Psicologia

I meravigliosi doni che i terzogeniti portano nella famiglia

Di Sandra Saporito - 3 Gennaio 2024

Quando la famiglia s’ingrandisce e nasce un terzo bambino, gli equilibri cambiano e la casa entra in subbuglio. Aumenta la stanchezza di papà e mamma, il tempo diminuisce ma l’amore al contrario di ciò che si pensa da bambini non viene diviso, ma moltiplicato! Dopo aver scoperto un po’ la meraviglia che i primogeniti e i secondogeniti portano nelle famiglie, oggi ci dedicheremo ai terzogeniti e ai doni che portano con loro.

Quando arriva il terzo bambino

Quando un terzo figlio nasce, trova una famiglia già ben rodata grazie all’esperienza maturata durante la crescita dei figli più grandi: i genitori sono più sicuri rispetto all’educazione da impartirgli mentre le regole e i divieti coi quali sarà confrontato durante la sua crescita saranno probabilmente più rilassati perché, inutile negarlo, mamma e papà saranno probabilmente più stanchi.

Badare a tre bambini in contemporanea cercando di dedicare il giusto tempo ed affetto ad ognuno e facendo del proprio meglio per evitare le gelosie che naturalmente s’instaureranno tra l’uno e l’altro non è di certo una passeggiata. È quindi possibile che il terzogenito conosca una casa e una famiglia ben diversa da quello del primogenito: se l’approccio al primo figlio era “da manuale”, col terzo figlio i genitori si permettono di vivere la genitorialità in maniera più disinvolta, secondo i loro parametri e ritmi personali e con meno aspettative e desideri di perfezione.

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Per i genitori, il terzo figlio viene vissuto con maggiore consapevolezza e rilassatezza. Restano l’amore, la gioia, la tenerezza. Forse è questo il motivo per il quale il terzo figlio regala un’impressione di seconda giovinezza ai genitori? Chissà.

Inoltre, il terzogenito viene ad ampliare un nucleo fraterno già formato e gerarchizzato. Lo spazio nella famiglia è già stato condiviso in precedenza dai suoi fratelli e/o sorelle per cui l’ultimo arrivato potrà sentire durante la sua infanzia la necessità di differenziarsi da loro rimarcando alcuni tratti caratteriali che gli sono propri; percepirà il bisogno di trovare un ruolo che gli altri non possono (o non vogliono) ricoprire, avrà l’esigenza di conquistare uno spazio che gli permetta di esprimere la sua preziosa unicità, oppure di crearselo. D’altro canto, imparerà molto dai fratelli maggiori, marachelle comprese, e potrà contare sull’aiuto, la protezione e il sostegno di una grande famiglia.

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Il dono del terzogenito: l’espansione dei confini della famiglia

3 fratelli e sorelle leggono un libro assieme
Credit foto ©Pexels

I terzogeniti occupano un posto particolare: rispetto ai fratelli e sorelle maggiori, si ritrovano spesso a dover lottare un po’ di più per trovare il loro posto nella famiglia, espandendone i confini. I genitori vantano ora una certa esperienza, maturata coi fratelli più grandi e hanno di conseguenza meno preoccupazioni e aspettative nei confronti del più piccolo, ben consci che ci sono battaglie che non valgono la pena di essere portate avanti.

Questo aspetto, che può alimentare qualche malumore con gli altri bambini per la differenza di educazione impartita, regala al più piccolo un senso di maggiore libertà che nutre la sua creatività e il suo senso d’ iniziativa. Ecco perché tra i terzogeniti è possibile osservare una certa tendenza ad assumere più rischi: non è soltanto per attirare l’attenzione dei genitori o dei fratelli e sorelle più grandi, ma soprattutto per incanalare questa grande creatività e la sete di ricerca che bolle dentro di loro.

Il terzo bambino può contare sulla supervisione dei suoi genitori ma soprattutto sulla figura mediata del primogenito che include sia la relazione verticale di tipo gerarchica (è sovente il più responsabile e riveste il ruolo di “piccolo genitore” in seno alla cerchia dei fratelli) che di tipo orizzontale e solidale, e sull’alleanza del secondogenito.

