Psicologia

Ascoltare le persone che si lamentano sempre è dannoso per il corpo e la mente

Di Cristina Rubano - 22 Agosto 2022

Le persone che si lamentano possono essere alcuni dei nostri migliori amici, i colleghi di lavoro più affiatati, oppure i nostri familiari … Vari neuroscienziati suggeriscono di prendere le distanze dalle lamentele altrui perché il rischio sarebbe quello di lasciarcene contagiare passivamente perdendo in efficienza e lucidità mentale. Ma come fare se la lamentela è parte delle nostre relazioni più intime? Davvero chi si lamenta “troppo” dovrebbe essere messo a distanza? Facciamo un po’ di chiarezza e cerchiamo di prendere le distanze da messaggi troppo semplicistici…

Le persone che si lamentano non intendono cambiare

Le persone che si lamentano possono essere i nostri amici, ma anche noi stessi…

La lamentela è una forma di relazione interpersonale. Non esiste una persona che si lamenta da sola, se vivessimo su un’isola deserta, come quelle con la palma che si vedono nelle vignette, ci sarebbe pressoché impossibile lamentarci. Perché? Beh, perché per lamentarci abbiamo bisogno di un “pubblico”, abbiamo bisogno di qualcuno che stia lì a raccogliere le nostre lamentele e si renda testimone della nostra costernazione. Non si intende qui la lamentela, come a volte la si pensa nel senso comune, come forma attiva di protesta. Ma come modalità di appoggiarsi agli altri per sfogare i propri problemi e frustrazioni vanificando ogni tentativo di soluzione proposto.

Se si ha un amico che adotta, suo malgrado, questa modalità si sarà sperimentato che ad ogni soluzione che si tenta di proporgli, lui risponderà con un “sì ma…” e la lamentela proseguirà indisturbata.

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Anche noi stessi alle volte potremmo esser caduti preda di questa modalità. Forse erano quei momenti tutti bui in cui sentivamo a tal punto senza soluzione i nostri problemi che ogni cosa che agli altri ci dicevano ci appariva insensata, indelicata, non attuabile

Ecco, lamentarsi è una forma di arrendevolezza dell’animo umano. Una trappola in cui possiamo cadere quando “tiriamo i remi in barca” e decidiamo, spesso inconsapevolmente, di rimanere esattamente lì dove siamo…

“Recriminare dà dei vantaggi: non si è costretti a proporre qualcosa di diverso. Il lamento fa comodo.”

(Paolo Crepet)

Le persone che si lamentano disconnettono il nostro cervello

coppia seduta
Credit foto © Pixabay

Se avete vicino un amico o familiare che si lamenta in continuazione dei propri guai provate a pensare un attimo a come vi sentite in quei particolari momenti.

Potrebbe essere, ad esempio, la solita conversazione con un’amica che ormai conoscete a memoria. Le lamentele sono sempre le stesse, la situazione sembra non avere mai sbocchi per cambiare, nulla di ciò che potete dire vi sembra abbia un impatto significativo su quello che l’altra sta pensando o sentendo. In breve tempo iniziate a sentirvi come storditi, inutili, ascoltatori passivi. Sì le persone che si lamentano rendono il cervello dell’ascoltatore “addormentato”, disconnesso; lo attestano anche gli studi.

Quindi se vi è capitato di sentirvi così mentre la vostra amica si sfogava con voi per l’ennesima volta, non sentitevi in colpa più del necessario: il vostro stato “distratto” fa parte del gioco

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Spesso si pensa di dover ascoltare, dare consigli, provare a suggerire alternative all’infinito, ma questo in effetti non giova né a noi né alla nostra amica. Anzi, non volendo, rischiamo di rafforzare ancor più la sua lamentela e la nostra disconnessione mentale. Buffo eh?

Dismettere i panni del risolutore di problemi

Le persone che si lamentano mettono a dura prova la nostra sensazione di impotenza. Se una persona è prigioniera della trappola della lamentela sterile ha in qualche modo implicitamente bisogno che un altro, un ascoltatore, certifichi il suo status di vittima impotente degli eventi. Si ha bisogno di qualcuno che ascolti, che compatisca e che fornisca consigli e soluzioni per poter dire che no, nessuna di queste è un alternativa praticabile! E così queste confidenze basate sulla lamentela alimentano la lamentela stessa. Che fare?

Forse potremmo provare a non fare niente… A uscire dal ruolo di consigliere, risolutore di problemi, psicoterapeuta e quant’altro. Prendere semplicemente atto che, nostro malgrado, quella persona sta attraversando un momento in cui si lamenta dei suoi problemi non perché vuole uscirne, ma perché vuol rimanere esattamente dov’è. Forse il cambiamento è ancora vissuto come una minaccia troppo grande. Forse il suo equilibrio di vita poggia su quegli stessi problemi. Forse la sua vita deve fare ancora un altro corso perché possa trovare le risorse per uscire da questo impasse.

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Che relazione con le persone che si lamentano?

Riconoscere la sterilità della lamentela altrui rende possibile rispettare l’altro così com’è. Continuare a nutrire affetto per lui/lei senza aspettarsi un cambiamento. Significa dismettere i panni del salvatore.

Ma significa anche riconoscere con onestà i limiti che questa modalità pone al rapporto interpersonale. Le persone che si lamentano possono farlo in modi più o meno pervasivi.

Con alcune sarà sufficiente evitare di sollecitare un determinato argomento e coinvolgerle in altre attività per dare spazio ad altre energie ed esperienze che possono nutrire uno scambio sano nel rapporto. Saranno persone con cui magari andremo più volentieri a teatro o a una visita guidata o con cui lavoreremo prettamente ad un progetto di lavoro. Piuttosto che sederci a un tavolo a parlare  e basta per tutta la sera.

Altre persone che si lamentano purtroppo lo fanno in maniera più pervasiva, in tutte le aree della vita che le riguardano. Questo ridimensiona molto, a volte moltissimo, il margine di scambio sano e costruttivo che possiamo avere. Perché ogni questione è presa a pretesto per lamentarsi. In questi casi è purtroppo necessario confrontarsi col dolore del limite che le modalità di funzionamento dell’altro possono porre ad uno scambio affettivo intimo e positivo.

“Ci lamentiamo copiosamente, ma diventiamo vigliacchi quando si tratta di assumere dei provvedimenti. Vogliamo che tutto cambi, ma ci rifiutiamo di cambiare noi stessi.”

(Paulo Coelho)

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