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Spiritualità

Reincarnazione: quando l'anima sopravvive al corpo e sceglie nuovi involucri in cui vivere

Di Laura De Rosa - 9 Ottobre 2015

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Secondo la teoria della reincarnazione le nostre anime tornano sulla Terra più volte reincarnandosi in corpi fisici attraverso il cosiddetto ciclo di morte rinascita. Lo scopo è lo sviluppo spirituale. A crederci sono in molti: induisti, taoisti, giainisti, buddisti, anche se questi ultimi rivisitano la teoria a modo loro.

Se la reincarnazione classica è una trasmigrazione di anime individuali, per il buddismo, che nell’anima non crede, è una trasmigrazione di stati mentali. Nel buddismo è più corretto parlare di rinascita perché a ritornare sulla Terra è un’energia generata dalle volizioni mentali inconsce di ciascuno di noi. Queste energie mentali formano il karma, che non è individuale ma impersonale. Quindi se mi comporto bene questo atteggiamento crea nella mia mente, e nel destino creato dalla mente stessa, un effetto positivo, viceversa se mi comporto male. Prospettiva che anziché renderci passivi, come accade spesso nell’Induismo, dove ci si sente predestinati a una certa condizione, ci rende attivi perché il Karma dipende da noi, dalla positività o negatività dei nostri pensieri. Il Futuro, in definitiva, è solo nelle nostre mani e dipende strettamente dalla mente che lo crea. Nel Buddismo siamo artefici del nostro destino.

Reincarnazione e risurrezione: differenze e interpretazioni di Osho

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Se nella reincarnazione è l’anima a sopravvivere al corpo e a scegliere, di volta in volta, nuovi involucri in cui vivere, la risurrezione prevede il ritorno alla vita vera e propria dopo la morte, che è una sorta di lungo sonno. A seconda della tradizione di riferimento, il defunto può rivivere nello stesso corpo, in un altro corpo, oppure spirito e corpo rinascono in tempi diversi.

Nel Cristianesimo la teoria della risurrezione viene formulata per la prima volta nel Nuovo Testamento in Isaia (Isaia 26,19) e in Daniele (Daniele 12,2), passi in cui i profeti parlano di un Regno di Dio che si instaurerà quando il peccato sarà definitivamente sconfitto e la morte privata del suo dominio. Essa viene ribadita negli Atti degli Apostoli (Atti 4,2 e 17,32) e nelle Lettere di Paolo. L’argomento ritorna spesso e lo stesso concetto di morte viene riproposto più volte. Nel Nuovo Testamento e nella Tradizione cristiana si parla inoltre di salvezza delle anime di chi merita il Paradiso, eventualmente purificate attraverso un periodo al Purgatorio. In quest’ottica Cristo ritornerà alla fine dei tempi per pronunciare il Giudizio Universale, cui seguirà la risurrezione della carne, ossia dei corpi. Si intuisce quindi come la risurrezione c’entri ben poco con la reincarnazione.

