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L’enigmatica missione dello Scorpione: il rivelatore dei segreti

Di Sandra Saporito - 18 Ottobre 2021

L’entrata del sole nella costellazione dello Scorpione segna i primi freddi della stagione autunnale e ci introduce al tempo dedicato ai defunti. È il tempo della nebbia, delle foglie morte che si decompongono sul terreno. La natura si spoglia, torna all’essenziale, e la linfa vitale si concentra nelle radici.

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Questo momento porta a risparmiare le risorse e si confonde con una morte apparente; ci porta verso la consapevolezza che in questo periodo dell’anno la maggiore attività si trova nella dimensione nascosta, invisibile agli occhi. Sotto la superficie. In questo periodo, Madre Natura ci invita a porre attenzione a tutto ciò che non vediamo o capiamo, a cercare la Verità nascosta, guidati dal guardiano e maestro di questo periodo: il segno dello Scorpione.

I nati sotto il segno dello Scorpione: gli investigatori dello Zodiaco (23 ottobre – 22 novembre circa)

Lo Scorpione è governato da due pianeti: l’enigmatico Plutone e Marte. Questo segno fisso evidenzia il cuore dell’autunno assieme alle qualità di stabilità, di solidità dei nati del segno. L’elemento Acqua dello Scorpione è un’acqua paludosa, sotterranea, che fermenta, può ricordare gli acquitrini, fonti di malattie, ma anche i fanghi termali che portano guarigione.

Plutone, Ade nella mitologia greca, è l’archetipo del signore degli inferi, del mondo nascosto nelle visceri della terra. È il custode di tutto ciò che è celato allo sguardo, ma anche dei processi legati alla morte, alla rinascita, alla rigenerazione. Ecco che lo Scorpione appare nel suo splendore: enigmatico, misterioso, tenebroso, magnetico.

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Lo Scorpione ama scavare, andare al fondo delle cose, scoprire i tesori sepolti e dimenticati. È un ricercatore tenace, dotato di un ottimo intuito in quanto conosce i tormenti dell’animo umano. Non teme di sporcarsi le mani, di giocare con ciò che fa paura agli altri. Ama conversare con l’Ombra; ciò che incute timore lo attrae come un magnete. Marte, archetipo guerriero, lo aiuta a testare i limiti, ad essere irriverente, sfacciato, ad andare oltre le regole pur di scovare l’essenza genuina, autentica, di ciò (e di chi) lo circonda.

Il compito karmico dei nati del segno: i ricercatori dello Zodiaco

Nel suo libro Astrologia Karmica, nodi lunari e reincarnazione, Martin Schulmann illustra il compito karmico dello Scorpione. Secondo il racconto dell’autore, un giorno, Dio riunì i 12 segni per affidare ad ognuno di loro un seme di vita. Si avvicinarono uno ad uno a lui per ricevere i doni che egli aveva assegnato a loro. La Scorpione fu l’ottavo segno a presentarsi al suo cospetto, così Dio le disse…

“A te, Scorpione, io do un compito molto difficile. Tu avrai la capacità di conoscere l’anima umana, ma non ti permetto di parlare di ciò che imparerai. Sarai spesso triste nel vedere come sono realmente le cose e ciò che ti distoglierà da Me e ti farà dimenticare che non sono io la causa del tuo dolore. Penetrerai l’anima umana così bene che finirai col vedere l’uomo come una bestia e nel tuo intimo lotterai così ferocemente contro questa bestialità che ti smarrirai. Ma quando tornerai da Me, Scorpione, serberò per te il dono supremo della Determinazione”.

La sfida dei nati nel segno della Scorpione

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Plutone e Marte, i pianeti domiciliati nello Scorpione, ne fanno un maestro della provocazione capace di scuotere l’intero Zodiaco affinché ricordi l’importanza del buio, della dimensione oscura, arcana. Non solo la luce del Sole è importante, lo sono anche il buio, la notte, il mistero, la terra sotto ai nostri piedi e i suoi segreti.

Urano in esaltazione nel segno porta con sé pure quel pizzico di ribellione che caratterizza così tanto i nati del segno. Tuttavia, il dono maturo di questo archetipo ribelle è quello di portarli ad andare oltre le apparenze per mettere alla prova l’ autenticità del mondo. Mentre tutti alzano lo sguardo verso il divino, lo Scorpione gioca col profano e ci ricorda che il mondo è fatto anche di carne, di sfide, di istinti.

La sua provocazione è scomoda, ma porta in sé il germe della ricerca autentica della Verità, quella con la “V” maiuscola, a scapito a volte del rispetto della sensibilità delle persone. Venere vi è in esilio: lo Scorpione non teme di ferire pur di giungere al suo obiettivo e questo può portarlo ad essere manipolatorio, sarcastico, cinico. Tutto questo potrebbe rivoltarglisi contro purtroppo. Ama mescolare il dolore e il piacere, testare il potere che può esercitare sugli altri stuzzicando i loro punti deboli.

Ma c’è una lezione importante che lo Scorpione deve imparare e questa le viene impartita dal Toro, suo maestro nello zodiaco che gli si oppone con le caratteristiche che a lui occorre integrare per trovare quell’equilibrio in grado di sostenerlo nella manifestazione del suo compito: il Toro è il custode del principio di crescita, di realizzazione nella bellezza. Integrando in lui la concretezza e la ricerca d’armonia del Toro, lo Scorpione smuove la terra, la rende fertile e stabile, vi scava per trovare le risorse necessarie all’opera collettiva dell’intero Zodiaco di cui il Toro è il capo-cantiere. Le ricerche dello Scorpione trovano così uno scopo, quello di scovare i tesori della terra, o meglio la pietra nascosta, il VITRIOLUM degli alchimisti.

Il mito della costellazione dello Scorpione: la morte di Orione

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Il mito della costellazione dello Scorpione è legato alla morte del gigante Orione. Secondo una versione del mito, Orione era un abile cacciatore e condivideva questa passione con la dea Artemide, seguito dal suo fedele cane Sirio. La dea, innamorata di lui, non fu ricambiata per cui si mise l’animo in pace. Però scoprì presto che Orione tormentava sette sorelle, conosciute come Pleiadi, che Zeus fu costretto a trasformare in stelle per salvarle dalla foga del gigante. Folle di gelosia, Artemide mandò uno scorpione a colpire Orione, che morì assieme a lui. Furono entrambi posti tra le stelle da Zeus in modo da non incontrarsi mai ed è per questo motivo che quando sorge la costellazione dello Scorpione, tramonta Orione.

Dopo la morte del gigante, Sirio il suo cane ululò di dolore per tre giorni e tre notti. Zeus, intenerito, decise di portarlo in cielo accanto al suo padrone, e divenne così la costellazione del Cane Maggiore.

Fonti:

Astrologia Karmica, vol.1, nodi lunari e reincarnazione, i pianeti retrogradi, Martin Schulmann, ed. Mediterranee.
Dictionnaire des mythes, mémoire de l’humanité: notre héritage collectif, Nadia Julien, ed Marabout.
L’archetipo della Scorpione, il cercatore di verità
Storie del cielo, il mito dello Scorpione

Sandra “Eshewa” Saporito
Autrice e operatrice in Discipline Bio-Naturali
www.risorsedellanima.it





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