Animalismo
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E' morto il camoscio operato al cervello, spaventato a morte dai botti di Capodanno

Di Valeria Bonora - 9 Gennaio 2013

Ne avevo scritto poco tempo fa di questo adorabile camoscio, nella sfortuna di avere un tumore alla testa, aveva trovato un cacciatore che impietosito dal suo star male lo aveva salvato. Derek, si chiamava così questo cucciolo di camoscio, era stato operato al cervello, gli era stato asportato un ascesso enorme, era sopravvissuto al coma…. ma non ha retto ai botti di Capodanno.
Derek era stato chiamato così in onore del neurologo di Grey’s Anatomy, era un camoscio operato alla testa per un ascesso grosso quanto il suo cervello. S’era ripreso ed era pronto a tornare nei suoi boschi, ma il mattino del primo gennaio è stato trovato esanime nella sua gabbia dal professor Giuseppe Quaranta, della clinica per gli animali selvatici del campus di Veterinaria di Grugliasco. Non ha retto allo spavento.

E come lui purtroppo migliaia di animali sono vittime dei botti, Inoltre Derek conosceva il rumore della doppietta spiega il professor Quaranta: «Derek conosceva la doppietta e quel rumore deve avergli ricordato gli spari».
La cosa assurda è che proprio grazie ad un cacciatore Derek si era salvato, infatti a trovarlo, il 3 dicembre scorso, sui prati di Beaume, una frazione di Oulx (To), era stato proprio un cacciatore che, vedendolo agonizzante, aveva chiamato le guardie faunistiche della Provincia di Torino. La diagnosi era incerta. Dall’Università, la decisione di portarlo alla clinica veterinaria San Michele di Lodi, specializzata in neurologia, che ha offerto risonanza e operazione gratis. «Gli avevamo trovato un ascesso per un’infezione da trauma, in seguito a una caduta o a una lotta con un altro camoscio», spiega Quaranta.
«La sua morte, dovuta allo stress e al trauma dei botti, non è stata immediata – spiega Quaranta – Da quanto ho potuto rilevare, dev’essersi dimenato in modo sfrenato, fino a morire per sfinimento». Nella morte non era solo: in una gabbietta vicino a lui, il professore ha trovato anche una poiana che non ha resistito agli scoppi della mezzanotte. Impossibile dire quanti animali selvatici, in natura, siano morti per lo stesso motivo. «Anche io ero appassionato di fuochi pirotecnici – confida il professore – fino a quando non ho fatto questo lavoro».
E come si commenta questa storia?
[fonte LaStampa]




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