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Singolare è l’interpretazione di questi due punti di vista data da Osho Rajneesh. Un musulmano sotto mentite spoglie domanda al saggio come mai esistano religioni tanto diverse proponendo una riflessione assai interessante: “Se Gesù era un illuminato doveva pur saperlo… Ed anche Muhammad, o Mosè, devono averlo saputo che ci sono molte vite e non solo una, se erano Illuminati… una cosa è certa, non possono essere tutti Illuminati… spiegami dunque, sono molto confuso… non possono avere entrambi ragione, è logicamente così.” Il saggio risponde: “Non è necessario che sia così. Il tuo approccio è assolutamente sbagliato. Sono entrambi degli artifici. Nessuno dei due ha ragione e nessuno dei due ha torto. Sono entrambi degli artifici… Muhammad, Gesù e Mosè stavano parlando a un certo punto di mente, e Buddha, Mahavira, Krisna parlavano a una mente molto diversa. Ci sono in verità due religioni che sono la fonte delle altre – quella indù e quella ebraica. Perciò tutte le religioni nate dall’India, tutte le religioni nate dall’Induismo, credono nella rinascita, in molte nascite, e tutte le religioni nate dal pensiero ebraico – Islam, Cristianesimo – credono in una sola vita. Questi sono due artifici. Cercate di comprenderlo. Dato che le nostre menti sono fisse, noi prendiamo le cose come teorie e non come artifici… Naturalmente non possono essere giuste tutte e due le cose, ma nessuno sta dicendo che lo siano. Io non mi occupo di ciò che è giusto e di ciò che è sbagliato. Mi interessa solamente quale artificio funzioni. In India usano questo artificio delle molte vite. Perché? Ci sono molti motivi. Tutte le religioni nate in Occidente, particolarmente dal pensiero ebraico, erano religioni di gente povera… Per un uomo povero, una vita è più che sufficiente… sta morendo di fame. Se gli dici che ci sono tante vite, che continuerete a rinascere sempre di nuovo, che vi muoverete in una ruota di mille e una vita, il poveraccio si sentirà solamente frustrato per l’intera cosa. Che cosa stai dicendo?… Dacci il paradiso subito dopo questa vita. (dirà il povero)… Buddha, Mahavira, Krisna parlavano a una società molto ricca. Oggi è diventato difficile capire perché l’intera ruota si è girata… A quel tempo l’Oriente era ricco… e in una società ricca ci sono problemi differenti. Per una società ricca, il piacere non ha senso, il paradiso è senza senso. Per una società povera il paradiso ha molto senso. Se la società sta già vivendo in paradiso, il paradiso è senza senso. Perciò non potete più proporre il paradiso. Non potete creare un incentivo a fare qualcosa per il paradiso: ci sono già – e annoiati. Perciò Buddha, Mahavira, Krisna non parlano del paradiso. Parlano di libertà… Il paradiso di Gesù non li avrebbe certo attratti. E, in secondo luogo, il vero problema per un uomo ricco è la noia… Per un uomo povero il problema è la sofferenza… Buddha, Mahavira, Krisna usarono tutti questa noia, e dissero: Se non fate nulla dovrete rinascere sempre di nuovo, per mille e una volta vi muoverete nella ruota. Per un uomo ricco che ha conosciuto tutti i piaceri questa ripetizione non è una buona prospettiva. Il problema è la ripetizione. Per lui la sofferenza è quella. Vuole qualcosa di nuovo e Mahavira e Buddha dicono: Non c’è niente di nuovo. Questo mondo è vecchio… Siete in una ruota che gira. Andate al di là di essa; fate un salto fuori della ruota. – Un uomo ricco si può dirigere verso la meditazione solo se riuscite a creare un artificio che intensifichi la sua sensazione di noia. Se parlate di noia a un uomo povero state dicendogli cose senza senso… Un uomo povero non si annoia mai: sta sempre pensando al futuro… L’uomo povero ha bisogno di una promessa ma se la promessa è a lunga scadenza diventa senza senso. Deve essere immediata… Gesù creò una sensazione di immediatezza tramite il concetto di una sola vita. Lui sapeva, come sapevano anche Buddha e Mahavira. Qualsiasi cosa loro sapessero non fu però mai detta. Di noto rimane però solo ciò che loro escogitarono. Questo era un artificio al fine di creare immediatezza, urgenza, in modo tale che voi cominciate ad agire. L’India era un paese antico, ricco. Di urgenza con promesse per il futuro non se ne parlava neppure. Per creare un’urgenza c’era un solo possibile modo, cioè creare più noia. Se un uomo sente che dovrà rinascere sempre di nuovo, infinitamente, ad infinitum, viene immediatamente e chiede: Come? Come liberarsi da questa ruota? Questo è troppo. Ora non ce la faccio a continuare, ho già conosciuto tutto ciò che era possibile conoscere. Se questo deve essere ripetuto, è un incubo… Perciò Buddha e Mahavira dicono: Non c’è nulla di nuovo sotto il cielo. Ogni cosa è vecchia e una ripetizione. E avete ripetuto per molte, molte vite e continuerete a ripetere per molte, molte vite. Fuggite questa ripetizione. Fuggite la vostra noia e fate un salto. L’artificio è diverso ma lo scopo è lo stesso. Fate un salto! Muovetevi! Trasformate voi stessi! Qualsiasi cosa voi siate, trasformate voi stessi da ciò che siete. Se prendiamo le affermazioni religiose per degli artifici, allora non c’è alcuna contraddizione. Allora Gesù e Krisna, Muhammad e Mahavira intendono tutti la stessa cosa. Creano vie differenti per gente differente, attrattive differenti per atteggiamenti differenti. Ma entrambi non sono principi per i quali si debba lottare e discutere. Sono degli artifici che devono venire usati, trascesi e gettati.

