Psicologia

Quali sono i sintomi della dipendenza affettiva

Di Cristina Rubano - 28 Marzo 2022

Cosa significa e quali sono i sintomi della dipendenza affettiva? Lo spiegano bene, più di qualunque saggio scientifico sull’argomento, le parole di  Robin Norwood:

“Quando essere innamorate significa soffrire tutto il tempo, stiamo amando troppo.

Quando giustifichiamo tutti i malumori, il cattivo carattere, l’indifferenza o li consideriamo conseguenze di un passato difficile e cerchiamo di diventare la sua terapista, stiamo amando troppo.

Quando leggiamo un saggio di psicanalisi e sottolineiamo tutti i passaggi che potrebbero aiutare lui, stiamo amando troppo.

Quando siamo offesi dal suo comportamento ma pensiamo che sia colpa nostra perché non siamo abbastanza attraenti, stiamo amando troppo.

Quando la relazione con lui mette a repentaglio il nostro benessere emotivo e la nostra salute, stiamo amando troppo.

Quando essere innamorate significa soffrire, stiamo amando troppo.

Nella vita c’è molta sofferenza e, forse, l’unica sofferenza che si può evitare è la sofferenza di cercare di evitare la sofferenza.

Alcune donne si sono lasciate ossessionare tanto dal pensiero del partner da riuscire a malapena a sopravvivere.

Ci sono donne che, in cerca di qualcuno che voglia amarle, sembrano invece destinate inevitabilmente a trovare dei partner incapaci di affetto e, anche dopo aver capito che quella relazione non soddisfa i loro bisogni, hanno tante difficoltà a romperle.

Il desiderio d’amore, lo struggimento, lo stesso amare diventa una dedizione, una specie di droga.

In realtà, alla radice di questa ossessione non c’è l’amore ma la paura.

Chi ama in modo ossessivo è piena di paure:

paura di restare sola, paura di non essere degna di amore e considerazione, paura di essere ignorata o abbandonata.

Offriamo il nostro amore con la speranza che l’uomo della nostra ossessione ci proteggerà dalle nostre paure.

Offrire amore con la speranza di essere ricambiate diventa la costante di tutta la nostra vita.

Bisogna amarsi per amare meglio.

Invece di una donna che ama qualcun altro tanto da soffrirne, bisogna essere una donna che ama abbastanza se stessa da non voler più soffrire.”

(Da: Donne che Amano troppo, Robin Norwood, Feltrinelli, 1985).

Cosa distingue l’amore dalla dipendenza?

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La dipendenza affettiva è una forma patologica d’amore dove la relazione risulta caratterizzata da una peculiare assenza di reciprocità. Una delle due persone dà amore e dedizione a senso unico entro un legame incostante, sfuggente di cui pure non riesce a fare a meno.

Proprio per questa unidirezionalità è improprio chiamarlo mal d’amore o dire che “si ama troppo”. Si tratta invece di una vera e propria forma di patologia relazionale. In questi legami la persona che è dipendente affettivamente mette da parte i propri desideri, bisogni o opinioni per modellarsi totalmente su quelli dell’altro. Il “sono come tu mi vuoi” è la modalità con cui svaluta sé stessa e si consegna all’altro al prezzo di eliminare la consistenza della propria personalità. Ne risulta una forte difficoltà a rompere la relazione, anche quando questa si riveli insoddisfacente, deludente o violenta. (Wolfe, 2000; Fisher, 2006).

L’amore sano si fonda su un’interdipendenza entro la quale ciascuno dei due partner è punto di riferimento affettivo per l’altro. Nella dipendenza affettiva accade il contrario: più si dà e meno si riceve. Ci si lega  a partner sfuggenti, emotivamente “irraggiungibili” che, in un modo o nell’altro, risultano rifiutanti. La dipendenza del love addicted si fonda sul rifiuto: invece di prendere le distanze da una persona deludente, svalutante, o peggio abusante ci si lega a lui/lei in maniera sempre più stretta.

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Come si riconosce una persona con dipendenza affettiva?

La dipendenza affettiva – non a caso denominata anche love addiction – può essere a pieno titolo considerata fra le forme di dipendenza senza sostanza come quella da lavoro, shopping, sport, internet… Si tratta di dipendenze da comportamenti o attività di per sé considerate lecite e socialmente accettabili e proprio per questo spesso sottovalutate dalla persona stessa e da coloro che le stanno intorno (Giddens, 1992 cit. in Guerreschi, 2018, p.46).

Possiamo riconoscere i sintomi della dipendenza affettiva e tratteggiare un “profilo” del love addicted? Cerchiamo di capirci qualcosa di più provando a comprendere quale sia l’esperienza emozionale e il tipo di pensieri che contraddistinguono queste persone (Peele & Brodsky, 1992).

