Benessere
Interviste

La casa homefullness per ritrovare il benessere

Di Laura Cusmà Piccione - 2 Gennaio 2023

Si può raggiungere il benessere psicofisico e interiore prendendosi cura dei propri spazi abitativi. Anche la nostra casa può essere rivoluzionata per aumentare la sensazione di comfort e benessere negli ambienti. Si tratta di una nuova tendenza dell’architettura d’interni, che, negli anni Sessanta, Tiffany Watt Smith, storica e docente presso la Queen Mary University of London, ha denominato homefullness.

Questa teoria ha origini più antiche.

Infatti, già il Feng shui, sorto circa 5000 anni fa in Cina, ha come scopo il raggiungimento del benessere psicofisico dell’individuo attraverso la disposizione degli spazi sia della propria abitazione che del luogo di lavoro. Anche nello spazio della casa, quindi, è necessario favorire il flusso delle energie positive, introducendo o eliminando quegli elementi che possono contribuire o disturbare l’armonia della casa. E l’approccio homefullness deriva dalla mindfullness secondo la fenomenologia tedesca di inizio del secolo scorso. Le origini della mindfullness derivano dal pensiero della filosofia buddhista, secondo cui la sofferenza (intesa come sofferenza psicologica) deriva da una visione errata della realtà che può essere corretta mediante la meditazione e il raggiungimento della cosiddetta illuminazione.

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Secondo la filosofia buddista, gli individui possono eliminare la sofferenza acquisendo la corretta visione della realtà nel momento presente hic et nunc (qui e ora) e acquisendo la giusta consapevolezza di sé, dei propri pensieri e delle proprie emozioni – in particolare, negativi – vedendoli per quello che sono realmente, ossia prodotti della propria mente che, in quanto tali, possono essere controllati.

Non indugiare sul passato; non sognare il futuro, concentra la mente sul momento presente.
(Buddha)

Arredamento homefullness: scopriamo cos’è!

Conosciamo questa nuova tendenza finalizzata al benessere di corpo e mente con l’architetto Davide Ruzzon, responsabile scientifico del corso ‘Neuroscience Applied to Architectural Design’ dell’Università Iuav di Venezia. È proprio Ruzzon a delineare le origini dell’arredamento homefullness: “È condiviso come il termine derivi dalle descrizioni dell’ambiente domestico di Tiffany Watt Smith, contenute nel suo Atlante delle emozioni. Lo sfondo dal quale deriva questo approccio al design è però da cercarsi nella mindfullness. Questo filone di ricerca che si configura negli Stati Uniti dagli anni ’60, viene consolidato dagli studi e dall’attività di Jon Kabat-Zinn, biologo e filosofo americano che include la meditazione buddhista e la pratica dello yoga in questo percorso. La pienezza dell’esperienza, qui ed ora, ricercata attraverso la mindfullness proviene in realtà dal lavoro di scavo filosofico di Edmund Husserl, e della scuola di fenomenologia tedesca di inizio secolo. Basti pensare che già ad inizio del secolo scorso i maestri giapponesi si incontravano annualmente a Friburgo con Husserl”.

Prezioso il luogo il tempo dovuto al silenzio: qua ora io taccio.
(Giovanni Lindo Ferretti, Del mondo)

Potremmo dire che se mindfullness raccoglie l’insieme dei processi psicologici e gli esercizi di meditazione per raggiungere una migliore “consapevolezza” di sé e della propria mente, homefullness svolge la stessa azione per la nostra casa?

“Il tassello – risponde Ruzzon – che può aiutarci a capire meglio come lo spazio fisico, in particolare quello della nostra casa, sia essenziale nella definizione di un quadro equilibrato e consapevole della nostra esistenza è costituito da un libro pubblicato nel 1991 negli Stati Uniti da tre autori, che introducono il concetto di embodiment. The embodied mind scritto da Francisco Varela, Evan Thompson e Eleanor Rosch porta sul palcoscenico in modo radicale il corpo. La mente è situata e incarnata, ne consegue che il suo benessere non può essere disgiunto dal piacere del nostro corpo. La luce che viene proiettata sul nostro organismo vivente chiama le neuroscienze, grazie alle quali si riesce a descrivere con maggiore chiarezza le modalità di interazione tra il nostro quotidiano e l’ambiente domestico”.

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Michelangelo Buonarroti, Pietà Rondanini, che fonde nel marmo il corpo del Cristo con quello della madre e le loro anime. Per gentile concessione di Laura Cusmà Piccione.

