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Il Golem: Leggenda Ebraica dell'Uomo d'Argilla

Di Laura De Rosa - 26 Aprile 2017

Si narra che 500 anni fa, in quel di Praga, il rabbino Jehuda Lőw ben Bezalel, noto come Rabbi Lőw (1512-1609), famoso cabalista, creò un Golem di argilla per sconfiggere il male che affliggeva il suo popolo. Gli ebrei del tempo venivano infatti accusati di superstizione e calunniati in tutti i modi possibili. Il rabbino, che poteva comunicare con l’Altissimo, seguì le istruzioni di quest’ultimo per affrontare la situazione, decifrando delle strane parole che gli apparvero in sogno.
Il rituale segreto prevedeva la presenza dei 4 Elementi e per questo il rabbino convocò due persone di fiducia che rappresentassero il fuoco e l’acqua, a se stesso attribuì l’aria, al Golem la terra. Sulla riva della Moldava Rabbi Low si dispose insieme ai compagni ai piedi di un blocco di argilla eseguendo una serie di rituali e recitando apposite formule magiche. Il blocco di argilla prese forma umana e a quel punto il rabbino gli mise in bocca uno Shem, nome di Dio, scritto su una pergamena, pronunciando insieme ai compagni “E soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo diventò un essere vivente”. Ed ecco il Golem prendere vita, un uomo come tanti se non fosse stato per la parola, di cui era privo. Lo chiamarono Josef e gli ordinarono di vigilare sugli ebrei della città e di obbedire solo al rabbino. Sulla fronte il Golem riportava una parola, Emeth, il cui significato è Verità. Il rabbino giustificò la presenza dello strano uomo dicendo di averlo trovato per strada, un povero straniero che aveva deciso di assumere come servitore.
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Secondo altre leggende, e ne sono fiorite parecchie nel corso del tempo sull’inquietante figura del Golem, il suo creatore un giorno dimenticò di impartirgli ordini ed egli, non sapendo cosa fare, iniziò a correre per il ghetto distruggendo tutto. Rabbi Löw decise allora di disfarsene e convocò le persone fidate con cui l’aveva creato per annientarlo. Il rituale venne ripetuto al contrario e fu così che il Golem ritornò a essere un pezzo di argilla inanimato. Venne spogliato e i suoi abiti bruciati, mentre il blocco d’argilla finì coperto con mantelli vecchi per la preghiera e resti di libri conservati nella soffitta della sinagoga. Il rabbino vietò a tutti di andare nella soffitta della sinagoga Vecchia-Nuova dicendo ai cittadini che il Golem era fuggito via. Ancor oggi, a distanza di secoli, si dice che il Golem sia nascosto lassù.

Cos’è il Golem

Il termine Golem deriverebbe dalla parola ebraica gelem, il cui significato è materia grezza, embrione. Nel Tanack il Golem indica la massa priva di forma e gli ebrei lo accomunano ad Adamo prima che venisse dotato dell’anima. Oggigiorno il golem è diventato quasi sinonimo di automa e in ebraico significherebbe anche robot.
Pur essendo dotato di forza e resistenza fuori dal comune, il Golem, servitore del suo creatore, non era in grado di pensare autonomamente, nè di parlare o provare emozioni. La magia si limitava a dargli vita ma non poteva dotarlo di anima. Nel corso del tempo, a seconda delle leggende e delle opere letterarie e cinematografiche che lo hanno visto protagonista, il Golem è stato interpretato in modi diversi: a tratti fedele servitore, per altri difensore del popolo ebraico o ancora automa robotico, nella versione più moderna.

La simbologia del Golem

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Il Golem ha un significato simbolico riconducibile, secondo diverse teorie esoteriche, allo stato umano prima che Dio lo dotasse dello Spirito. Il Golem è l’informe, l’imperfezione, l’esistenza che precede l’essenza, l’embrione, la prima tappa del processo alchemico che porta alla trasformazione di se stessi. La parola è in questo mito fondamentale per animarlo e assume quindi un’importante valenza magica. E’ attraverso la parola che Rabbi Low dà vita all’informe e gliela toglie, pronunciando le formule del Libro della Creazione, lo Sefer Yezirah, in cui compare una sorta di alfabeto della Creazione.
Il Golem è come l’uomo, un automa se non fa il passo successivo, se non si perfeziona. Ma il Golem è anche dentro ogni uomo, una parte che può essere gestita purché la si conosca. Viene spontaneo pensare a Pinocchio, il burattino che per iniziare a “vivere”, è costretto a mettersi alla prova, a distinguere il bene dal male, a mostrarsi degno di un’esistenza autentica.
In ambito psicoanalitico il Golem è una delle passioni umane cui l’uomo rischia di assoggettarsi. La sua figura diventa popolare anche in ambito letterario e cinematografico: basti pensare ad opere come “Der Golem” di Gustav Meyrink, o al film del regista Paul Wegener intitolato “Der Golem” del 1915. A quanto pare fu proprio a lui che si ispirò, per Frankenstein, James Whale e Jorge Luis Borges vi dedicò una poesia.
Dice Meyrink: “Ascolta e comprendi: l’uomo che è venuto da te, e che tu chiami il Golem, raffigura il risveglio dell’anima attraverso la vita più intima dello spirito. Ogni cosa sulla terra non è che un simbolo perenne rivestito di polvere. Impara a pensare con i tuoi occhi. Pensa con i tuoi occhi e osserva attentamente tutte le forme. Tutto ciò che ha preso forma era prima uno spirito. (…) Colui che è stato destato non si addormenta più. Il sonno e la morte sono una cosa sola.

Laura De Rosa
yinyangtherapy.it

 
 





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