell’animale coinvolto nella seduta di Pet Therapy non è solo una doverosa espressione di cura verso il co-terapeuta non umano che ci sta aiutando a raggiungere migliori risultati, ma è anche un’importante forma di tutela nei confronti del paziente. È necessario, infatti, che il livello di stress dell’animale sia tenuto sotto controllo.” [Giordana Pagliarani, Dalla Zooterapia alla Pet Therapy, una relazione interspecifica, AIVEMP ARGOMENTI -settembre 2009]

Buona visione e buona riflessione!


 
 





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