Psicologia

La manipolazione affettiva: cos’è e come difendersi

Di Dott.ssa Monia Ferretti - 9 Marzo 2022

La manipolazione affettiva è qualcosa che nella nostra quotidianità ci troviamo a vivere molto più spesso di quanto si possa pensare. Ogni giorno può infatti capitarci in modo più o meno consapevole e in ogni ambito della nostra vita, di esserne vittime e a volte anche responsabili.

Spesso colui che tende a mettere in atto tale modalità è un individuo che ha una personalità narcisistica (individuo con un esagerato senso di grandiosità, necessità di adulazione e mancanza di empatia). Ma a volte è possibile trovarla anche in chi ha una personalità debole e remissiva che mediante atteggiamenti differenti può comunque manipolare l’altro, utilizzando la propria presunta debolezza e fragilità.

A volte chi tende a manipolare ha un comportamento palesemente manipolatorio, arrogante, aggressivo e critico. Mentre altre tende a nasconderlo ad arte, rendendo in questo modo ancor più difficile all’altro ogni possibile difesa.

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Colui che tende a caderne vittima chi è?

Per la maggior parte è un individuo dalla personalità dipendente. Una persona che in genere è portata a dipendere e ad aggrapparsi all’altro come fonte di amore e sostegno irrinunciabile. Persone bisognose di affetto e validazione, che sono disposte a tutto pur di non perdere la persona di riferimento, e che sono “esperte” purtroppo nello scegliere individui poco capaci di dare.

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Strategie manipolatorie

madre che discute con una figlia

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Il manipolatore affettivo può essere un partner, un familiare, un amico, un conoscente, un collega, un capo.

È un individuo (può essere uomo o donna) che nel relazionarsi con l’altro instaura una sorta di gioco perverso. Facendo leva sulla debolezza e sul bisogno di affetto e validazione della propria vittima, la critica, la colpevolizza, la aggredisce, allo scopo di ottenere soddisfacimento alle proprie richieste.

Può utilizzare varie strategie: il senso di colpa, la vittimizzazione e la menzogna.

  • Tramite il senso di colpa il manipolatore può fare in modo che la propria vittima senta di essere sbagliata, e percepisca la necessita di riparare, comportandosi come il manipolatore vorrebbe.
  • Tramite la vittimizzazione il manipolatore lascia percepire all’altro la propria debolezza, il suo essere bisognoso di aiuto. E crea in questo modo la condizione affinché questo si preoccupi per lui\lei, e naturalmente sia portato a corrispondere alle sue richieste.
  • Con la menzogna il manipolatore travisa le situazioni a proprio favore, finendo con il confondere la propria vittima designata.

Ed è proprio la confusione una delle sensazioni predominanti che si trova a provare chi viene a contatto con un manipolatore affettivo. Sente di non comprendere la direzione migliore da intraprendere, cosa è giusto fare, soprattutto per paura di ricevere critiche e rappresaglie da parte dell’altro.

Il timore del giudizio e un profondo senso di debolezza sono molto forti in colui che si lascia manipolare, e questo è proprio il punto debole a cui il manipolatore fa appiglio nello “scegliere la propria vittima”.

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Come difendersi dalla manipolazione affettiva

coppia che ha litigato

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Partendo dal presupposto che colui che ne cade facilmente vittima ha una personalità fragile, bisognosa d’affetto, è poco consapevole dei propri bisogni, ed ha una bassa autostima, ne consegue che la soluzione risiede proprio in questi aspetti.

La vera soluzione non va ricercata nel manipolatore il quale difficilmente cambierà il proprio atteggiamento, ma risiede nell’individuo che si lascia manipolare il quale necessita di:

• Imparare a riconoscere ciò che sta vivendo e a fidarsi maggiormente di se stesso,
• Imparare ad ascoltare maggiormente le proprie emozioni, le proprie idee come degne di valore, e come unica e vera bussola per capire qual è la giusta via da intraprendere,
• Capire quali sono i suoi veri bisogni e prendersene cura,
• Imparare a volersi più bene, esigere il giusto rispetto e mettere chiari confini che l’altro non possa invadere.

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Ricordiamoci sempre che concretamente il manipolatore può essere chiunque:

• Un individuo che ci tratta male, che non si interessa dei nostri bisogni e dei nostri sentimenti al punto tale da ridefinirci a proprio piacimento ogni giorno. Che ci trascura, ci porta a perdere un po’ alla volta la nostra dimensione personale, portandoci a credere che le sue decisioni e idee siano anche le nostre
• Un individuo che critica, colpevolizza o fa la vittima ed utilizza la propria presunta debolezza, le proprie lamentele e fragilità per deresponsabilizzarsi ed ottenere ciò che vuole da noi.

Tutti questi aspetti spesso sfuggono a chi cade in balia di un manipolatore.

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Ciò che la vittima coglie solo in parte ma spesso non ascolta per paura di soffrire, per paura di rimanere sola, per paura di affrontare la situazione, è il dolore che tale condizione comporta. Un dolore continuo ed un progressivo abbassamento della propria autostima, e del proprio senso di autoefficacia.

Un dolore che può essere spezzato solo prendendo in mano la situazione, cessando di interpretare il ruolo della vittima, non permettendo più all’altro di fare ciò che fa.

Acquisendo un passo alla volta maggiore forza e fiducia in sé, cercando e trovando amore per se stesso, iniziando ogni giorno ad occuparsi dei propri bisogni e della propria dimensione personale. Una dimensione della quale andare fieri e sulla quale investire.

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Da ricordare per far fronte ad una dipendenza affettiva

Trova te stesso e non sarai più alla mercé di chi desidera manipolarti, solo chi non ha chiara la propria individualità può rischiare di fondersi con l’altro e caderne vittima.

Chi sa cosa desidera, chi è, quale direzione vuole intraprendere e soprattutto crede in se stesso non può farlo.

Quindi la soluzione non è il cambiamento dell’altro ma il tuo cambiamento, una tua maggiore consapevolezza e l’acquisizione di un maggiore senso di autoefficacia personale.

Dr.ssa Monia Ferretti Psicologa – Psicoterapeuta
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