Perché è importante vivere in armonia con il luogo che abitiamo: “Noi tutti cerchiamo armonia o attunement, come io preferisco – precisa Ruzzon, ovunque nel corso della nostra vita. La casa riveste un ruolo molto delicato, nel panorama del nostro fluttuare nello spazio, alla ricerca di luoghi. Infatti, rimane ancora un angolo privilegiato del mondo. L’unico nel quale possiamo proiettare la nostra identità, trasferendo al suo interno gradualmente segnali, forme, oggetti”.

Come un mobile che invecchia, il legno caldo, le sfaccettature, i profumi di casa assorbiti nel tempo, invecchierò sentendovi dentro ogni punto del mio corpo e della mia anima. Rivedrò i vostri tratti, lo sguardo pensoso o un ciuffo impossibile da pettinare, riascolterò le tonalità delle vostri voci, quel modo di affrontare la vita e star dentro le cose. Vi farò vivere ancora tanti anni e avrete un po’ della mia forza quando sarò forte, camminerete con me nelle strade nuove quando camminerò e ai bivi importanti in cui dovrò scegliere se fermarmi o proseguire, se indietreggiare o correre, sarete insieme a me nel quadro infinito in cui per sempre sarò la vostra bambina.

(Tatiana Andena)

Questa attunement si può trovare “Creando nella casa un microcosmo di luoghi, come fosse una piccola città, seguendo Leon Battista Alberti. Ogni attività della giornata innesca diverse attese emotive, non solo il rilassamento, infatti. È per tutta la gamma di questo vasto panorama affettivo che dobbiamo organizzare gli spazi della casa. Con la forma degli ambienti, intendo le sue geometrie, dilatazioni e compressioni, i suoi materiali, l’arredo svolge un ruolo decisivo. Sulla base di schemi di interazione universali ognuno definisce una propria biografia spaziale, in particolare nella casa, che stabilizza attraverso la relazione con oggetti, come gli arredi, e le atmosfere prodotte dalle stanze. In ogni momento noi proiettiamo questi schemi di interazione verso i luoghi, nelle camere. Se queste previsioni, questi modelli di interazione corpo-ambiente vengono rispecchiati dallo spazio che attraversiamo, allora ci sentiamo bene, proviamo benessere. Sono molte quindi le forme di armonia da costruire nella casa”.

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Leon Battista Alberti, Casa di Andrea Mantegna, Modena, Italy,
Credit foto © bianca.maggio

I benefici di anima e corpo

Non sono pochi i benefici che anima e corpo godono per quest’attunement. Infatti, vivere in un posto in sintonia con la nostra anima equilibra le emozioni, come spiega Davide Ruzzon: “Possiamo sentire il respiro degli altri, per esempio. Le relazioni interpersonali in luoghi dove queste condizioni si realizzano riducono l’aggressività, e favoriscono la comprensione. Esistono mille ricerche a dimostrare questo dato. Ad esempio, a Chicago alcuni anni fa, misurarono il tasso di liti familiari in due blocchi residenziali, uno esposto verso il parco, l’altro rivolto sul parcheggio. In quest’ultimo caso rilevarono un ridotto livello di incidenza di liti, uso di sostanze, e reati. Infatti, anche il contesto abbracciato attraverso le aperture della casa è una componente cruciale del progetto.

Anche il corpo riceve benefici: “Questi benefici – continua Ruzzon – sono condivisi tra mente e corpo in modo fluido, non esistendo una cesura tra cervello e corpo. Lo stress cronico prodotto da un leggero tasso di disarmonia, permanente, può essere molto dannoso. Una grande paura produce assai meno danni di uno stress prolungato e sottile. Questo è quello che tipicamente produce lo spazio architettonico: la casa, insieme al luogo di lavoro, è il principe di questo insalubre regno. I processi ossidativi, e l’infiammazione delle nostre cellule sono strettamente connessi a meccanismi di riadattamento continuo a condizioni non allineate alle nostre proiezioni”.

E la casa homefullness aiuta a lasciare fuori casa stress, lavoro e ansie quotidiane perché: “Gli oggetti – afferma il neuroscienziato – possono accompagnare le emozioni che cerchiamo, possono anche parzialmente compensare un ambiente disarmonico. La scelta delle forme, del materiale, del colore, della temperatura, di tutte le componenti sensoriali degli oggetti, devono diventare strumenti orchestrali finalizzati a comporre diverse sinfonie. Ogni attività, ora del giorno, ogni luogo chiama diverse emozioni di fondo, diverse sensazioni corporee, che l’arredo deve abbracciare.

