Educazione

Autoefficacia nei bambini: la felicità di essere capaci

Di Milena Rota - 20 Aprile 2021

Quante volte nella vita ci è capitato di avere la sensazione di non riuscirci, di dirci “non riuscirò mai” e poi invece assaporare un misto di soddisfazione e orgoglio quando si arriva al successo, anche molto piccolo?

Capita sicuramente a noi adulti, ma è frequente anche nei bambini. È quello che accade quando si impara a leggere, a scrivere, a fari i conti, ma anche ad andare in bicicletta, nuotare, vestirsi da soli, allacciarsi le scarpe ecc.

Insomma, la sensazione di potercela fare o, viceversa non fare, è qualcosa che accompagna la nostra vita e, inevitabilmente influenza il modo di affrontare le cose.

Questa percezione di efficacia la possiamo definire autoefficacia personale.

Cos’è l’autoefficacia

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L’autoefficacia è la percezione di sé rispetto alla capacità di poter fare o meno qualcosa e quindi alle competenze possedute. È la fiducia che una persona ha rispetto alle proprie abilità e possibilità di successo (Bandura).

Queste convinzioni, inevitabilmente, influenzano il proprio agire e anche l’autostima, ovvero la considerazione e giudizio che abbiamo di noi, in generale e relativo alle singole aree di vita. Questo accade da adulti ma anche da piccoli.

Pensiamo a un bambino che deve imparare a nuotare. Se continua a ripetersi frasi come “non sono capace”, “non riuscirò mai”, “questa cosa è davvero complicata per le mie possibilità” e via dicendo… probabilmente potrebbe agire con poca convinzione, provare paura e angoscia all’entrare in acqua, faticare nel nuotare al meglio delle sue possibilità, o nell’ascoltare attentamente le istruzioni, annebbiato dalle proprie considerazioni. In poche parole, si autocondizionerà e aumenterà anche la possibilità di fallimento che a sua volta confermerà le sue condizioni di inadeguatezza e incapacità. E via ad un circolo vizioso…

Diversamente considerazioni come “posso farcela”, “ho le competenze” e così via, sono più motivanti, attivano risorse e competenze e mettono maggiormente in gioco. Capite che la soddisfazione sarà maggiore. Anche se berrà un po’ di acqua, potrà comunque dire di aver fatto tutto il possibile e sicuramente sarà più tranquillo nel provare.

“Le credenze personali sulle proprie capacità hanno un grande effetto sulle capacità stesse.” Bandura

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Quando essere capaci genera soddisfazione

Bambino che cerca di alzare un pezzo di legno

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Quando un bambino sperimenta e arriva al successo prova soddisfazione. Questo attiva nel tempo la consapevolezza delle proprie abilità e capacità e la possibilità di mettersi quindi in gioco e provare.

Pensate che la percezione di autoefficacia riduce il rischio di depressione e quindi stimola benessere, piacere ed emozioni positive.

Bambini con buoni livelli di autoefficacia infatti:

  • Sono maggiormente motivati e provano interesse nell’esplorare l’ambiente;
  • Vedono i compiti come sfide e come prove da superare con propositività e impegno;
  • Si rialzano dopo un fallimento, osservando esso come uno “scivolone”, sono spinti a riprovare e riacquisiscono fiducia in se stessi rapidamente;
  • Sono maggiormente soddisfatti, felici, provano piacere e accrescono ogni giorno il loro potenziale mettendosi in gioco.

Bambini invece con bassi livelli di autoefficacia:

  • Vedono i compiti come qualcosa di complicato e troppo difficile, provano timore, angoscia;
  • Faticano a mettersi in gioco, rinunciano, non si mettono alla prova;
  • Sono focalizzati sul fatto che non sono capaci e non possono farcela, pensando negativamente
  • Vivono forti livelli di frustrazione e vivono il fallimento come la conferma che non sono capaci e abili
  • Provano poca soddisfazione e sono spesso spaventati dal cambiamento e dai nuovi compiti, riducendo così la possibilità di sviluppo del proprio potenziale.