  • Pensieri ossessivi e comportamenti compulsivi. L’ansia sollecitata dalla temporanea assenza o dal possibile allontanamento del partner diventa un “chiodo fisso”. Questi pensieri sono intrusivi e insistenti, impediscono di concentrarsi sulle attività quotidiane e “obbligano” la persona a cercare ripetutamente di mettersi in comunicazione con lui/lei.
  • Colpevolizzazioni. Si tende ad assumersi la “colpa” delle svalutazioni o dei rifiuti del partner a causa di una propria presunta inettitudine e inadeguatezza.
  • Si insegue il sogno di un cambiamento che prima o poi arriverà nella falsa speranza che un giorno si ricostituirà l’idillio provato nei primi tempi.
  • La relazione col partner è vissuta come magica e salvifica, in grado di far superare qualsiasi ostacolo.
  • Per queste persone, connotate da una scarsa autostima, il senso di sé e della propria esistenza dipendono interamente dal partner. Emotivamente provano un profondo senso di inadeguatezza e una grande paura dell’abbandono. Ed è per questo che si accontentano anche delle “briciole” che il partner riserva loro pur di evitare di essere abbandonate.
  • Da un punto di vista comportamentale si alternano un’eccessiva accondiscendenza a comportamenti controllanti che denotano gelosia e possessività estreme.

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Di che “genere” di dipendenza affettiva parliamo?

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La dipendenza affettiva non dipende dal genere: può essere vissuta da entrambi i sessi, sia in relazioni eterosessuali che omosessuali. Quello che può cambiare, in base anche a stereotipi culturali, è il modo in cui tale dipendenza si manifesta in uomini e donne. I cosiddetti sintomi della dipendenza affettiva possono essere differenti nei due sessi.

Un comportamento apertamente dipendente, richiedente, sottomesso è socialmente accettato nella donna mentre contrasta con gli stereotipi più tradizionali della mascolinità. Gli uomini, infatti, possono rivelare sintomi di una dipendenza affettiva in forme “mascherate” in cui tendono ad assumere attivamente il controllo della partner. Si potranno manifestare comportamenti violenti o di dominanza, svalutazioni e manipolazioni che scoraggino la partner a impegnarsi in attività o relazioni al di fuori della coppia. Uomini che adottano questo tipo di comportamenti spesso sono partner dipendenti a loro volta (Peele & Brodsky, 1992).

Può trattarsi di persone con specifici disturbi di personalità. O di partner problematici o violenti dipendenti da sostanze. In questi casi si parla spesso di codipendenza affettiva: sia l’abusante che la vittima, sia la salvatrice che colui che deve essere salvato sono, ognuno a suo modo, dipendenti affettivamente da quel rapporto insano e disfunzionale.

La dipendenza affettiva, in altre parole, specie quando connota una relazione stabile, è una danza a due non una “patologia” del singolo

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Come si guarisce da una dipendenza affettiva?

Superare la dipendenza affettiva non coincide (o non solo) con la capacità di lasciare il partner. Spesso queste persone si ritrovano con un nuovo partner in una situazione assimilabile alla precedente ripetendo all’infinito uno schema di relazioni malsane.

Queste persone funzionano in modi distintamente differenti quando sono col partner e quando si sentono abbandonate. Spesso sono persone che hanno una personalità dipendente e vivono questa dimensione anche in altri rapporti affettivi. Nel momento in cui sentono che il legame è in pericolo (basta un semplice litigio) cambia la percezione che hanno di sé stesse, viene meno il loro senso di capacità ed efficacia, si annulla il loro senso di sicurezza di base. Per questo ricercano la ricongiunzione con l’altro, anche quando si rivela sfuggente o deludente, per riconquistare, sebbene fugacemente, quel minimo senso di sicurezza psichica.

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Esistono percorsi di psicoterapia, a seconda dei casi condotti in equipe e/o strutture specializzate (es. relazioni violente, presenza di tossicodipendenze o disturbi gravi della personalità). Questi contesti hanno il fine di aiutare la persona a rielaborare traumi del passato e schemi relazionali disfunzionali,  costruire un senso di sé autonomo, un’autostima sufficientemente stabile, un senso di identità autentico. Solo così è possibile accedere ad un intimità affettiva sana e gratificante dove crescere insieme senza annullare sé stessi.

Per saperne di più:

Gezzani N. L’amore impossibile. Franco Angeli, 2015.

Norwood R. Donne che amano troppo. Feltrinelli,  1985.

Telfener U. Gli amori briciola. Magi, 2013.





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