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Il referendum sugli OGM: 5 aspetti da conoscere

Di Giordana - 6 Aprile 2014

Il referendum Italia OGM, Italia No OGM, promosso da Legambiente e da altre 39 associazioni sta, come previsto, suscitando molte discussioni tra posizioni e pareri discordi.
Ci sono alcuni punti che, per quanto il contesto mediatico non consenta per ovvie ragioni logistiche, di trattare in maniera approfondita e dettagliata, possono essere comunque riassunti brevemente:

1) Una delle prime critiche apportata da chi è “pro OGM” è il fatto che non rechino danni alla salute, di fatto, è corretto mantenere a riguardo una posizione neutra, non si sa infatti se possano o no creare danni alla salute, questo argomento infatti è al centro degli studi da parte delle organizzazioni mondiali della sanità, ma è largamente dibattuto da molte organizzazioni scientifiche e non, di fatto l’attuale campagna non verte su questo punto che ad oggi, checchè se ne dica, è ancora di difficile gestione.
2) La biodiversità. La querelle in fatto di biodiversità è aspra tra chi è “pro” e chi è “contro” gli OGM. Quando si afferma che le coltivazioni transgeniche sono dannose per la biodiversità locale non si fa riferimento al fatto che le piante utilizzate non siano piante selvatiche o come sarebbe più corretto dire, spontanee, (affermazione che sarebbe piuttosto ridicola considerando che la quasi totalità delle piante destinate ad uso alimentare, alberi da frutto inclusi, non sono che imparentate, ormai alla lontana e quando lo sono, spesso infatti si tratta di innesti completamente nuovi, con le specie originarie), ma si fa riferimento all’utilizzo delle monoculture, una pratica che accompagna le politiche agricole globali e industriali e che solitamente, non esclusivamente, viene applicata proprio alle coltivazioni si soia e cotone.
La monocultura danneggia la ricchezza del suolo in maniera pressoché irreversibile, il resto lo fanno gli antiparassitari usati per le coltivazioni OGM che è vero, sono quantitativamente inferiori a quelli usati per colture normali, ma sono qualitativamente molto più potenti.
3) I paesi in via di sviluppo. I danni ai paesi emergenti, questo è un punto caldo della politica OGM, da una parte chi sostiene che sia stato un tentativo per migliorare la situazione economico alimentare, dall’altra, gli scienziati locali, accusano duramente le multinazionali: i corsi per gestire le piante sono stati fatti sì, ma solo in inglese e di conseguenza è stato completamente ignorato il reale livello di scolarizzazione delle fasce contadine, le sementi hanno costi eccessivi e questo ha provocato il fallimento di tutte piccole imprese agricole a gestione familiare. Ci sono studi inerenti all’aumento di malformazioni fetali nelle zone largamente coltivate con sementi OGM. Il potere agricolo è passato nelle mani delle lobby dei semi.
4) Il 90% percento dei mangimi animali è derivato da soia geneticamente modificata.
5) L’Italia e la legge sulla convivenza di colture OGM E NON. Non si tratta di una campagna pro bio e contro gli organismi geneticamente modificati incentivata dalle lobby del biologico, ma di una legge approvata dal parlamento europeo che impone la tutela dei terreni e la libertà di scelta degli agricoltori/coltivatori (vedi normativa inerente al piano di coesistenza). Normative di riferimento:
Legge 28 gennaio 2005, n.5 “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 novembre 2004, n. 279, recante disposizioni urgenti per assicurare la coesistenza tra le forme di agricoltura transgenica, convenzionale e biologica”
Direttiva CEE 2001/18 – Decreto legislativo n.224, 8 luglio 2003- Convenzione sulla diversità biologica e protocollo di Cartagena.
L’elenco potrebbe continuare, ma come anticipato la logistica impone di ridurre e riassumere, ma chi fosse interessato può documentarsi personalmente, esiste una ricca bibliografia a riguardo, tra i tanti testi: Vandana Shiva, Le nuove Guerre della Globalizzazione. Sementi, acqua e forme di vita,Vandana Shiva, Biopirateria, A. Parenti, il WTO, cos’è e come funziona l’organizzazione mondiale del commercio, e molti altri.
In conclusione è opportuno ricordare che la lotta contro gli OGM non è una lotta la progresso, ma un tentativo di tutelare la libertà di scelta di consumatori e coltivatori in base al Principio di Autonomia.
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