Curiosità

Mandragora: la Pianta che si Trova a Metà tra il Regno Vegetale e Quello Animale

Di Valeria Bonora - 17 Ottobre 2019

Chi ha letto i libri di Harry Potter o visto i film avrà sicuramente un immagine ben chiara di questa pianta che la scrittrice descrive così:

«Al posto delle radici, dalla terra venne fuori un minuscolo neonato coperto di fango e terribilmente brutto. Le foglie gli spuntavano direttamente dalla testa. Aveva la pelle verdastra tutta chiazze ed era chiaro che stava urlando con quanta forza avesse nei polmoni.» ~ Harry Potter e la Camera dei Segreti – Capitolo 6

 

Sembra spaventosa e in effetti la pianta di mandragora (o mandragola) è piuttosto particolare, vediamo perché.

Il nome mandragora deriva probabilmente dal termine persiano Mehregiah assegnato dal medico greco Ippocrate, ma altri propendono per la derivazione dal sanscrito mandros, “sonno”, e agora, “sostanza”, oppure mandara, “paradiso”. Altri ancora fanno derivare il suo nome dalla deformazione dell’espressione mano di drago, oppure dalla parola sumera nam-tar ovvero “pianta del dio del castigo”, o tedesca medievale, da mann-dragen “figura di uomo”, o ancora persiana da mardumgià “erba dell’uomo”.

Essa fa parte della famiglia delle Solanaceae e la sua radice ha una particolare conformazione antropomorfica che ricorda una figura umana; le sue proprietà anestetiche la resero una delle piante più utilizzate nell’antichità, però essendo ricca di alcaloidi tropanici è altamente tossica e il suo uso in erboristeria è assolutamente vietato. Ai tempi del medico greco Ippocrate (460 a.C. circa – 377 a.C), e per diversi secoli dopo di lui, se ne facevano moderati beveraggi da somministrare ai pazienti prima degli interventi chirurgici. Plinio il Vecchio notò che lo stesso potere anestetico lo avessero gli effluvi che la pianta emanava, così nel Medioevo si utilizzava spremerne il succo in spugne e poi messe ad essiccare. Al momento dell’uso le si bagnava con acqua tiepida per poi applicarle sotto il naso del malato.

Anche ai tempi degli egizi la mandragora era una pianta riconosciuta come soporifera, infatti si possono trovare sul sarcofago di Tutankhamon e nella tomba di Ramses II delle scene di raccolta della pianta accompagnata dalla ninfea e dal papavero da oppio, anch’esse piante dotate di proprietà psicoattive.

 

La forma della sua radice ha da sempre posto questa pianta a metà tra il regno vegetale e quello animale, per questo motivo sono tantissime le leggende e le simbologie legate ad essa, ad esempio nell’antica Roma si credeva che la mandragora fosse abitata da un demone e che se qualcuno l’avesse estratta dal terreno l’avrebbe risvegliato il quale, grazie al suo urlo, avrebbe ucciso il malcapitato.

Nel XVII secolo l’unguento estratto dalla mandragora veniva impiegato per favorire la licantropia, e quindi la trasformazione degli uomini in lupi, come si può leggere in alcuni trattati dell’epoca (tra i quali quello di Njanaud). Anche nella magia nera e nel voodoo veniva usata la radice di mandragola che andava a sostituire le famose bamboline da infilzare con spilloni. Nella Wicca viene impiegata nei giorni di plenilunio perché si crede sia ricca di magia e sacra, quindi che possa dare la vita come la morte.

Associata anche ai rituali delle streghe, nell’Europa medievale si pensava che esse ne facessero uso per “volare” verso il sabba, viste le sue proprietà psicotrope; durante un processo alle streghe del 1324, venne spiegato che il bastone usato per il volo magico veniva bagnato con il succo della mandragora.

Questa particolare pianta veniva anche impiegata per risolvere problemi legati alla sterilità e impiegata per la preparazione di pozioni afrodisiache.

Per la raccolta della mandragola c’era un rituale ben preciso da svolgere per non rischiare di morire colpiti dal terribile urlo della sua radice:

“Durante il Medioevo, il rituale prevedeva di recarsi sul posto il venerdì al crepuscolo, con un cane nero affamato. Dopo essersi tappate le orecchie, si facevano tre segni di croce sulla pianta, si scavava il terreno intorno bagnato con urina di vergine e si legava alla radice una corda che veniva poi annodata al collo o coda del cane. Poco lontano si poneva del cibo per l’animale, il quale strattonando staccava la radice che emetteva un grido. In questo modo, il cane moriva al posto dell’uomo.”

 

La radice di Mandragora veniva utilizzata anche per farne un talismano per favorire l’amore, la prosperità, la salute e il potere.

In realtà è una pianta piuttosto pericolosa se maneggiata da mani inesperte vista la sua tossicità, spesso viene confusa con altre erbe viste le sue foglie simili alla bietola.

Tipi di mandragora

Esistono due specie di mandragora: la Mandragora autumnalis (Mandragora femmina) o Mandragora vernalis o acaulis e la Mandragora officinarum (Mandragora maschio).

Entrambe hanno le stesse proprietà narcotiche e tossiche ma si differenziano sia per l’aspetto che per la locazione.

La mandragora autumnalis ha foglie larghe ovate o oblunghe, grinzose, disposte in rosette che ricoprono quasi un metro quadrato di terreno, la radice è ramificata in modo da somigliare alle gambe di una persona e può raggiungere una lunghezza di un metro. Al centro della rosetta fogliare si formano dei fiori campanulati di colore blu, il frutto è una bacca gialla-rossa che contiene sostanze narcotiche, tossiche, lassative, sedative, afrodisiache e antiossidanti. In Italia questa specie si trova solo al Sud, in Sardegna e Sicilia. Cresce nei boschi di latifoglie dal piano fino a 800 metri di altitudine.

 

Mentre la mandragora officinarum è più grande, con radice più grossa e più chiara all’esterno, le foglie sono più grandi, glabre o quasi e i fiori di colore bianco verdastro fioriscono in primavera. In Italia si trova solo in alcune regioni del Nord. Cresce nei campi, incolti aridi, siepi dal piano fino a 600 metri di altitudine.

Articolo scritto da Valeria Bonoravaleria2174.wix.com





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