Significati Simbolici

Il significato simbolico di gennaio ci invita al rispetto del nostro tempo personale

Di Sandra Saporito - 27 Dicembre 2023

Gennaio è il mese degli inizi, delle nuove partenze, delle speranze che lanciamo nel futuro sperando che approderanno in un porto sicuro. È il mese che guida la Befana e i Re Magi verso le calze dei bambini ma gennaio è più di questo e porta con sé alcuni significati interessanti da riscoprire. Il motivo? Possono aiutarci a riappropriarci di una relazione col tempo, personale ed interiore, che stiamo lentamente ma inesorabilmente smarrendo.

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Il tempo sospeso e la nascita di gennaio

l'alba di un nuovo anno
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Quando pensiamo al calendario e al susseguirsi dei mesi, ci risulta difficile pensare che in origine mancassero all’appello proprio i mesi più freddi! Ci fu un tempo infatti in cui gennaio e febbraio non esistevano e il Capodanno non aveva una data ben definita. Talvolta l’anno nuovo iniziava il 25 dicembre con lo stile detto “a nativitate“, altre volte veniva festeggiato a marzo in concomitanza del risveglio della natura e dell’inizio delle attività belliche ed agricole come era consuetudine agli albori di Roma.

Il calendario di Romolo, il leggendario fondatore di Roma, contava infatti dieci mesi: iniziava a marzo e terminava a dicembre. Nel periodo invernale, non vi era quindi nessuna conta dei giorni. Il tempo era sospeso e riprendeva il suo corso soltanto a primavera nel mese di marzo, il primo mese ufficiale del calendario romano dedicato al dio Marte, che governava le operazioni militari, la fertilità e la vegetazione. Il calendario subì poi diverse modifiche, tra le quali si annovera l’introduzione di due mesi che servivano ad allineare l’anno civile all’anno tropico: gennaio e febbraio.

Gennaio prese il suo nome dal dio Giano Bifronte, il dio con due facce che guardano l’una al passato e l’altra al futuro, e che indicavano ciò che affermò secoli dopo il filosofo danese Soren Kierkegaard: “La vita si può capire solo all’indietro, ma si vive in avanti.”.

alba
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Giano era venerato a Roma come il dio delle porte, dei ponti e dei passaggi materiali e simbolici, era custode di tutto ciò che rappresentava il passare da uno stato all’altro, come la nascita e i riti di passaggio. Questa sua peculiarità fu il motivo per il quale Numa Pompilio, re di Roma di origine sabina, gli dedicò il primo mese dell’anno civile, in contrapposizione all’anno sacro, con inizio nel mese di marzo.

Imparare ad accogliere il tempo di mezzo

Siamo spesso abituati a rappresentare il tempo come una freccia diretta verso il futuro e questo è di certo utile a posizionare gli eventi su una linea temporale che, seppure astratta, ci permette di comprendere il susseguirsi di alcuni eventi, ma il tempo ha dimensioni e forme a volte curiose e gennaio è il mese che forse più di tutti tenta di ricordarcelo col suo simbolismo legato a Giano Bifronte.

Se da una parte accogliamo l’anno nuovo e ci sforziamo di riempirci la testa di obiettivi da raggiungere, una parte di noi frena, cerca di rallentare il passo, contrapponendosi all’imperativo di considerare questo momento come la partenza di una maratona di 12 mesi. E se decidessimo a stare in ascolto delle nostre sensazioni interiori questa volta?

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inverno, momento di contemplazione
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Spesso capita di avere l’impressione di auto-sabotarci nell’ iniziare i buoni propositi dell’anno nuovo perché dopo lo slancio iniziale l’energia cala e a volte si arrena, portandoci inesorabilmente a mollare, a pensare di non essere capaci di essere costanti nell’andare in palestra, o leggere di più, ecc… nel vedere con amarezza tutti questi “da oggi” perentori trasformarsi in “magari domani” ad oltranza.

Forse ciò che ci mette i bastoni tra le ruote è il non ascoltare la voce che dentro di noi ha solo la necessità di rallentare un po’ il passo senza rispondere all’imperativo di produttività che la società impone. E se una parte di noi avesse soltanto bisogno di rigenerarsi in questo tempo sospeso per capire come agire al meglio, tenendo uno sguardo su quanto appreso nel passato e ciò che si vorrebbe coltivare in futuro nel rispetto dei propri ritmi?

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Riti, fuochi e leggende di gennaio

Secondo la simbologia di questo mese e per la sua natura intermedia ed ambivalente, gennaio si conferma essere un tempo favorevole alla divinizzazione e ai riti propiziatori come lo sono tutti i tempi “di mezzo” secondo le antiche tradizioni. I rituali di Capodanno ci invitano a buttare via le vecchie stoviglie, a disfarci di ciò che è rotto, inutile, usurato, come rituale di magia simpatica per promuovere un passaggio sotto i migliori auspici tra il vecchio anno e quello nuovo.

Ma il protagonista indiscusso di questo periodo è soprattutto il fuoco: illumina, scalda, purifica, porta buona sorte e scaccia i guai e l’oscurità. Il suo potere trasformativo si esplica a meraviglia in questo tempo di passaggio.

fuoco propiziatorio di di gennaio
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I fuochi d’artificio di Capodanno s’ispirano ad una vecchia usanza apotropaica che mirava, grazie al gran rumore e alle tante luci, a scacciare gli spiriti maligni legati all’anno vecchio e ad accogliere l’anno nuovo con tutti gli onori.

Il falò della Befana del 6 gennaio rievoca gli antichi fuochi divinatori dell’epoca precristiana: la direzione delle faville sono tutt’oggi ritenute messaggere dei futuri raccolti. Ritroviamo altri fuochi propiziatori anche per la festa di Sant’Antonio nella notte tra il 16 e il 17 gennaio.

La leggenda di sant’Antonio narra che durante un inverno particolarmente rigido il diavolo rubò il fuoco lasciando l’umanità nella morsa del freddo. La gente pregò e supplicò il santo, accompagnato dal suo fedele maialino, e con una furbizia egli entrò all’inferno, rubò alcune braci ardenti che nascose nel suo bastone e le portò alla povera gente che poté di nuovo accendere fuochi e riscaldare le gelide case, superando la brutta stagione. Da allora si accendono fuochi in onore del santo.

Un’altra leggenda legata a questo mese è quella dei “giorni della merla”, ovvero dei tre ultimi giorni del mese conosciuti per essere i più freddi dell’anno. La storia ci narra di un assai dispettoso mese di gennaio che cerca in tutti i modi possibili di freddare una candida merla (all’epoca i merli erano bianchi) che, per fuggire al freddo, trovò rifugio nel comignolo di un camino per uscirne finalmente a febbraio ormai nera come il carbone. Ritroviamo dunque anche qui i temi del fuoco e della trasformazione per attraversare gennaio.

Il profondo messaggio di questo mese ci porta quindi a considerare la natura ambivalente di questo periodo. Se gennaio è un tempo che unisce le sponde del vecchio e del nuovo anno, attraversarlo richiede attenzione e passi misurati e forse anche un momento da dedicare alla meraviglia, al rispetto del proprio tempo personale e alla trasformazione che opera sotto i nostri occhi.

Buon anno nuovo a tutti/e!

Fonti e approfondimenti:

A proposito di Giano e del nuovo anno 
• Granata Tiziana , Almanacco delle tradizioni popolari, editoriale Programma, 2022.
• Il Capodanno romano 

Sandra Saporito





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