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Cambogia: proteste degli operai tessili. Ecco come la moda è connessa alla scelta etica

Di Giordana - 5 Gennaio 2014


Questa volta sarebbe il caso di dire che mai articolo fu più appropriato al momento considerando che siamo all’inizio dei saldi post natalizi e che molti di noi andranno a far spesa in negozi di abbigliamento. La recentissima rivolta degli operai tessili in Cambogia ha infatti portato alla luce una situazione ormai difficilmente sostenibile che fa riferimento a tutto il sud est asiatico e che coinvolge alcuni tra i maggiori marchi produttori di abbigliamento e scarpe come Nike, Adidas e Puma.
Gli operai tessili stanno scioperando da giorni per ottenere un aumento del salario, chiedono di poter guadagnare 160 dollari al mese, mentre il salario attuale è di circa 60-80 dollari mensili e considerando che 80 dollari sono circa 59 euro direi che stiamo parlando di una cifra inferiore al costo di un paio di scarpe prodotte dalle medesime ditte e vendute in Italia. La paga mensile di un operaio tessile è inferiore al costo di un paio di scarpe da ginnastica.
Le forze dell’ordine cambogiane stanno reprimendo lo sciopero con la violenza, ci sono stati feriti ed anche vittime (i notiziari parlano di 4 persone uccise). Il governo ha scelto di reprimere lo sciopero con la forza per evitare che il danno economico sia troppo grande. In questo sistema, a quanto pare, i soldi valgono sempre di più delle persone.

La quasi totalità dei capi d’abbigliamento e delle scarpe, come è facile verificare dall’etichetta al momento dell’acquisto, sono stati prodotti nel sudest asiatico in condizioni uguali o simili a quelle cambogiane, la scelta è dovuta al gap economico che c’è tra la moneta locale con la quale sono pagati gli operai e la valuta con la quale saranno poi acquistati i prodotti in occidente. Questo enorme divario consente l’arricchimento delle case di produzione e dei governi a discapito del paese stesso e della classe operaia, quindi di fatto, non arricchisce il paese produttore, ma solo l’industria che produce ed al tempo stesso immette sul mercato occidentale un oggetto che sarà venduto ad un prezzo molto più alto di quello che realmente vale procurando un ulteriore divario socio economico tra chi può permetterselo e chi no, specie considerando che, per la maggior parte, sono prodotti rivolti ai giovani compratori.

Tutto questo però è abilmente mascherato dalla musica a tutto volume e dai colori dei grandi magazzini e delle catene d’abbigliamento, la moda a basso costo e non che produce e produce e produce per tutte le categorie di compratori. Sembra di entrare in un grande negozio di giocattoli per adulti dove tutto è costruito e studiato in modo da far dimenticare quello che ne è stato prima, la storia che c’è dietro il prodotto che è stato messo in commercio, la situazione economica globale, un fiume Lete servo del capital-consumismo che scorre lento verso la crisi globale, ma le cose possono cambiare e dipende anche da noi, il nostro potere di consumatori/compratori ha un valore enorme di cui non dobbiamo mai smettere di essere consapevoli.





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