Curiosità

La Storia Del Saggio Contadino Cinese Ci Insegna Che La Sfortuna Non Esiste

Di Sandra Saporito - 21 Marzo 2019

Questa notte, sono stata svegliata da un crepitio strano in camera da letto. Pensavo che fosse il solito cimice che si era incastrato chi sa dove quando io e mio marito abbiamo cominciato a sentire uno strano odore di bruciato. La presa elettrica collegata allo split della pompa di calore che riscaldava la camera stava bruciando! Che dire? Svegliarsi alle 3 di notte da una presa elettrica che brucia non è il massimo ma fortuna vuole che proprio per il fatto che era notte ed era tutto silenzioso, abbiamo sentito il rumore in tempo e potuto intervenire tempestivamente.

È stata sfortuna o fortuna? Chi può dirlo? Sta di fatto che questo evento mi ha fatto pensare ad una storiella cinese che lessi tanti anni fa e che parlava proprio di questi eventi che ti capitano all’improvviso e che ti spingono a vedere oltre ciò che può capitarti all’istante, oltre il concetto di fortuna o sfortuna.

La storia del saggio contadino cinese

“C’era una volta in un lontano paesetto un povero contadino che traeva di che vivere da un campicello che lavorava assieme alla moglie e al figlio e con l’aiuto di un cavallo. Un giorno il recinto venne lasciato inavvertitamente aperto e il cavallo fuggì. I vicini, appresa la notizia, esclamarono: ‘Poveretto, che sfortuna, e adesso come farai a lavorare?’. Il contadino rispose: ‘Sfortuna, fortuna, e chi può dirlo!’

I vicini restarono perplessi nel sentire quella strana risposta. Dopo qualche settimana il cavallo che era scappato tornò portandosi dietro una mandria di cavalli selvaggi che furono rinchiusi nel recinto. I vicini, vedendo tutti quei cavalli, esclamarono: ‘Che fortuna!’ E il contadino ancora una volta rispose: ‘Fortuna, sfortuna, e chi può dirlo!’ I vicini restarono ancora più perplessi nel sentire quella risposta. Dopo qualche giorno, mentre il figlio stava domando uno dei cavalli, cadde a terra e si ruppe un piede. I vicini subito esclamarono: ‘Che sfortuna, e adesso come fai?!’ E il contadino ancora una volta rispose: ‘Sfortuna, fortuna, e chi può dirlo!’. I vicini non sapevano più che cosa pensare del vecchio. ‘Forse è matto!’, pensarono. Dopo qualche settimana comparvero in paese alcuni soldati che reclutavano i giovani validi per la guerra. Quando entrarono nella capanna trovarono il giovanotto zoppicante e naturalmente lo scartarono, mentre tutti gli altri giovani furono reclutati. I vicini non ci videro più: ‘Che mazzo, che fortuna!’ E il vecchio contadino ancora una volta rispose imperturbabile: ‘Fortuna, sfortuna, e chi può dirlo’.”

Una domanda a trabocchetto: la fortuna e la sfortuna esistono?

Se dovessimo riassumere questa storia in un simbolo, questo sarebbe di sicuro il Tao: nulla è assoluto, tutto cambia, tutto muta.

Ogni cosa è in divenire e quindi evolve in un modo che a noi rimarrà comunque sconosciuto a lungo termine, ecco perché è inutile perdere tempo ed energia a giudicare se un determinato evento deriva dalla fortuna o dalla sfortuna: nessuna delle due esiste veramente perché come un determinato evento si svilupperà poi nel tempo dipenderà da come lo accoglieremo, da come reagiremo noi ad esso.

Il vecchio contadino della storia ci insegna proprio questo: chi può dire se nella tua vita è la fortuna o la sfortuna a bussare alla tua porta? Nessuno, ecco perché non serve perdere tempo a chiedertelo; visto che nessuno avrà mai la risposta, si tratta di una falsa domanda che serve solo a farti perdere di vista ciò che conta davvero nella tua vita e che sposta verso l’esterno il tuo potere personale.

Se rimetti la tua vita nelle mani del caso, della fortuna o della sfortuna, quale potere hai tu di cambiarla?

Fortuna o sfortuna, non importa: è come reagisci alla vita che conta

La fortuna e la sfortuna sono fuori dalla nostra portata e sembrano essere dettate da una forza suprema e capricciosa; chi potrebbe quindi opporsi a tali forza? Se il Cielo mi si scaglia contro, che possibilità ho di potermi salvare? Nessuna.

Ma se considero gli eventi semplicemente come neutri (che non derivano né dalla fortuna, né dalla sfortuna), mi do la possibilità di agire, di tenere io le redini della mia vita senza lasciarle al caso. Ecco che posso mantenere una maggiore centratura interiore, evitare il rischio di auto-commiserarmi e di sentirmi in balia degli eventi.

→ Leggi anche: “Perché proprio a me?”, è questione di locus of control

Sfortuna e fortuna oppure errore e lezione?

arti marziali

Nell’accettare gli eventi semplicemente come parte del mio percorso, ho la possibilità di affinare la mia esperienza (e di farne di nuove), di imparare alcune lezioni importanti e nel cercare di evitare che l’evento si riproduca di nuovo, la mia conoscenza si amplia in settori che a me erano del tutto sconosciuti (e che mai avrei pensato di approfondire un giorno).

Per tornare alla storia, ciò che possiamo dire al di là del concetto di fortuna o sfortuna, è che esiste l’errore e la lezione. L’errore, riconosciuto come tale e non come fatalità, spinge a capire come evitare che l’errore si ripeti di nuovo: se il contadino aveva lasciato il cancello aperto con un cavallo solo, di certo ora controllerà più volte, soprattutto che adesso ne ha di più.

Nell’imparare, si affina l’esperienza, si amplia la conoscenza, si sviluppano certe abilità; ecco che, indirettamente, l’errore ci invita a crescere ed è questo il suo dono. La percezione della fortuna porta doni temporanei, che raramente durano nel tempo, ma la risoluzione di un problema invece diventa parte di te e potrai replicarla a volontà,cosa che non puoi fare con la fortuna.

“La persona saggia non è quella che fa meno errori. È quella che impara di più dagli errori.”
(Harvey B. Mackay)

Sandra “Eshewa” Saporito
Autrice e operatrice in Discipline Bio-Naturali
www.risorsedellanima.it





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