Psicologia

Non Voltare Mai le Spalle Al Tuo "Succo Umano": E' Ciò Che Nutre La Tua Anima

Di Sonia Serravalli - 12 Luglio 2020

Puoi bistrattare, abbandonare, rinnegare, cambiare tutto quello che vuoi, ma non tradire mai il tuo succo umano.

Il succo umano è ciò che dà spazio alla tua anima di parlare, è un polmone aperto verso l’altro, l’essere veri nel comunicare nel corpo e nella parola, a prescindere dalla tenerezza o dalla durezza dei contenuti e della tua verità.

Non voltare mai le spalle al tuo succo umano. Non toglierlo alle persone che si sono relazionate con te, mai, per nessun motivo. Non esiste dolore più grande. Solo la morte può darci la scusa per farlo, ma se lo fai da vivo, ferirai peggio di una spada.

Il succo umano è il vivere nella verità, fossero anche quelle che consideri come “le peggio cose”. Succo umano è sentire che non siamo mai isole, che tante altre persone vivono intorno a noi, dalle più visibili a quelle che fatichiamo a percepire, e che un sottile filo di nutrimento e informazione continua a passare sempre nelle due direzioni.

Bloccare il tuo succo umano significa chiudere le tue direzioni. Otturare i canali con questioni che non appartengono alla vita, ma, semmai, a ciò che ad essa si oppone. Bloccare il tuo succo umano non è chiudere una relazione. E’ chiudere tutto. La stima, lo scambio, il rapporto umano.

Il succo umano è la crescita di ogni secondo nel mondo, la rete invisibile di interrelazioni, la relazione con tutto e con tutti. Il succo umano è il cuore che pompa, l’inspirazione e l’espirazione che mai tentennerebbero di fronte al sacro ciclo continuo di prendere e dare. Di essere e avere.

Puoi cambiare umore o personalità, cambiare casa o coppia mille volte, lavoro, abitudini, ma non interrompere mai il tuo succo umano. L’essenza di ciò che sei e che vuoi esprimere e manifestare nel mondo, comunque essa sia. La sua voce unica nel coro del “tutti”.

È quel balsamo invisibile che ti rende umano tra gli umani e divino potenziale. Se tagli quel circuito d’oro, fai cadere fuori persone, uccidi col silenzio, schiacci con assenze pesanti che prendono corpo, denutri i sogni, tradisci il tuo bambino interiore e il tuo cuore. E divieni invisibile.

Spettro umano, uomo disattivato. Ti chiami fuori dal gioco della vita e in te vedranno morire l’umanità.

Nessuno ci ha insegnato queste cose, non è vero? Si dà per scontato che facciano parte della categoria del “buon senso”. Ma come si può parlare di buon senso se prima non impariamo a parlarci? Se prima non sentiamo la differenza abissale tra esserci o non esserci, in qualunque forma si possa essere?

Non importa quanto ti costi, ma non lasciare mai una persona che ti vuole bene senza una spiegazione. Senza un ultimo saluto. Senza un gesto di gentilezza. Senza una riposta. Senza calore. Senza il tuo succo umano, perché se non ci fosse quello, nessuno di noi sarebbe vivo.

L’esperimento di Harlow ed altri dimostrano chiaramente che la vita preferisce il contatto al nutrimento. I neonati, se posti di fronte alla scelta estrema cibo/calore materno, scelgono il secondo. La vita su questo pianeta non è basata sul nutrimento biologico, è basata sul nutrimento del nostro succo umano. Senza quello, qualunque altro ragionamento o crescita non si possono neanche prendere in considerazione.

Succo umano è metaforicamente vivere nudi, anche quando temi che ti giudicheranno, anche quando pensi che non ti capiranno – cosa che, tanto, pensiamo tutti. Se non lo fai, non ti capiranno di sicuro e vivrai solo in mezzo a delle maschere. Vivrai, biologicamente, ma non sarai realmente vivo.

La vita reale non sussiste al di fuori degli scambi di succo umano.

Se togli quello, lasci spazio al nulla cosmico e il nulla cosmico uccide. È un anti-biotico naturale, anti-bios, anti-vita. Anti-amore. Anche se non lo puoi vedere, anche se le persone intorno a te continueranno a respirare.

Togli il tuo oro dal circuito comune e la vita del sistema non sarà più la stessa. Come nell’effetto farfalla, se privi gli altri del tuo succo umano ne risentirà fino all’ultimo bambino in Alaska, l’ultima preghiera dell’eremita, l’ultimo pianto nascosto di una madre e l’ultima albicocca di ogni frutteto. Ne risentiranno perfino Venere, Sirio, il Sole.

Succo umano è mettersi nei panni degli altri, mentre si abbraccia la propria croce. È non dimenticare gli altri, neanche per un secondo. È non dare per scontato nessuno, vedere la grazia e la sacralità dell’unicità di ognuno, persone, animali, piante, che abbia avuto o abbia a che fare con noi.

Non importa cosa tu stia patendo o subendo, non dimenticare neanche per un secondo la benzina. Non scordare l’alimentazione. Dovrebbe fare parte di un manuale di istruzioni da consegnarci all’asilo.

Se blocchi quella, nutri l’autodistruzione e il Nulla della “storia infinita”. La storia infinita delle persone che non hanno ancora capito che quello non si porta via mai, a nessuno, per nessuna ragione, o persino la Terra avrà un fremito di febbre. Invisibile, inascoltato, non percepito dalla gran parte degli umani, ma ci sarà. Una micro-battuta di arresto sulla strada che ci porta all’evoluzione e all’unione.

Qualunque cosa deciderai di fare nel mondo, fai attenzione a come muovi il tuo succo umano. Sii delicato nell’interazione con gli altri, oppure sii esplosivo; sii ponderato e coerente, oppure inaccettabile, ma mai, mai pensare neanche per un istante di privare le persone nella tua rete del tuo succo umano.

Sonia Serravalli (scrittrice e autrice de Il Maschile Sacro)





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