La svastica, o croce uncinata, è stata per millenni un simbolo sacro, universale, e ricco di spiritualità, a prescindere dal suo orientamento destrorso o sinistrorso, fino a quando Hitler se ne appropriò illecitamente facendone l’emblema del nazismo e del terrore. Ma prima di lui, la svastica, uno dei simboli più antichi della storia umana, aveva una valenza totalmente differente: era un simbolo solare, divino, condiviso da molti popoli attraverso il mondo, motivo per il quale possiamo trovarla ancora oggi in molti paesi asiatici, connessa ad alcune divinità, scolpita sulle colonne dei templi o nel Jain Prateek Chinha, il simbolo ufficiale del giainismo, che vede nella svastica il percorso dell’anima durante il ciclo delle reincarnazioni.
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Origine e significato storico della svastica
La parola svastica deriva dal sanscrito: स्वस्तिक, che significa “favorevole al benessere“. I significati storici di questo simbolo hanno in entrambi i sensi di rotazione una valenza spirituale e sacra connessa alla vita.
Vi sono prove archeologiche del suo utilizzo da parte delle popolazioni eurasiatiche come simbolo benaugurante ed ornamentale: appare infatti su ceramiche di epoca etrusca e dell’antica Grecia dove rappresentava il moto perpetuo del Sole, attestandone la diffusione nel Bacino Mediterraneo. Tuttavia, la prima rappresentazione oggi conosciuta risale al 11 000 anni a.C circa. Si tratta di un intricato meandro di svastiche inciso su una statuetta d’avorio raffigurante un uccello, ritrovata a Mezine, in Ucraina.

La svastica si sarebbe poi, secondo alcuni storici, diffusa in tutto il continente indoeuropeo. La sua apparizione con valenza spirituale è attestata nel Buddismo, nel Giainismo, nell’Induismo, nell’Odinismo, in Etruria, a Cipro, in Africa (Impero Kush) e nelle Americhe precolombiane (Maya, Navajo, Apache, Hopi,…).
La svastica nelle culture antiche: simbolo di fortuna e prosperità
La svastika è un simbolo transculturale antichissimo con un’accezione positiva riconosciuta da molte religioni nel mondo. Secondo Thomas Wilson, Curatore del dipartimento di antropologia preistorica dell’ U. S. National Museum e autore di The Swastika, The earliest known symbol, opera scritta nel 1896: “Sono state presentate molte teorie riguardo al simbolismo della Svastica, alla sua relazione con le antiche divinità e alla rappresentazione di certe qualità. Nella stima di alcuni scrittori è stato rispettivamente l’emblema di Zeus, di Baal, del dio-sole, del carro solare di Agni il dio del fuoco, di Indra il dio della pioggia, del cielo, e infine la divinità di tutte le divinità, il grande Dio, il Creatore e il Governatore dell’Universo. Si ritiene anche che simboleggia la luce o il dio della luce, del fulmine biforcuto e dell’acqua. Alcuni ritengono che fosse il più antico simbolo ariano. Nella stima degli altri rappresenta Brahma, Vishnu e Shiva, Creatore, Conservatore, Distruttore. Appare nelle orme del Buddha, incise sulla solida roccia delle montagne dell’India […]. Altri lo hanno riconosciuto come rappresentante del principio generativo dell’umanità, facendone il simbolo del femminile. La sua apparizione sulla figura di alcune dee, Artemide, Era, Demetra, Astarte e la caldea Nana […], ha fatto sì che fosse considerato un segno di fecondità.”
Se questo simbolo colpisce per la sua curiosa diffusione, alcuni studiosi ipotizzano che non vi fu in realtà nessuna contaminazione culturale quanto una naturale presenza autoctona nelle diverse culture che tracciarono allo stesso modo una mappa celeste, facendo della svastica un simbolo appartenente al nostro inconscio collettivo.
Se alcuni riconobbero nella croce uncinata la raffigurazione delle stelle fisse che ruotano intorno al polo nord, nella tradizione cinese (taoismo, confucianesimo) è “l’Invariabile Mezzo da cui si dispiega l'”Attività del Cielo”, la totalità degli esseri, la rappresentazione delle stagioni, dei punti cardinali, e quindi della ruota del tempo e della vita. Altri studiosi la interpretarono come la rappresentazione dell’axis mundi intorno al quale ruotava il cosmo, e solo in secondo istanza la corsa del Sole nella volta celeste, conferendo pertanto alla svastica un significato di eternità.