La reincarnazione tra Antica Grecia e filosofia contemporanea

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Sulla scia della tradizione orfica e pitagorica, Platone nel Menone fa riferimento alla reincarnazione: “L’anima essendo immortale, essendo rinata più volte e avendo visto tutte le cose che esistono sia in questo mondo che nell’altro, ha conoscenza di tutte.” Empedocle nelle “Purificazioni”, sulla scia di Parmenide, sostiene che nulla si crea e nulla si distrugge e che ogni cosa si trasforma sulla base dell’amore e dell’odio, pulsioni opposte da cui dipende l’aggregazione e la disgregazione dei quattro elementi. L’anima nascerebbe e morirebbe in un ciclo perpetuo grazie all’intervento di queste due forze.

La teoria della reincarnazione o metempsicosi da Platone passa ai neoplatonici e a successive correnti di tipo gnostico, esoterico ed ermetico del tardo ellenismo. La reincarnazione platonica ritorna anche in Plotino, Giamblico e Proclo, secondo i quali l’anima sarebbe destinata a questo ciclo di morte-rinasciata a causa di una colpa originaria, che va espiata.
In tempi più attuali la reincarnazione è stata frequente oggetto di discussione e studio: basti pensare alle teorie proposte da Rudolf Steiner (1861-1925), secondo il quale a reincarnarsi sarebbero solo il corpo eterico e astrale, non quello fisico. Essi accompagnerebbero l’Io in un periodo di sonno che anticipa le incarnazioni successive fino al definitivo ritorno allo spirito puro.

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Anche il chiaroveggente Edgar Cayce (1877-1945) ha affrontato l’argomento in oltre 2500 letture fatte a 1500 persone. Secondo lui le entità presenti sulla Terra sono quello che sono perché sono state quello che sono state. Ovvero il soggiorno terrestre sarebbe una sorta di lezione che ci insegna a vivere ma se gli insegnamenti non vengono appresi, ecco che l’anima ritorna sulla Terra per rifare le stesse esperienze, a volte persino nello stesso ambiente.
Oggigiorno gli individui che credono nella reincarnazione sono sempre più numerosi e persino alcuni medici ufficiali, in seguito ad esperienze di pre-morte, supportano tale teoria. Basti pensare al Dott. Raymond Moody (1944), che raccolse moltissimi casi di esperienze pre-morte.

Il Dott. Sam Parnia constatò nel corso della sua esperienza con persone sopravvissute ad arresti cardiaci, che il 20% di essi erano rimasti perfettamente coscienti nonostante il cervello non funzionasse. A dimostrazione che l’anima, o coscienza che dir si voglia, è sconnessa dal corpo fisico. Anche il Dottor Robert Lanza, uno degli scienziati più famosi al mondo, è convinto che esista la vita dopo la morte.

A studiare le persone che hanno testimoniato di aver avuto una vita precedente è stato invece il Prof. Jan Stevenson, che ha esaminato nel corso della sua carriera oltre 1600 casi fra cui il famoso bambino libanese Imad Elavar, che a soli 2 anni ricordava di aver vissuto nel villaggio di Khirby nella famiglia Bouhamzy. Le sue affermazioni risultarono corrispondere perfettamente alla realtà, come provò lo stesso Stevenson.

Laura De Rosa

www.yinyangtherapy.it

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