Educazione

La concentrazione del bambino è  il nutrimento della sua anima

Di Educatrice Manuela Griso - 3 Settembre 2018

“La concentrazione su un interesse porta il bambino a essere qui e ora in una dimensione meditativa.” Elena Balsamo “Libertà e amore”

Obiettivo base del metodo Montessori è favorire la concentrazione del bambino perché da essa deriva il nutrimento necessario alla sua anima per emergere e svilupparsi. La concentrazione viene definita uno “sballo sano”, una forma di meditazione in cui il bambino riposa, si alimenta ed esce pieno di gioia e felicità .

Per iniziare alla concentrazione dobbiamo conoscere il ciclo ” interesse-lavoro-concentrazione-meditazione-trasformazione”.
Tutto parte dall’interesse. Se il bambino viene accolto dall’ambiente, egli proverà attrazione e se lasciato libero di scegliere verrà guidato da questo faro e portato al lavoro, all’attività. Questo gli permetterà di sviluppare la concentrazione, di ascoltare se stesso, di cadere in uno stato meditativo dal quale uscirà rinato e pieno di energie. L’erronea convinzione che solo l’assenza di lavoro possa portare al riposo, ha deviato la reale funzione del lavoro svolto con interesse e piacere.

Dice la Montessori: “ Il nascere del fenomeno della concentrazione nel bambino è delicato come quello di un germoglio che sta per sbocciare “

Il motivo che spinge il bambino all’attività e che lo stimola a raggiungere la concentrazione è la costruzione dell’uomo interiore.

“Il modo scelto dai nostri bambini per seguire il loro sviluppo naturale è la “meditazione “ perché altro non può essere quel soffermarsi a lungo sopra ogni singola cosa, traendone una graduale maturazione interiore.” Maria Montessori

Da questa meditazione il bambino esce rilassato, calmo, rinvigorito, pieno di gioia e trasformato. Una parte del suo sè si è formata. Non sarà più quello di prima.

Come stimolare dunque la concentrazione ?

L’ambiente deve essere calmo, accogliente, silenzioso, luminoso (luce naturale), proporzionato negli arredi e limitato. Le attività devono essere preparate sulla base degli interessi del momento del bambino. Essi li scopriamo attraverso l’osservazione del bambino, che deve essere lasciato libero di scegliere.
Un esempio?
Un bambino che ama svuotare cassetti non è un bambino dispettoso, ma un bambino che sta mostrando interesse per l’arte del travaso. Prepareremo dunque nell’ambiente il lavoro del “grande travaso”.

Come mantenere la concentrazione?

STATE IN SILENZIO.

Non commentate, non avvicinatevi, non scattate fotografie a meno che non possiate essere visti, non chiamate il bambino nè sottolineate la sua bravura, non aiutatelo nè intervenite per spiegare come si utilizza. Semplicemente sedetevi, osservate e godetevi lo spettacolo!

Come capire quando il bambino è concentrato?

Ogni bambino è un essere umano unico e inimitabile. Ognuno ha dunque anche il suo modo di essere concentrato. Chi tiene la lingua fuori, chi socchiude gli occhi, chi picchietta un piede… insomma, non c’è un manuale dettagliato, ma lo sguardo, quello non cambia mai. Vedete uno sguardo che pare perso nel vuoto, assente, non raggiungibile. È lo sguardo di chi si sta estraniando dal resto del mondo per costruire se stesso. (A me sembra addirittura di poter vedere i neuroni che fanno le sinapsi! Lo so, sono matta! Ma li vedo sul serio! 🙂 )
Perché è importante la concentrazione e lo stadio successivo della meditazione? Non sono troppo piccoli per comprendere?
È qui che casca l’asino. Perché non c’è nulla da comprendere. È un processo naturale per costruire l’essere umano. Uno strumento fornito dalla natura affinché fossimo in grado di sviluppare noi stessi, liberare la nostra anima e permettere al bambino che siamo stati di compiere la sua missione: la costruzione di una nuova umanità.

