Psicologia

I Ribelli Hanno Un Ruolo Prezioso: Sono L'antidoto All'Inerzia Del Mondo

Di Sandra Saporito - 5 Marzo 2020

I ribelli hanno la vita dura: considerati spesso come i disturbatori della quiete generale sono tuttavia coloro che permettono il rinnovamento e l’evoluzione della nostra società in quanto hanno il coraggio di uscire dai sentieri battuti, di oltrepassare la zona grigia del conformismo. La ribellione si manifesta spesso come una necessità nelle persone mosse da grandi ideali, che percepiscono i limiti imposti dalla società come una violazione del diritto alla diversità, all’unicità e alla libertà.

“Nella vita non bisogna mai rassegnarsi, arrendersi alla mediocrità, bensì uscire da quella zona grigia in cui tutto è abitudine e rassegnazione passiva, bisogna coltivare il coraggio di ribellarsi.”
(Rita Levi-Montalcini)

Malgrado il loro dono, i ribelli fanno paura

Sono spesso ritenuti sognatori, visionari, folli, persone senza il senso del concreto ma in realtà i ribelli svolgono un ruolo importante nella nostra società: le impediscono di pietrificarsi, di congelarsi in una posizione che porterebbe inevitabilmente ad una sorta di morte cerebrale che impedirebbe ogni tipo di evoluzione; questa azione reattiva si rispecchia sia al livello globale che nella sfera privata e familiare, dove i ribelli vengono spesso ostacolati e denigrati, quando non direttamente considerati come pecore nere.

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La tipizzazione sociale non giustifica la rigidità dei costumi né ne attesta la validità: non è perché “abbiamo sempre fatto così” che significa che sia la cosa giusta. Abbiamo il diritto (e il dovere) di rimettere in questione ciò che ci è stato detto e inculcato, di definire i nostri confini e affermare la nostra individualità. Abbiamo il dritto di opporci a ciò che riteniamo ingiusto, ad urlare la nostra voce fuori dal coro e ad usare il nostro libero arbitrio. Fa paura? Certo, ma i ribelli sono qui per insegnarci ad avere il coraggio necessario per farlo.

Quando “osare” affermare la propria individualità significa andare controcorrente

Il tentativo di ribellione risponde ad un malessere profondo che alcune persone percepiscono in maniera brutale mentre la maggioranza sembra ormai anestetizzata da uno stile di vita nella zona grigia. In virtù del bene minore che si può trarre da una situazione di stallo che promette una certa sicurezza, le persone che si sono abituate a barattare la loro felicità, la loro realizzazione, l’espressione del loro essere autentico con una vita dall’apparenza più comoda e sicura tentano di proteggere quell’equilibrio precario che le ha spinte a sacrificare a volte le loro aspirazioni più profonde, a rischio di lottare contro coloro che indicano l’infondatezza del rispetto delle norme di questo sistema che cerca di trasformare la “biodiversità umana” in una massa amorfa e senza voce. Purtroppo, questa dinamica si ripete dalla più piccola forma di comunità, la famiglia, alla società globale.

Chi non vuole accontentarsi di una vita grigia vissuta sul filo della sufficienza e sente di poter aspirare a più di questo tende a fare esplodere allegramente le sicurezze sulle quali si poteva basare l’illusione che gli altri difendevano, assieme alle loro fragili sicurezze. Questo è il motivo per il quale ribellarsi è spesso visto di cattivo occhio: la disobbedienza alle norme prestabilite e che non rivestono più un reale significato porta a cambiamenti drastici ritenuti spesso dolorosi per chi si è già rassegnato.

Quando ribellarsi diventa una questione di dignità

Rinunciare alla nostra capacità di ribellarsi significa rinunciare alla nostra libertà, accettare ciò che ci viene proposto senza fiatare, senza chiedersi se sia realmente giusto; ci spinge a zittire la nostra coscienza e a mantenere un equilibrio precario che diventa altamente disfunzionale man mano che si cristallizza e si mantiene inalterato nel tempo, non rispondendo più alle esigenze reali delle persone ma assumendo un carattere dogmatico, al quale si tenderà a rispondere secondo gli schemi educativi che confondono la sottomissione col rispetto.

“Gli uccelli nati in una gabbia pensano che volare sia una malattia.”
(Alejandro Jodorowsky)

I ribelli sono forse gli unici ad usare ancora il potere del libero arbitrio oggigiorno, a decidere cosa merita il loro tempo, i preziosi frammenti della loro vita. Sono i coraggiosi che si assumono la responsabilità di agire secondo i loro principi ed ideali. Questo atto d’integrità dovrebbe essere incentivato e riconosciuto al suo giusto valore invece di essere represso per paura di ritorsione, per timore di “subirne le conseguenze”.

“Non abbiate paura di alzare la voce per l’onestà e la verità e la solidarietà contro l’ingiustizia e la menzogna e l’avidità. Se la gente di tutto il mondo avesse fatto questo, sarebbe cambiato il mondo.”
(William Faulkner)

Far sentire la propria voce, andare controcorrente rispetto a ciò che si ritiene sbagliato o ingiusto comporta, ahimè, dei rischi tra cui quelli di essere incompresi, isolati, denigrati, perché spesso la maggioranza delle persone è terrorizzata dal cambiamento ed emargina i ribelli senza dare loro ascolto, senza accogliere l’importante messaggio che hanno da dare.

Il contributo dei ribelli è tuttavia cruciale per la salute di un sistema: senza un organismo in grado di riconoscere i suoi punti deboli, questo sarebbe destinato presto o tardi a morire. Ecco perché coloro che hanno il coraggio di agire diversamente, di seminare piccoli atti di ribellione nella quotidianità, attraverso scelte consapevoli di consumo, di lavoro, di etica, sono così preziosi per la società anche se questa li rifiuta: loro le permettono di evolvere e di non morire d’inerzia.

“Quando pensi alla lunga e tenebrosa storia dell’uomo, troverai che molti crimini spaventosi sono stati commessi nel nome dell’obbedienza, più di quanti ne siano mai stati commessi in nome della ribellione.”
(Charles Percy Snow)

Fonti
Berger, Peter L., Thomas Luckmann, and Marta Sofri Innocenti. La realtà come costruzione sociale. Bologna: Il mulino, 1969.
Y Gasset, José Ortega, and Salvatore Battaglia. La ribellione delle masse. Il mulino, 1962.
 

Sandra “Eshewa” Saporito
Autrice e operatrice in discipline bio-naturali
www.risorsedellanima.it





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