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Queste relazioni particolari sosterranno il terzogenito nelle sue relazioni con gli altri anche in età adulta: sarà difatti probabilmente più socievole, estroverso, rilassato (anche con le figure più autorevoli), ambizioso, espansivo, a volte impulsivo; sarà uno spirito libero e avventuriero che svilupperà delle strategie uniche per esprimere la sua grande creatività ed ambizione, espandendo di conseguenza i confini, concettuali, lavorativi o culturali, che la famiglia aveva raggiunto finora, portandovi una ventata di aria fresca (o un tornado!).

I terzogeniti, gli eterni “piccolini” di casa?

I terzogeniti sono spesso etichettati come i “piccolini” della famiglia, tuttavia questi bambini mostrano spesso una tendenza a voler crescere più velocemente per raggiungere i fratelli e sorelle più grandi, sviluppando delle abilità preziose e una mente innovativa ed aperta.

Malgrado questa capacità di adattamento accentuata, può capitare che la posizione in seno alla fratria li faccia sentire meno capaci e competenti rispetto ai più grandi. In effetti, sapere di poter contare sull’aiuto dei genitori ma anche dei fratelli maggiori ha il rovescio della medaglia. I terzogeniti possono abituarsi a ricevere aiuto con disinvoltura quando confrontati alle difficoltà, nutrendo una tendenza ad arrendersi più facilmente davanti agli ostacoli, ad evitare le responsabilità e ad essere più indulgenti con loro stessi.

È forse la ripetizione di queste dinamiche che molti terzogeniti tendono ad attuare anche in età adulta ad aver alimentato questa fama di restare i “piccolini” della famiglia. Ovviamente, molti altri fattori richiedono di essere presi in considerazione nella formazione della personalità di un bambino, come per esempio le predisposizioni genetiche, l’educazione, l’ambiente culturale nel quale cresce, il clima famigliare, ecc.

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I terzogeniti e il loro rapporto con la famiglia

una famiglia con tre bambini
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Si tende a credere che i terzogeniti (o gli ultimi nel caso di famiglie più numerose) lasciano il nido famigliare più tardi degli altri. Forse questa convinzione nasce dalla vecchia usanza di considerare il bambino più piccolo come il “bastone della vecchiaia” dei genitori. Va precisato che questo ruolo si basava certo sull’affetto ma richiedeva un grande sacrificio da parte del figlio o della figlia, che dedicava la sua intera esistenza all’accudimento dei genitori anziani, rinunciando a formarsi una famiglia. Spesso questa prospettiva di vita veniva decisa dai genitori stessi che consideravano questo ultimo bambino come il “figlio della vecchiaia”.

La vita è una fiamma che via via si consuma, ma che riprende fuoco ogni volta che nasce un bambino.
(George Bernard Shaw)

È possibile quindi che sia rimasto qualche traccia di questo costume anche nelle abitudini di alcune famiglie, anche se gli studi scientifici mostrano che i terzogeniti possono avere dei comportamenti letteralmente opposti a riguardo. È stato osservato infatti che i terzogeniti possono essere i figli che nutrono un minore attaccamento alla famiglia, forse perché sin dalla più tenera età può risultare difficile per loro individuare il genitore al quale legarsi di più, oppure al contrario essere molto dipendenti dai genitori, al livello economico ma anche emotivo e morale.

Qualunque sia il sogno che circonda il loro concepimento, e il loro vissuto, i terzogeniti hanno molto da offrire sia a loro stessi che alle loro famiglie e al mondo. La loro spiccata creatività e lo spirito libero che arde dentro di loro potranno aiutarli a non scordarsi mai della forza delle loro ali per volare lontano.

Fonti e approfondimenti

Alfred Adler e la psicologia individualeAngolo della psicologia: Figli àncora e figlie bastone della vecchiaiaQuando arriva il terzo figlio

Sandra Saporito





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