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L’arredamento homefullness in pratica

Dopo la teoria, entriamo nella pratica con Davide Ruzzon che ci rivela subito che il principio su cui dovrebbe fondarsi questo tipo di tendenza è “Differenziare le atmosfere delle stanze come fossero piccoli edifici in una città”. E nella scelta tra arredamento di design o antiquariato, Ruzzon risponde: “Credo che la dimensione materica, artigianale, rivesta un ruolo importante. La sfida per il design contemporaneo è quella di incorporare la dimensione fisiologica e biologica dell’essere umano”.

Mamma dice che ci sono stanze chiuse all’interno di tutte le donne; cucina della lussuria, / camera da letto di dolore, bagno di apatia. / A volte, gli uomini – sono dotate di chiavi, / e a volte, gli uomini – vengono con martelli.
(Warsan Shire)

Perché ogni ambiente può generare benessere psicofisico a modo suo: “Lo spazio giorno è più attivante dello spazio pranzo. Ma non sempre. L’angolo degli imbottiti, infatti, deve variare in ragione dell’ora del giorno, e delle persone che lo incontrano”.

I mobili devono essere scelti a partire dalle sensazioni corporee attese nel corso dell’esperienza specifica, per le quali i luoghi sono concepiti.

Credit foto ©Pexels
Credit foto ©Pexels

Le tinte delle stanze sono molto importanti poiché secondo l’architetto neuroscienziato: “Il colore incide molto, anche se la forma dello spazio influenza molto di più la regolazione delle risposte emotive, almeno questo è quello che è emerso da una ricerca che all’interno di Tuned, in Lombardini22 abbiamo svolto con il CNR Dipartimento di Neuroscienze di Parma. Il colore è duplice per eccellenza, nel senso che la sua dimensione fisiologica è forte quanto la sfera culturale, geografica. Come è noto, la dimensione culturale non nasce con la scrittura, ma deriva dall’interazione sociale tra i nostri più antichi antenati. La stessa pietra per scuoiare gli animali è stata un oggetto culturale, infatti”.

Il dottor Ruzzon è convinto che prendersi cura della nostra casa significhi prendersi cura di noi stessi. Per questo mettere in ordine la casa significa mettere in ordine la mente: “Riordinare lo spazio significa cercare di stabilire una relazione con questo, ovvero cercare di far coincidere noi stessi con quello che ci circonda”. Per riuscire a rilassarsi nella propria casa, lasciando fuori dalla porta stress, ansia e problemi è importante secondo Ruzzon “Cercare sé stessi negli oggetti della casa, cercare la propria storia riflessa nello spazio”.
Il contesto tutto riferito alla persona che lo abita, sembra rispondere alla opinione dello scrittore Louis-Edmond Duranty che teorizzò il ritratto-interno, secondo il quale il ritratto moderno deve sapere restituire l’intimo legame tra l’abitante e il suo ambiente e che trova esplicita formulazione nel ritratto che Edgar Degas dedica allo scrittore francese seduto davanti a una fitta libreria.

EdgarDegas, ritratto di Edmond Duranty. Credit foto ©Wikimedia

Il linguaggio dell’appartamento vuoto dovrà essere abbastanza chiaro da poter dedurre il carattere e le abitudini di chi lo abita; e la strada dirà con i suoi passanti che ora del giorno è, che momento della vita pubblica è figurato.

( Louis-Edmond Duranty)

Per questo la pulizia dentro casa si rifletterà anche fuori di noi? Risponde l’architetto: “Gli oggetti accompagnano i nostri cambiamenti. Basti pensare alle camere dei nostri figli”.

La casa homefullness deve essere multisensoriale, non soltanto il colore deve portare benefici agli occhi, ma è anche utile profumare le stanze con candele, diffusori, oli essenziali, palo santo o incenso per deliziare l’olfatto: “L’odore dello spazio è un universo straordinario. La memoria olfattiva è quella più implicita e resistente, infatti. Avremo tutti bisogno di una rieducazione olfattiva. Odori che arrivano dai materiali naturali, odori che vengono introdotti per arricchire piccoli e grandi rituali. Pensiamo a quanti odori abbiamo in cucina”.

La felicità non è altro che il profumo del nostro animo.
(Gabrielle Coco Chanel)





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