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Ospedale Meyer: adesso potranno entrare anche i cani dei piccoli pazienti

Di Daniela Bella - 27 Gennaio 2014

Per chi non lo sapesse, la Pet Therapy (in italiano zooterapia) è una “terapia dolce”, basata sull’interazione uomo-animale.

Si tratta di una terapia che integra, rafforza e coadiuva le tradizionali terapie e può essere impiegata su pazienti affetti da differenti patologie con obiettivi di miglioramento comportamentale, fisico, cognitivo, psicosociale e psicologico-emotivo.

Lo scopo della Pet Teraphy, dunque, è quello di facilitare l’approccio medico e terapeutico delle varie figure mediche e riabilitative soprattutto nei casi in cui il paziente non dimostra collaborazione spontanea.

Già dall’estate del 2002 l’Ospedale Meyer di Firenze offre un servizio di Pet Teraphy con alcuni cani addestrati per realizzare momenti di incontro e di animazione con i piccoli pazienti.

Immagine da amicocane-benebri.blogspot.it

La loro presenza in Ospedale si deve alla Fondazione Livia Benini, in collaborazione con la Fondazione dell’Ospedale Pediatrico Meyer, che ha proposto e che finanzia l’iniziativa, e al Servizio di Terapia del dolore che l’ha fatta propria.

Istruttrice e protagonista degli incontri con gli animali in ospedale è la dottoressa Francesca Mugnai, dell’Associazione Antropozoa.

Ma ecco la novità. Dalla prossima Primavera, infatti, il presidio ospedaliero non solo ospiterà i cani della Pet Teraphy, ma anche quelli dei piccoli pazienti.

Questa possibilità è prevista da una legge regionale (n. 59 del 20 ottobre 2009) e il protocollo che la disciplinerà all’interno del Meyer nasce dalla collaborazione del Comitato per il controllo delle infezioni ospedaliere dell’AOU Meyer con l’Associazione Antropozoa.

Ovviamente si tratterà di un accesso costituito da regole ben precise per garantire sia la sicurezza degli utenti dell’ospedale, sia la piena tutela delle norme igienico-sanitarie.

Perchè possa avere accesso all’ospedale, infatti, il cane deve anzitutto essere un animale tranquillo e senza segni di stress e/o aggressività, non deve essere di facile e frequente abbaiata e non deve essere un cucciolo di età inferiore agli 8 mesi.

A tutela della sicurezza igienico-sanitaria, inoltre, il cane deve essere sottoposto a visita veterinaria con rilascio di attestato che ne prova le condizioni di salute e indica il numero del microchip, e deve inoltre risultare regolarmente vaccinato contro le zoonosi più comuni e risultare negativo sia per ectoparassiti che per parassiti enterici.

Immagine da www.nchmd.org

Almeno 24 ore prima della visita in ospedale deve inoltre essere toelettato con uno shampoo antimicotico ed immediatamente prima della visita il pelo dell’animale va accuratamente spazzolato per eliminare il pelo caduto.

Ma cosa bisogna fare per poter portare il proprio amico a quattro zampe in ospedale? Anzitutto il genitore del piccolo paziente deve rivolgere la richiesta direttamente al Medico Tutor, il quale deve valutare, caso per caso, i benefici per il paziente e la fattibilità per la struttura.

Una volta autorizzato, è consentito l’accesso di un solo cane per proprietario o detentore, condotto a guinzaglio corto. Il cane deve essere inoltre provvisto di museruola, che sarà fatta indossare solo se richiesto dagli operatori dell’AOU Meyer.

Orario e giorno della visita vengono concordati con l’infermiere di riferimento in modo da non sovrapporsi all’attività assistita da animali istituzionale, la Pet Therapy appunto.

La Pet Therapy nasce per la prima volta nel 1960, e i suoi benefici vennero introdotti dallo psichiatra Boris Levinson che applicò la Pet Therapy con i suoi pazienti.

Levinson constatò nei suoi studi che la Pet Therapy non solo facilitava la cura di alcuni soggetti, eliminando stress e depressione, ma prendersi cura di un animale aiutava anche i soggetti a calmare l’ansia.

La Pet Therapy per alcuni pazienti, soprattutto bambini, diventa infatti un importante supporto. L’interazione emotiva con l’animale crea un canale di comunicazione con l’assistito, e in molti casi questo canale è l’unica via di comunicazione.

Riuscite a immaginare i benefici della Pet Teraphy se il “pet” fosse appunto il proprio amico a quattro zampe?

[Fonte: lanazione.it]

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