Psicologia

Gli 8 tipi psicologici secondo Carl Gustav Jung

Di Cristina Rubano - 17 Marzo 2022

II tipi di personalità secondo Jung sono illustrati nel saggio di Carl Gustav Jung Tipi psicologici, del 1925, dove il fondatore della psicologia analitica espone l’esito delle sue ricerche ventennali sulle peculiarità che producono il carattere individuale. Essere “introversi” o “estroversi”sono ormai diventati modi di dire nel senso comune, ma corrispondono alle due matrici da cui Carl Gustav Jung (1875-1961) fece derivare 8 tipi psicologici, cioè tipologie di organizzazione della personalità differenziate in base all’attitudine della persona  – estroversa o introversa – e alle funzioni psichiche predominanti fra: pensiero, sentimento, sensazione e intuizione.

Ognuno di noi può affrontare il mondo privilegiando un’ottica più emozionale o razionale, affidandosi a dati più fattuali, concreti o seguendo le proprie intuizioni e può fare tutto questo in modi molto diversi a seconda che sia una persona più orientata al proprio mondo interno o alle sollecitazioni esterne.

Diversi test della personalità tengono conto dei tipi psicologici di Jung e delle teorie da essi derivate.

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La teoria della personalità di Jung

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Ognuno di noi può utilizzare due orientamenti diversi per affrontare il mondo esterno: può “buttarsi nella mischia” e fondare il proprio equilibrio psicologico sulla risposta alle stimolazioni esterne o può, al contrario, ritirarsi in sé stesso e “filtrare” ciò che accade fuori attraverso la propria interiorità. Sebbene si tratti di due possibilità insite in ogni persona umana, generalmente ognuno di noi propende più per una o per l’altra dimostrandosi prevalentemente estroverso o introverso nel modo in cui approccia all’esperienza.

In questi termini, che costituiscono la base dei tipi psicologici di Jung, non è insito alcun giudizio di valore, cosa che invece accade spesso nel senso comune. Viviamo innegabilmente in una società estroversa, che sollecita e privilegia il potare l’attenzione sugli stimoli fuori da sé per ricercare soddisfazione, autostima, sicurezza o conforto. In una società come la nostra chi ha un temperamento più introverso rischia di sentirsi un pesce fuor d’acqua, non in sintonia con la velocità a cui viaggia il resto del mondo.

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In realtà l’estroversione e l’introversione rappresentano entrambe due modalità potenzialmente utili di approcciare all’esperienza, quel che è importante è che non si rivelino eccessivamente rigide e bloccanti.

Una persona con un temperamento estroverso potrà rivelare ottime capacità relazionali, in ambito sociale o strategico, avrà probabilmente “una marcia in più” nel sintonizzarsi sulla stessa linea delle altre persone e anche in contesti gruppali e collegiali si sentirà perfettamente a proprio agio. Se eccede in questo tipo di orientamento, però potrebbe non darsi il tempo necessario a riflettere prima di agire, esponendosi a reazioni e decisioni impulsive o non essere in grado di elaborare i propri stati d’animo eccedendo in una ricerca “esterna” di stimoli e compensazioni per ogni disagio emozionale.

Dal canto suo, una persona prevalentemente introversa, potrà avere una ricca vita interiore di fantasia, introspezione e creatività. Privilegerà forse più volentieri rapporti personali di grande intimità e affinità con poche e selezionate persone e difficilmente troverà attraente coinvolgersi in contesti gruppali. Avrà forse bisogno di “ricaricarsi” dalle sollecitazioni e richieste esterne ritrovando di tanto in tanto una propria area di solitudine che le persone che ama impareranno a rispettare. Se però eccede in questa modalità, il rischio è quello di attuare un ritiro che può portare ad isolarsi in maniera improduttiva del mondo anziché costruire delle nuove capacità di adattamento.

Introversi ed estroversi dunque hanno molto da apprendere gli uni dagli altri e non è affatto raro che si stringano profonde e durature amicizie con persone che rappresentano la parte più in ombra della propria personalità.

“L’ipotesi che esista una sola psicologia o un solo principio psicologico fondamentale costituisce un’intollerabile tirannia derivante dal pregiudizio pseudoscientifico dell’uomo normale. Si parla sempre dell’uomo e della sua “psicologia”, che viene ridotta costantemente a un “null’altro che”. […] L’umanità deve rassegnarsi all’esistenza di questi due tipi, ed evitare assolutamente di concepire l’un tipo come un fraintendimento dell’altro e di voler sul serio ridurre un tipo all’altro come se ogni diversità di natura fosse da valutarsi solo in funzione della natura di uno dei due tipi“

(Carl Gustav Jung)

Caratteristiche psicologiche e funzioni psichiche

Non tutti gli estroversi e non tutti gli introversi sono uguali accennavamo all’inizio. Jung sottolinea come, questo orientamento energetico di base, possa esprimersi molto diversamente a seconda di quelle che sono le funzioni psichiche predominanti un dato individuo.