Il ciclo di interesse viene spesso spezzato in due punti: inizialmente, quando non si lascia la libertà di scelta e successivamente quando lo si interrompe mentre è concentrato. Con “libertà di scelta” non si intende il lasciar a se stesso il bambino nella confusione della moltitudine di scelte possibili in un’intera giornata, ma permettergli di mostrare i suoi interessi,le sue passioni, i suoi gusti in un ambiente preparato ai fini di questa scelta. E’ sottile la linea che divide i due atteggiamenti, ma fondamentale è comprendere che l’uno porta il bambino al senso di abbandono e solitudine, lo mette in difficoltà e la fiducia in se stesso viene minata poichè non si sente in grado di fare quello che gli viene richiesto, l’altro a rafforzare la sua autostima, la sua autonomia e alla consapevolezza del proprio valore.

Pensiamo ora ad un adulto che sta lavorando con un bambino a fianco. Quanto spesso si dice: “Non mi interrompere”? Oppure “Silenzio!Sto lavorando”? Al bambino questo non viene concesso. Lo si interrompe per domandargli cosa ha fatto a scuola, cosa vorrebbe per cena, che cosa sta facendo o per correggere ciò che egli fa. Non si rispetta il suo lavoro. Non lo si crede importante come il nostro. Che ingenui! Che sciocchi! Ed Egli, con la sua clemenza spesso interrompe il suo lavoro e ci risponde, ci degna di attenzioni.

Quando invece il suo maestro interiore tenta con tutte le sue forze di tenerlo incollato al lavoro, può capitare che non risponda assolutamente, come se fosse in un altro mondo (a quel punto i nostri due eroi “maestro interiore” e “periodi sensitivi” ce l’hanno fatta!), o che il bambino si arrabbi furiosamente e scatti nei famosi “capricci”, che altro non sono che il nostro “Stai in silenzio!Non mi interrompere!”, ma a lui non è concesso.

Un episodio che Maria Montessori cita nei suoi testi è quello di questa bambina di circa 3 anni che si esercitava con gli incastri solidi e continuava a infilare e sfilare i cilindri senza sosta. Maria iniziò a contare quante volte la bambina ripeteva quell’esercizio. Per provare quanto poteva resistere quella concentrazione disse alla maestra di iniziare a cantare e a far muovere gli altri bambini. La bambina rimase concentrata nel suo lavoro. Allora prese la poltroncina dove stava seduta la bambina e con ella dentro la mise sopra un tavolino. La bambina afferrò velocemente il suo lavoro e lo mise sulle sue gambe continuando a lavorare, finchè ad un certo punto si fermò, si guardò intorno e sorrise felice. Aveva ripetuto l’esercizio 42 volte. La sua concentrazione non si era destabilizzata mai, nemmeno quando veniva sollevata da terra o quando il mondo intorno a lei si mise a rumoreggiare.

” Quella concentrazione era accompagnata da un movimento ritmico della mano, attorno ad un oggetto esatto, graduato scientificamente.

…Benchè questi fatti di concentrazione, tali da rendere quasi insensibili al mondo esterno,non fossero usuali,notai però una strana maniera di comportarsi, che era comune a tutti e pressochè costante in ogni azione, ed è quel carattere proprio del lavoro infantile, che chiamai più tardi la ripetizione dell’esercizio.” Maria Montessori ” Il segreto dell’infanzia”

Viene utilizzata ora la mindfulness, forma di meditazione orientale, rivisitata attraverso l’interpretazione californiana di Jon Kabat-Zinn. Una pratica di meditazione che viene proposta anche nelle scuole per apprendere una consapevolezza corporea che ci tiene nel qui ed ora, ma anche per far superare un modello di scuola che impone obblighi, divieti, regole,punizioni perchè attraverso la consapevolezza di sè si agevola l’empatia e la comprensione dell’altro, la gentilezza e i momenti di confronto con i compagni. Un importante passo si sta compiendo verso il benessere del bambino-ragazzo favorendo momenti di concentrazione e meditazione attraverso questa tecnica. Molto si può compiere sempre in questa direzione preservando la concentrazione che i nostri bambini mostrano nelle loro attività quotidiane senza interromperli.

Se si lascia alla natura la possibilità di scorrere si aiuta la vita a nascere e a diventare ciò che è destinata ad essere.

Educatrice Manuela Griso

 





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