Scuola e Pedagogia

I Bambini E I Ragazzi Hanno Bisogno Di Sorridere Mentre Apprendono

Di Educatrice Manuela Griso - 16 Marzo 2019

La scuola DEVE essere un luogo di crescita felice. Un posto dove imparare con gioia, dove la paura è bandita, dove sentirsi a casa.

Troppo spesso si pensa che educare significhi imporre.

La scuola è la seconda comunità che il bambino conosce. Una scuola basata sulla sola didattica e sull’imposizione di regole sociali con il clima del “terrore”, non fa che allontanare il Bambino dalle relazioni umane, dalla fiducia e dal rispetto per l’altro.

Da più di un secolo ormai ci si batte per far comprendere l’importanza dell’infanzia, di uno sviluppo sano e sereno del fanciullo, al fine di preservare intatta la sua essenza, con la conseguenza di un adulto equilibrato e felice. Osservando il mondo di oggi mi sembra di essere tornata indietro invece di aver fatto dei passi in avanti. Ritrovo scuole che minano l’autostima dei bambini, che li tengono in pugno minacciando castighi e punizioni, con insegnanti fredde, lontane anni luce dall’essere ancora in grado di meravigliarsi insieme ai bambini. E mi domando, se studiare tanto per diventare insegnante sia davvero così necessario se poi si perde l’essere umano. A discolpa di queste persone, voglio pensare che la mole di lavoro, il carico di stress che sono costretti a subire da regole rigide rispetto alla programmazione e al raggiungimento di obiettivi di apprendimento del gruppo classe, siano la fonte di questo atteggiamento e non il loro vero sentire. Non posso pensare che una persona che sceglie scientemente di fare l’insegnante, sia privo dei più semplici valori umani. Quello che so, però, è che non possono essere i bambini a farne le spese. Se il sistema non funziona, bisogna cambiarlo, non alienarsi e privare i bambini di ciò di cui hanno bisogno: relazioni umane sane e gioiose.

La scuola ha il dovere di mostrare ai bambini che se il mondo va al contrario, si può provare a girare dall’altra parte, di sviluppare il pensiero divergente, di aumentare l’autostima del bambino, di incoraggiarlo, incuriosirlo, ascoltarlo. Ha il dovere di abbracciare, di coinvolgere, di fare da ponte tra lui e il sapere.

Gli studi delle neuroscienze sostengono che se l’apprendimento avviene attraverso un’emozione positiva, nel cervello si creerà una traccia che ricorderà che apprendere è un qualcosa che crea uno stato di BEN-ESSERE. La Dottoressa Lucangeli, docente di psicologia dello sviluppo ed esperta nei processi di apprendimento, ci parla della “didattica del sorriso” o Warm cognition ovvero l’apprendimento attraverso un’emozione calda, positiva. Ci dice che attraverso studi scientifici e di biochimica molecolare, si è giunti alla conclusione che “cognitivo” ed “emozionale” non sono separati. O meglio, sono due cose diverse, ma questo non significa che non funzionino contemporaneamente. Quindi, ogni volta che un bambino apprende, accanto alle funzioni cognitive quali la memoria, l’attenzione ecc, sperimenta emozioni.

Ciò che apprende verrà immagazzinato nella memoria semantica, ma ciò che prova mentre apprende, segnerà una traccia nella sua memoria autobiografica.

Da adulto, quando ricorderà ciò che ha appreso, ricorderà l’emozione che ha provato mentre stava apprendendo e se ha sperimentato la paura, si sentirà sempre impaurito di fronte ad un nuovo apprendimento; se si è sentito inadeguato, sarà quello che ricorderà e che continuerà a sentire. Il perpetuarsi per diversi anni di questo meccanismo di apprendimento insano, porterà ad una stabilizzazione del circuito, ovvero all’impotenza appresa. Il Bambino si sentirà incapace di apprendere ed eseguire un dato compito e il continuo fallimento gli darà la conferma della sua incapacità, ritenendola innata, quando in realtà non è così. Questo accade perchè l’emozione associata a quella funzione specifica va contro l’apprendimento. Da qui, l’importanza di acquisire conoscenze e competenze attraverso un’emozione positiva, di modo che l’insegnante venga visto come alleato del bambino e non come giudice delle sue capacità.

A scuola si passano 8 ore della propria giornata. Se si considera che circa 10 ore si passano dormendo, ne restano 6. Sei ore in cui vengono inseriti tre pasti (colazione, merenda e cena), dunque ne restano circa 3 e mezza/4. E’ evidente che se vivo una condizione di MAL-ESSERE a scuola, non mi resta molto tempo per vivere bene. Per questo è fondamentale curare le emozioni che si vivono all’interno dell’ambiente scolastico. Ricordando a tutti che l’ambiente psichico del bambino è l’adulto, in questo caso l’insegnante ha un ruolo cruciale nella crescita e nello sviluppo sano del bambino. Tutti gli insegnanti dovrebbero essere consapevoli di questo e di quanto sia fondamentale una continua crescita personale, e non solo professionale, al fine di proteggere colui e colei che sta lavorando per costruire la nuova umanità.

Da altre ricerche è emerso che 7 ragazzi su 10, con 13 anni, stanno male a scuola. Questo è dovuto dalla mole di informazioni che vengono buttate all’interno dei ragazzi, senza rendersi conto che questo ingozzamento produce un calo di rendimento cognitivo e dell’autostima; dalle variabili emotive che sono legate alle due emozioni della noia e della colpa, che accompagnano la maggior parte dei nostri apprendimenti: se non ci riesco mi sento in colpa o mi annoio terribilmente; dalle variabili sociali che sono legate all’immagine di rimando che le figure significative mi danno di me. Se il rimando che ricevo fino all’adolescenza è negativo, quando sarò portato all’autoregolazione anzichè all’eteroregolazione, o rifiuto me stesso o rifiuto chi mi ha mandato questa immagine di riflesso.

Si riesce a comprendere ora come sia necessario e indispensabile un cambio di rotta, un’inversione di marcia verso la consapevolezza e la continua crescita personale dell’insegnante. I bambini e i ragazzi hanno bisogno di relazioni umane sane, di emozioni positive, di sorridere mentre apprendono.

Da una citazione di Paolo Mai, maestro e fondatore dell’Asilo nel Bosco e della Piccola Polis, esperto in educazione emozionale: “Quanti di voi negli ultimi dieci anni hanno dovuto applicare la formula del perossido di azoto? Per quanti di voi, negli ultimi 5 anni è stato importante sapere l’area del triangolo isoscele?Per chi negli ultimi due anni è stato fondamentale sapere la data della battaglia delle Termopili? O di Salamina? E invece, quante volte avete avuto a che fare nell’ultima mezz’ora con le emozioni? Negli ultimi 3 minuti? Ecco, saper gestire le emozioni fa la differenza tra malessere e benessere”. Cita anche lui la Dottoressa Lucangeli, ricordando che se si apprende con ansia o paura, sarà quello che ricorderemo.

Riflettiamo e invertiamo la rotta.

“Una prova della correttezza del nostro agire educativo è la felicità del Bambino” Maria Montessori

Educatrice Manuela Griso





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