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Rassegna Etica

La Storia Delle Saline Di Trapani

Di Valeria Bonora - 12 Agosto 2016

Le vie del sale erano antichi percorsi e rotte di navigazione utilizzati dai mercanti del sale marino, ce n’erano diverse in Italia dove emiliani, lombardi, piemontesi e siciliani disegnavano la propria rete di sentieri e collegamenti per portare le merci verso il mare dove potevano scambiarle col prezioso sale.

Quella di cui volevo parlarvi è quella che conduce da Trapani a Marsala, in Sicilia e dove si trova la riserva naturale orientata delle Saline di Trapani e Paceco.

saline di trapani

Il mulino a vento Maria Stella, sede del centro visite della riserva

Questa riserva naturale, gestita dal WWF, si trova in Sicilia ed è stata istituita l’11 maggio 1995, si estende per quasi 1000 ettari nel territorio dei comuni di Trapani e Paceco e offre riparo a numerose specie di uccelli migratori.

Il paesaggio che circonda queste saline è di una bellezza quasi innaturale, vi si possono osservare diversi mulini a vento che si riflettono sul mare, che venivano utilizzati, alcuni per la macinazione del sale, altri per il pompaggio dell’acqua salata da una vasca all’altra ed inoltre sono considerati fra i dieci più belli d’Europa secondo la rubrica “In viaggio nel mondo” dell’Ansa.

La loro origine risale fino ai fenici, circa tremila anni fa, e il geografo arabo al-Idrīsī parla delle saline già nel periodo della dominazione normanna in Sicilia.

Il Museo del sale

Il Museo del sale

Federico di Svevia istituì il monopolio di stato ma in seguito, grazie agli aragonesi le saline tornarono private e raggiunsero il loro apice durante la dominazione spagnola quando il porto di Trapani divenne il più importante centro europeo di commercio del sale.

Dopo la seconda guerra mondiale molte saline furono dismesse o abbandonate, ma da quando il WWF le prese in gestione vennero fatti diversi interventi di restauro e recupero degli impianti abbandonati ed oggi il sale marino trapanese è inserito nell’elenco dei Prodotti agroalimentari tradizionali siciliani riconosciuti dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, e nell’aprile 2011 ha anche ricevuto la denominazione IGP “Sale marino di Trapani“.
Per la produzione del sale sono necessari pochi ma essenziali elementi naturali: l’acqua del mare, l’energia del vento, il calore del sole e scarsa piovosità, tutte caratteristiche che questo angolo di paradiso possiede.
Sicilia 2 Saline-di-Trapani
Le vasche divise in cinque ordini misurano dai 30 ai 50 m di lato e ognuna di esse ha un nome e una funzione specifica: 10 fredda; 20 vasche o vasi d’acqua cruda o retrofredde; 30 vasche messaggere; 40 calde o vasche di acqua fatta; 50 caselle. Al primo ordine appartiene la “fridda” che è la prima vasca a ridosso della costa e in cui viene fatta entrare l’acqua del mare da un’apertura a ingresso libero provvista di cateratta a saracinesca e qui, grazie all’azione del sole e del mare, avviene la prima concentrazione. Questa prima vasca ha una superficie più grande delle altre, perché deve contenere tutta l’acqua che è necessaria alla salina per l’intera stagione. Quindi collegate alle vasche precedenti ci sono i “vasi d’acqua cruda” con una salinità maggiore acquisita con il travaso dalla “fridda”. La frammentazione così come l’ampiezza e la profondità dei bacini sono estremamente importanti per l’evaporazione dell’acqua marina e la sua naturale trasformazione in cloruro di sodio. Attraverso un canale detto “d’acqua crura”, l’acqua ad alta salinità giunge a quelle intermedie costituite dalle “ruffiane” dette anche “messaggere”, e “ruffianeddre” ed infine ai vasi d’acqua fatta o “cauri” e alle “santine” dove l’acqua è per l’appunto fatta, cioè è vicina al punto di saturazione. Per ultimo si hanno le vasche salanti dette caselle o “caseddari” in cui si assiste alla finale evaporazione dell’acqua e alla cristallizzazione del sale che viene infine raccolto da una o due squadre di venti operai (venne), diretti e sorvegliati dal curatolo, e sistemato in cumuli (munzidduna) da 200 a 400 tonn. ricoperti di tegole di terracotta (ciaramire) sulle adiacenti piattaforme di terra (ariuni). I canali che intersecano tutta l’area delle saline sono numerosi e di varie grandezze: i più piccoli servono a mettere in comunicazione i diversi ordini di vasche, mentre in quelli di maggiore grandezza navigavano le grosse barche con vela e fiocco dette “schifazzi” per il trasporto del sale per mare e le “mociare” più piccole senza ponte e vela per trasportare il sale dalle saline al porto. Oggi molti di quegli attrezzi di lavoro utilizzati un tempo dai vecchi salinari sono in disuso e alcuni accuratamente conservati presso il Museo del Sale. La pala con cui si raccoglieva il sale dalle vasche è stato sostituito da un mezzo simile all’aratro, un nastro trasportatore viene oggi utilizzato al posto delle ceste di canna (cartedde) di 25 o 30 Kg. caricate un tempo sulle spalle degli uomini o in gobba ai muli, le pale dei mulini da pompe a gasolio o elettriche, mentre il fondo delle vasche è rullato da macchine schiaccia sassi al posto del rullo di legno o di pietra tirato a mano. [Tratto da “Il Museo del Sale“]
Mappa delle saline a fine '800

Mappa delle saline a fine ‘800

Ad ogni modo le saline sono un famoso polo turistico, da ogni parte del mondo vengono ad osservare lo spettacolo dei mulini, ci sono quelli olandesi con le sei pale in legno e quelli americani con pale di lamiera zincata, che riflettendosi nel mare offrono spettacoli inimmaginabili coreografati da centinaia di fenicotteri che all’imbrunire regalano emozioni uniche.

Passeggiando lungo i canali delle saline di Trapani, si può godere di una pace unica, regalata dai suoni delle onde del mare e dei gabbiani, accompagnata da orizzonti, montagne di sale e uccelli in volo.

Le saline sono aperte al pubblico per visite guidate, tutto l’anno, su prenotazione, mercoledì, venerdì, e sabato.

Valeria Bonora
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