Spiritualità

Il significato spirituale della zucca: simbolo di rinascita e guardiana della soglia

Di Sandra Saporito - 27 Ottobre 2025

Le prime nebbie d’ottobre calano sulle nostre terre e rivelano figure curiose che sembrano spuntare dal terreno. La zucca, la generosa regina dell’orto, supera di gran lunga i confini della cucina e orna le nostre case ma non svolge solo un ruolo decorativo, racchiude infatti un profondo significato simbolico e spirituale. Di tutte le forme e dimensioni, è nutrimento sia per il corpo che per l’anima, ed è un potente simbolo che risveglia in noi la memoria di antiche pratiche contadine legate alle stagioni e ai riti ancestrali che ci ricordano le nostre origini.

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Sua maestà la zucca, un simbolo di generosità

Un suggstivo campo di zucche

Fonte: Pexels.com

Fin dalle sue prime coltivazioni, la zucca è stata riconosciuta come un simbolo di fertilità e abbondanza per numerosi motivi: la pianta è invasiva, copre con il suo folto fogliame una quantità considerevole di terreno e produce numerosi frutti. La sua forza simbolica risiede nell’eccezionale quantità di semi che racchiude e nella sua straordinaria longevità, permettendo la sussistenza durante i mesi più freddi (una zucca, se ben conservata, dura fino a primavera).

La sua raccolta in autunno segna ancora oggi l’apice della prosperità nelle culture contadine, fungendo da auspicio di buon raccolto futuro (i semi) e di prosperità materiale (il cibo). La sua generosità si traduce anche in cucina: il suo elevato potere calorico e le sostanze nutritive (vitamine, potassio, beta-carotene, triptofano) sono un toccasana nei mesi più bui per il nostro benessere psico-fisico. Senza dimenticare il suo colore vibrante e allegro che illumina le giornate grigie e risveglia l’animo.

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L’ambiguità simbolica della zucca

Il simbolo della zucca è universalmente riconosciuto come legato ai temi di passaggio, che ritroviamo sia in antichi miti e nelle favole che nei riti contadini.

Il simbolo della zucca nel Vecchio Continente

La Cucurbita Maxima o Cucurbita Pepo che oggi arricchisce le nostre tavole arrivò solo con la scoperta di Colombo e il commercio dei cibi delle Americhe. Eppure, chi dice che la zucca non esisteva nelle terre del Vecchio Continente dimentica la Lagenaria Siceraria, una zucca a fiasco coltivata per pura praticità: il suo guscio resistente veniva svuotato ed essiccato per fungere da contenitore e, soprattutto, da lanterna per illuminare la notte.

la zucca a fiasco del Vecchio Continente era usata come lanterna

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Questa funzione di guscio illuminato era nota sin dai tempi più remoti a Egizi, Greci, Romani e Celti. Essa offriva luce nell’oscurità, segnando il cammino e il confine tra il visibile e l’invisibile. Questo ruolo la rese un simbolo liminale e funerario, la vera guardiana della soglia dell’Oltremondo.

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Il simbolo della zucca tra il mondo dei vivi e dei defunti

La zucca fu a lungo considerata un simbolo di transizione, a metà strada tra il mondo dei vivi e dei morti. Se da un lato il suo interno polposo e ricco di semi alludeva al grembo, alla matrice della pulsione generatrice (vita, fertilità, abbondanza), d’altro canto, la sua forma sferica l’associava spesso anche alla testa e al cranio umano. Di questa associazione sono rimasti vecchi modi di dire che rimandano alla stupidità (“zucca vuota”, “zuccone”).

In numerose civiltà antiche, il simbolo della zucca rimandò al concetto di vaso primordiale: un contenitore di vita (grembo) e d’anima (testa). A volte, divenne un simbolo di salvezza, come nel mito cinese di Fu-Hsi, l’eroe che si salvò dal Diluvio Universale salendo su una grande zucca galleggiante. Allo stesso modo, la zucca di Cenerentola divenne la carrozza salvifica, veicolo di trasformazione e riscatto, che la portò dalla cenere alla luce della regalità, come un’araba fenice.

La zucca si dimostra quindi il veicolo del trascendente: dell’anima, della psyché che cerca la salvezza e la redenzione. Questo la rende un simbolo universale di rinascita e rigenerazione, il veicolo psicopompo che accompagna sulla soglia della trasformazione, tale una moderna e meno macabra barca di Caronte.