Il simbolismo spirituale della svastica in India e Asia
Nell’Induismo, il simbolo della croce uncinata rivolta a destra, ovvero in senso orario, (卐), è chiamato swastika e rappresenta Surya, “la luce suprema”, il Sole, e di conseguenza anche gli aspetti favorevoli che questa divinità induista porta nel mondo, quali: prosperità e buona fortuna, generazione, sviluppo ed evoluzione della creazione.
Invece, il simbolo rivolto a sinistra e quindi in senso antiorario (卍) è chiamato sauwastika e simboleggia la notte e gli aspetti tantrici di Kali, quali: la dissoluzione, la distruzione degli ostacoli, il riassorbimento dell’energia volto al ritorno al principio creatore, e la trasformazione. Entrambe queste forze archetipiche permettono il rinnovamento ciclico della vita e vengono considerate benefiche, così come il giorno e la notte. A conferma di quanto questo simbolo sia importante nella spiritualità induista, la svastica compare nei rituali legati a Diwali, la festa delle luci e della vittoria del bene sul male.
Nello yoga, la svastikasana è una posizione meditativa seduta molto antica chiamata anche “posizione della prosperità”. È praticata per favorire l’equilibrio interiore, la concentrazione e la connessione con l’energia cosmica.
Nel buddhismo Zen il simbolo della svastica rappresenta il “sigillo della mente-cuore del Buddha” posto sul suo petto e per estensione l’origine del Tramandamento, della “coscienza iniziatica dell’eterno ritorno” trasmessa dal patriarca del retaggio buddista al discepolo, attraverso una connessione sottile talmente profonda e allo stesso tempo così genuina ed autentica da non dover ricorrere all’uso delle parole.

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Nel giainismo, una religione dell’India fondata sugli insegnamenti del profeta Vardhamāna Mahāvīra che promuovono la liberazione del ciclo delle nascite attraverso l’ascetismo, la svastica appare spesso con 4 punti alternati alle 4 braccia della croce e rappresenta i quattro destini o stadi dell’esistenza che l’anima affronta nel ciclo di nascita e morte: essere infernale, subumano (flora e fauna), umano e celeste.
Come la svastica è stata reinterpretata nel Novecento: l’appropriazione culturale
Nell’Occidente del Novecento e prima dell’avvento del nazionalsocialismo tedesco, la svastica era usata negli ambienti più disparati: dalle divise sportive all’arte. Aveva il significato di fortuna, successo, pace, fratellanza. Pure la Coca-Cola Company usò questo simbolo nel 1925 per confezionare dei portachiavi promozionali sfruttando la sua fama di portafortuna!
Dopo pochi anni purtroppo, l’orrenda appropriazione culturale della svastica ad opera di Hitler macchiò col sangue e il terrore questo simbolo antico e universale. Ma perché Hitler adottò proprio la svastica?
Il partito nazista si basò sull’ideologia pseudoscientifica della “teoria delle razze” che vedeva nella cosiddetta “razza ariana” il prototipo della superiorità umana, e, se si appropriò della svastica che l’archeologo Heinrich Schliemann scovò in grande quantità sul sito della leggendaria Troia, e considerata dall’occultista Adolf Josef Lanz come “simbolo della supremazia ariana sin dall’antichità”, fu principalmente per cercare una legittimità storica basata sulla convinzione di un’unica civiltà indoeuropea millenaria, ormai ampiamente smentita.
La svastica fu talmente deturpata e profanata durante la Seconda Guerra Mondiale che la nostra mente occidentale ne cancellò il profondo significato spirituale originario ancora ben vivido, per fortuna, in Oriente.
Fonti e approfondimenti
• Thomas Wilson, The Swastika. The earliest known symbol, and its migration with observations on the migration of certain industries in prehistoric time (1896), The Project Gutenberg, 2021 (ebook).
• Tripathi, Priyanka, and Anjali Kanojia. Swastika: Tracing the Global Religio-Cultural Significance Across Millennia. International Journal of Indology 1.2 (2023).