Le funzioni psicologiche individuate da Jung sono quattro concepite come polarità di opposti.

Pensiero – sentimento

Le persone possono rapportarsi all’esperienza privilegiando un’ottica più razionale-cognitiva o un atteggiamento più emotivo. Possono cioè cercare di comprendere e reagire a quello che accade loro o privilegiando spiegazioni di tipo razionale e intellettuale o servendosi delle proprie risonanze emotive per orientarsi in ciò che hanno intorno.

Sensazione  – intuizione

Questa seconda polarità ci ricorda che la psiche può anche privilegiare un aspetto più sensoriale oppure interpretare gli eventi e decidere su di essi privilegiando una modalità più intuitiva, bypassando tanto la sfera del pensiero razionale, quanto gli elementi concreti che si pongono sotto i propri sensi.

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Gli 8 tipi psicologici di Jung

persone di spalle
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Ogni persona, che abbia una natura estroversa o introversa può funzionare privilegiando certe funzioni psicologiche e penalizzandone altre che rimarranno più quiescenti nella propria personalità. Fermo restando che non esistono “tipi puri”, dall’integrazione di queste due dimensioni è possibile delineare 8 tipi psicologici.

Riflessivo estroverso.

Privilegia un approccio razionale alla realtà basato sulle “evidenze”, bando dunque a moti emozionali o a evanescenti teorie, questo atteggiamento privilegia ciò che può essere osservato, compreso e controllato razionalmente.

Riflessivo introverso.

Si concentra suol proprio mondo interno portando avanti riflessioni astratte che persegue con tenacia e determinazione incurante del mondo esterno che lo circonda (Alan Turing e Albert Einstein potrebbero essere degli illustri esempi in tal senso).

Sentimentale estroverso.

Può rivelarsi molto socievole, espansivo, capace di grande diplomazia e in grado di entrare in sintonia con qualsiasi gruppo di persone. La sua natura sentimentale lo rende però così bisognoso di ottenere gratificazione e interesse da parte degli altri che può soffrire molto se si sente ignorato o messo da parte.

Sentimentale introverso.

Una persona di questo tipo sarà connotata da una grande sensibilità, ma al tempo stesso da una elevata difficoltà ad instaurare relazioni con altri, specie se si tratta di persone sconosciute o poco familiari. Potrebbe essere capace di poche relazioni di grande intimità e profondità ma a rischio di rimanere, per il resto, socialmente piuttosto isolato.

Sensoriale estroverso.

Ricerca il piacere sensoriale legato ad oggetti e stimoli esterni, è legato ai cosiddetti piaceri della vita e meno incline a riflessioni teoriche o a parlare dei propri stati emotivi. Probabilmente in un momento di difficoltà ricercherà anzitutto una via di fuga nell’appagamento dei 5 sensi come il buon cibo o il buon vino!

Sensoriale introverso.

Si tratta magari di un artista, magari di un musicista, di una persona che si ancora a esperienze percettive come strumento di accesso al proprio mondo interno.

Intuitivo estroverso.

Potrà trattarsi di un leader, di un esploratore o di una persona con uno spiccato senso degli affari o che fiuta un’occasione al volo! Deve il suo successo nelle cose che fa, e che fa fare agli altri, non tanto su progetti e calcoli razionali, ma sul proprio (infallibile) intuito! Può avere grande carisma. Attenzione a non esporsi a inutili rischi confondendo il suo intuito con un illusorio senso di onnipotenza!

Intuitivo introverso.

Di tutt’altra pasta, l’intuitivo introverso è stato probabilmente un bambino che ha imparato a comprendere gli altri e i non detti della propria famiglia senza bisogno di protestare o chiedere spiegazioni. Questa capacità di “intuire” ciò che accade e desidera l’altro si associa spesso anche ad un ricco mondo di fantasia dove predomina il potere dell’immaginazione.

“Il punto di vista moralistico del nostro tempo vuole naturalmente sapere sempre se la tal cosa sia dannosa o utile, se sia giusta o ingiusta. Una vera psicologia non può darsi pensiero di ciò; le basta sapere come sono le cose in sé e per sé.“

(Carl Gustav Jung)

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