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Le origini celtiche della notte più misteriosa dell’anno

Samhain era una festività particolarmente importante che segnava un momento di passaggio tra la metà luminosa e la metà oscura dell’anno. Come afferma Riccardo Taraglio nel suo libro Il vischio e la quercia: “La festa di Samhain cadeva nel mese lunare di Ottobre/Novembre, identificato nel calendario di Coligny con il nome di Samonios, il ‘Tempo della Fine dell’Estate’. Samhain segnava la fine dell’anno vecchio e l’inizio di quello nuovo e perciò era simbolo di morte e rinascita contemporaneamente.

Al tramonto del 31 ottobre, iniziava il tempo di Samhain, in cui il velo tra il mondo dei vivi e dei defunti si assottigliava. In questa notte, non poteva certo mancare una lanterna funeraria, simbolo d’illuminazione del buio, di rivelazione di ciò che era nascosto nell’ombra, e guida delle anime defunte. Questo ruolo, originariamente, fu assegnato alla rapa o alla barbabietola, per l’associazione col mondo ctonio. In Irlanda e Scozia, venivano intagliate con volti grotteschi a scopo apotropaico, sia per guidare gli antenati verso casa, sia per tenere lontani gli spiriti maligni.

Questa tradizione sbarcò nel Nuovo Mondo assieme agli immigrati europei, che trovarono nella zucca un sostituto ideale in quanto era più grande e facile da intagliare. Qui nacque la tradizione di Halloween (“notte di Ognissanti”), che fece poi ritorno in Europa, la sua vera terra natia.

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Jack O’ Lantern, una lanterna magica per le anime d’oltretomba

La leggenda di Jack O'Lantern, simbolo liminale della zucca, come passaggio tra il mondo dei vivi e dei morti

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La figura più enigmatica associata a questa pratica è senza dubbio l’irlandese Jack O’Lantern. La leggenda narra di Stingy Jack, un fabbro ubriacone che ingannò il diavolo per diverse volte fino a farsi promettere che l’inferno non avrebbe mai preteso la sua anima. Tuttavia, Jack commise talmente tanti peccati che nemmeno il paradiso lo volle. E così, fu condannato a vagare per l’eternità senza mai trovare l’eterno riposo.

Si dice che il Diavolo, per scherno (o compassione) gli lanciò un tizzone ardente per scaldarsi, che Jack mise in una rapa intagliata per illuminare il suo cammino. La lanterna di Jack divenne così un simbolo di espiazione e di condanna all’erranza eterna tra i mondi, ma a un livello più profondo, è il simbolo della luce necessaria nel viaggio spirituale dell’anima.

In quella notte di passaggio d’inizio novembre, che fu poi assorbita dal Cristianesimo come la notte di Ognissanti, rimasero nel folclore contadino i ricordi delle vecchie credenze. I defunti tornavano nelle loro famiglie e le lanterne intagliate mostravano loro il cammino verso casa.

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La simbologia del colore della zucca

Il simbolo della zucca come guida delle anime defunte

Fonte: Pexels.com

Il colore arancione della zucca, che sostituì lo spettrale bianco della rapa, guida il cammino delle anime defunte e risuona con forza col colore del tagete, il fiore dal forte profumo usato in Messico per ornare gli altari (ofrendas), le tombe e i percorsi dei morti durante il Día de los Muertos, indicando un significato simbolico e spirituale universale. Nell’inconscio collettivo, l’arancione ricorda il calore solare, la luce, l’energia e il fuoco creatore, purificatore e trasformatore.

Nascendo dalla terra nera, l’arancione diventa una promessa di salvezza, di vita dopo il declino. Ecco che la zucca, coi suoi significati e il suo colore caratteristico, ci rimanda un messaggio legato alla rinascita, una speranza che dissipa le paure che strisciano nella notte, tale un piccolo faro antropomorfo che scaccia le ombre che terrorizzano grandi e piccini.

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Fonti e approfondimenti:

Le tradizioni italiane di Halloween
• Aa. Vv., Le vere origini di Halloween, Anguana Edizioni, 2015.
• Riccardo Taraglio, Il vischio e la quercia. Spiritualità celtica nell’Europa druidica. Età dell’Acquario, 2007.

Sandra Saporito





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