Psicologia

I momenti No della vita sono necessari: ecco come affrontarli

Di Redazione - 27 Settembre 2022

I momenti no capitano a tutti, anche alle persone ottimiste per natura. E sebbene viverli non sia affatto piacevole, celano doni preziosi per tutti noi. Certo, non sempre è facile vedere l’altra faccia della medaglia, soprattutto quando di mezzo ci sono eventi tragici o perdite importanti. Ma una cosa è certa, se ci caliamo nei panni della vittima a cui tutto va storto, sarà più facile attirare guai. Si dice infatti che quando una cosa va storta, subito dopo ne arrivano altre. Come se si instaurasse una catena, un circolo vizioso di negatività che tuttavia non dipende dalla sorte avversa che si scaglia contro, ma dal nostro atteggiamento.

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I periodi neri, infatti, prima o poi se ne vanno. Ma i tempi sono diversi da persona a persona e si allungano vertiginosamente se l’atteggiamento mentale è negativo. Difatti se ci immedesimiamo nel ruolo della vittima, attiriamo più facilmente eventi e situazioni che confermano il nostro pessimismo. Per chi crede nella legge di risonanza o attrazione questo accade perché attiriamo ciò che siamo e sentiamo. Ma allora come reagire?

Quando il periodo nero rivela che c’è bisogno di un cambiamento

Di certo non basta fare finta di niente pronunciando qualche frase positiva per sentirci meglio. A meno che non siano tecniche collaudate che permettono di rilasciare progressivamente le emozioni negative. Si tratta tuttavia di metodi che richiedono costanza ed esercizio per funzionare a dovere. Stesso discorso per quanto concerne il colpevolizzare gli altri della propria sfortuna perché, come suggerisce la psicologia stessa, questo atteggiamento non porta a nulla se non a incaponirsi in modo ottuso.

Il raccoglimento interiore rappresenta senz’altro un rimedio efficace, sebbene le tempistiche siano diverse da persona a persona e dipendano anche dalla gravità della situazione. Eppure il vuoto, il silenzio interiore, come ci suggeriscono numerosi autori come il contemporaneo Raffaele Morelli è un’arma potentissima. Difatti il problema dei periodi neri è che spesso ci inducono a pensare e ripensare al problema che ci fa stare male e questo sovraccarico mentale produce effetti contrari rispetto a quelli sperati. Sempre secondo Morelli, è importante capire se il periodo nero non dipenda da “nodi venuti al pettine”, ovvero esso potrebbe indicare che è giunto il momento di fare i conti con alcune cattive abitudini o scelte di vita sbagliate che ormai non fanno più per noi e che quindi vanno mutate.

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Il periodo nero, in tale ottica, non è affatto inutile, specialmente se si cerca di capire la lezione e di metterla in pratica, anziché opporre resistenza. Il vuoto interiore cui si può accedere con la semplice pratica meditativa, purché ripetuta in modo costante, è uno strumento utilissimo per mettere a tacere i pensieri e lasciare che l’inconscio trovi le risposte di cui abbiamo bisogno.

E’ sempre Raffaele Morelli a suggerirci una serie di strategie e consigli per evitare che il periodo nero si prolunghi eccessivamente o rimanga sterile. Per prima cosa Morelli consiglia di evitare la pronuncia dei lamenti a voce altra, dirli li potenzia anche sul piano psicologico, sebbene sia risaputo, in ambito spirituale, che questo accade a un livello più ampio. Morelli ci parla poi dei rituali simbolici, che aiuterebbero a staccare la spina, per esempio un breve viaggio, un acquisto particolare e via dicendo. Qualcosa che interrompa per un po’ lo status quo. In terzo luogo suggerisce che se il periodo nero è sintomatico di una necessità di morte/rinascita, quindi di abbandono di vecchi schemi limitanti, è bene sfruttarne il potenziale.

I periodi neri non durano per sempre

donna triste

Credit foto
©Pixabay

Raffale Morelli afferma che i periodi neri non durano per sempre e questo è ricollegabile all’equilibrio. Difatti la natura tende all’equilibrio come noi esseri umani, sia che ne siamo consapevoli o meno. Dell’importanza dell’equilibrio ne parla anche Vadim Zeland nella trilogia “Reality Transurfing“, in cui afferma che la difficoltà a raggiungere determinati obiettivi nonché uno stato di serenità dipenderebbero da un’assenza di equilibrio interiore.

Quando un problema, un pensiero, un obiettivo, un desiderio diventano troppo importanti per noi, una forza di tipo opposto interviene per privarli di importanza in modo da ristabilire l’equilibrio con le altre parti. Secondo l’autore, che ne parla dettagliatamente, si tratta di un meccanismo assolutamente spiegabile e, imparandone le dinamiche, sarebbe possibile trovare quella via di mezzo che apre le porte alla felicità, o meglio all’equilibrio. Trovo la teoria interessante perché ripropone in forma nuova ciò che il Taoismo dice fin dall’antichità: la natura si basa su forze complementari, lo yin e lo yang, che si completano a vicenda. L’una non può sussistere senza l’altra, così come la luce del giorno lascia spazio al buio della notte, le stagioni di ritiro a quelle di fioritura.

La stessa logica si può applicare alla nostra vita e in tale ottica si intuisce che i periodi bui, per quanto necessari in alcuni momenti della vita, hanno una scadenza. E soprattutto sono bui e negativi, o perlomeno vengono vissuti come tali, quanto più opponiamo resistenza. In natura infatti la luce non è più buona del buio ma entrambi svolgono funzioni importanti sebbene diverse.

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