Credere in noi stessi non ci assicura il successo, ma non credere ci assicura il fallimento (Bandura)

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Autoefficacia nei bambini: come supportarla

Vista l’estrema importanza nella vita del senso di autoefficacia personale, è fondamentale sostenerla nella sua costruzione. L’adulto ha in questo un ruolo fondamentale. Cosa poter fare allora?

Come già detto è buonissima cosa rinforzare i comportamenti positivi: dare feedback sulle cose adeguate fatte, anche sui piccolissimi successi, sul più piccolo cambiamento che va verso un comportamento adeguato e funzionale. Aiutiamo il bambino a capire cosa è corretto fare e che può farcela, anche se faticoso o difficile. I giudizi o il rimprovero, diversamente, possono portare a percepirsi sbagliato e quindi a smettere di provare.

Diamo al bambino piccoli compiti, adatti all’età ovviamente, in cui possa sperimentare e mettersi alla prova e percepirsi adeguato. Può essere per esempio apparecchiare la tavola, riordinare i giochi, accompagnare il fratellino o sorellina più piccolo, aiutare mamma e papà… Deve percepire di poter fare.

bambino che aiuta nelle faccende domestiche lavando i piatti

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Creare ambienti adatti al bambino in cui possa liberamente agire e fare esperienza, nel rispetto delle sue abilità e possibilità e nei limiti dei rischi. L’ambiente a misura di bambino è aspetto fondamentale nella pedagogia Montessoriana.

Poniamoci come modello piuttosto che dare istruzioni: i bambini apprendono molto osservando e quindi ripetendo quando visto. Facciamo in modo che il bambino provi a fare piccole cose alla sua portata, senza dare troppe istruzioni ma mostrandolo e dando a lui la possibilità di capire come fare. Se riuscirà il senso di soddisfazione sarà grandioso… se sarà in difficoltà insegniamoli a chiedere aiuto, mostriamo con maggiore calma e spingiamolo a provare.

Osserviamo noi per primi i successi con attenzione e riconoscimento e gli insuccessi come aree da migliorare, come qualcosa che ci spinge a fare di più e non come un limite delle proprie capacità o un’inadeguatezza. Ovviamente approcciamoci allo stesso modo a quanto raggiunge il bambino.

“Fai quello che puoi, con quello che hai, nel posto in cui sei.”

Theodore Roosevelt

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Autoefficacia e apprendimento

Un bambino che si percepisce efficace sarà più aperto alle nuove esperienze, sperimenterà, entrerà in gioco e in relazione con l’ambiente e gli oggetti presenti.

È ovvio che più mi sento efficace più sono motivato, più sono motivato più mi impegno e sento sicuro, più mi sento sicuro, più sperimento, più sperimento più faccio e più agisco più apprendo, accrescendo così competenze, conoscenze e percezione di efficacia.

L’apprendimento sarà così favorito perché il bambino, anche se non possiede realmente le competenze, mette a frutto le risorse per incrementare il proprio sapere e le competenze.

Questo è vero nell’apprendimento di tutti i giorni, a scuola, nell’attività sportiva e nel lavoro, dove l’autoefficacia è uno dei maggiori predittori del successo lavorativo.

Maria Montessori riteneva che l’apprendimento dovesse avvenire nel rispetto dei tempi, delle esigenze, dei bisogni e dello sviluppo del singolo individuo, quindi personalizzato e individualizzato, in cui il bambino è il fulcro e primo artefice.

L’adulto deve e-ducare quindi far emergere, portare fuori il potenziale di ognuno, aiutarlo a percepirsi efficace e quindi aprirsi alla scoperta del mondo interiore e circostante.

«Mai aiutare un bambino mentre sta svolgendo un compito nel quale sente di poter avere successo»

(Maria Montessori)

Milena Rota





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