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La commovente leggenda di Colapesce

Di Sandra Saporito - 1 Agosto 2023

Rievocare le leggende e le storie del territorio è un modo per onorare la nostra terra, il nostro passato, e trasmettere un bagaglio culturale che altrimenti andrebbe perso, ecco il motivo per il quale è fondamentale continuare la lunga tradizione dei cantastorie e far rivivere i miti e leggende della nostra meravigliosa penisola. Oggi ci soffermeremo sulla bellissima storia di Colapesce, eroe di Sicilia e simbolo di altruismo e abnegazione.

Le fonti storiche fanno risalire le prime testimonianze della leggenda di Colapesce al XII secolo, quando il trovatore provenzale Raimon Jordan cantò le gesti di un certo “Nichola de Bar(i)“, un prodigioso nuotatore di Messina, in grado di vivere sotto le onde del mare per giorni.

Da allora, la storia di Colapesce (“Nicola il pesce”) si trasmise per via orale consentendo al racconto di evolversi col passar del tempo. E di essere ricordato.

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“Nicola il Pesce”, il ragazzo che salvò la Sicilia

….Dico anche che deve saper nuotare come raccontano che nuotasse il Pesce-Cola” scrisse Miguel de Cervantes nel suo Don Chisciotte della Mancia a capitolo XVIII, a riprova che la leggenda di Colapesce era conosciuta da molti in passato e non soltanto nel Belpaese ma anche in Francia, Spagna, Gran Bretagna.

nuotatore
Credit foto © Pexels

Le prime versioni della leggenda narrano della morte tragica di Nicola: il ragazzo era conosciuto per essere il migliore esploratore dei fondali marini di Messina. Pare che il ragazzo si sentiva così tanto al suo agio sotto le onde che presto trascorse più tempo in acqua che in superficie ed è così che fu chiamato Colapesce.

La fama del ragazzo-pesce giunse alle orecchie di Guglielmo II di Sicilia, detto “Il Buono”, conosciuto per essere un uomo di cultura e di pace. Il sovrano richiese di incontrare il giovane e subito la gente cercò di accontentare il monarca trascinando Colapesce fuori dall’acqua. Purtroppo il corpo del ragazzo si era talmente abituato a vivere come un pesce che non sopportò di rimanere fuori dall’acqua per il tempo del viaggio e morì prima di incontrare il re.

Altre versioni riportano che il ragazzo, per le sue numerose immersioni, fu maledetto dalla propria madre e condannato a trasformarsi in creatura metà uomo e metà pesce, trascorrendo poi il resto della sua vita ad avvisare i marinari dell’arrivo delle tempeste; altre versioni ancora riportano che morì per colpa di Federico II di Svevia che, nello sfidare le capacità del ragazzo, gli ordinò di riportagli una coppa d’oro che scagliava sempre più lontano nel mare, fino a quando Colapesce non riuscì più a tornare in superficie.

Tuttavia, la versione più conosciuta narra dell’eroico Nicola che salvò la Sicilia da un terribile destino. Nelle sue immersioni, ordinate dal re Federico II, vide tre colonne di pietra che sostenevano l’isola. Una tra queste da lì a poco sarebbe crollata e Colapesce, per salvare il regno, si sostituì ad essa, portando la Sicilia sulle proprie spalle similmente ad Atlante.

Da allora, si racconta che Colapesce sarebbe ancora sotto il mare, intento a sorreggere l’isola, provocando a volte alcune scosse quando, stanco, decide di cambiare braccio per tenerla su. Secondo la leggenda, sarebbe possibile avvistarlo al largo una volta ogni 100 anni, quando per un breve istante torna in superficie per ammirare la sua tanto amata terra, per la quale sacrificò la sua vita.

Curiosità: le tre colonne della leggenda rappresentano i tre promontori della Sicilia raffigurati dalle tre gambe della Trinacria della bandiera isolana: Capo Peloro (Messina), Capo Passero (Ragusa) e Capo Lilibeo (Trapani).

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Le origini della leggenda e i Figli di Nettuno

Nettuno
Credit foto © Pexels

Secondo la tesi dello storico e filosofo Benedetto Croce riportata in Storie e leggende napoletane, questa commovente leggenda affonderebbe le sue origini nel culto pagano dei Figli di Nettuno, una cerchia molto ristretta di ricercatori di tesori sommersi, abili nuotatori capaci di immergersi a lungo nelle profondità del mare grazie, secondo il mito, a dei pesci “trasportatori” dai quali si facevano inghiottire per poi uscirne quando erano giunti in prossimità della superficie sventrando l’animale con l’ausilio di un coltello, come documentato da una bassorilievo di epoca classica ritrovato nel quartiere di Porto, a Napoli.

Secondo alcuni studiosi la straordinaria capacità dei Figli di Nettuno di trattenere il respiro per un tempo considerato allora impossibile era dovuto all’ingestione di un determinato tipo di alghe, trattate secondo modalità trasmesse durante i riti d’iniziazione al culto di Nettuno, e che avevano la facoltà di rallentare il ritmo respiratorio.

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La leggenda di Colapesce (“Colapisci”)

La leggenda di Colapesce, “Colapisci” in siciliano, è un gioiello del folklore dell’isola e del Sud Italia ed è interpretata in questo video dal duo Calandra & Calandra che riprende la musica e la poesia del celebre cantastorie Otello Profazio in un cortometraggio acclamato nel 2017 come “Migliore Videoclip” al Festival di Imperia e realizzato con il contributo e la collaborazione del Comune di Favignana – Isole Egadi e dell’Area Marina Protetta, ARS e EUROPOL di Alcamo.

La traduzione in italiano

La gente lo chiamava Colapesce
perché stava in mare come un pesce
da dove veniva non lo sapeva nessuno
forse era figlio del Dio Nettuno.

Un giorno a Cola il re fece chiamare
e Cola dal mare di corsa venne.

O Cola il mio regno devi scandagliare
sopra che fondamento si sostiene.

Colapesce corre e va
Vado e torno maestà.

Così si tuffa a mare Colapesce
e sotto le onde subito sparisce
ma dopo un poco, questa novità
al suo re Colapesce dà.

Maestà le terre vostre
stanno sopra a tre pilastri
e il fatto assai tremendo,
uno già si sta rompendo.

O destino mio infelice
che sventura mi predici.

Piange il re, come debbo fare
solo tu mi puoi salvare.

Sono passati tanti giorni
Colapesce non ritorna
e l’aspettano alla marina
il re e la regina.

Poi si sente la sua voce
dal mare in superficie.

Maestà! qua sono, qua
Maestà! qua sono, qua
nel fondo del mare
che non posso più tornare
voi pregate la Madonna
che possa reggere questa colonna
altrimenti si spezzerà
e la Sicilia sparirà

Sono passati tanti anni
Colapesce è sempre là
Maestà! Maestà!
Colapesce è sempre là!

Fonti:

• Benedetto Croce, Storie e leggende napoletane, Vol. 11, G. Laterza, 1948.
• Il ragazzo-pesce: Nichola de BarNapoliToday: La leggenda napoletana di Colapesce e la setta de I Figli di NettunoSicilia’s: La leggenda di Colapesce, colui che porta sulle spalle la Sicilia

Sandra Saporito
Autrice e operatrice in Discipline Bio-Naturali
www.risorsedellanima.it





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