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Rassegna Etica

La gratitudine può ancora cambiare la storia dell'umanità

Di Sandra Saporito - 22 Novembre 2017

Le vere origini di Thanksgiving

Thanksgiving, o Festa del ringraziamento, è una ricorrenza che si festeggia il quarto giovedì di novembre negli Stati uniti (questo 23 novembre) ed il secondo lunedì di ottobre in Canada.

L’origine della festa risale, a seconda delle regioni, al momento in cui alcune tribù di Nativi Americani diedero semi e capi di bestiame ai coloni, istruendoli sulla caccia e la pesca in quelle terre per aiutarli a sopravvivere nel Nuovo Mondo.

Un aiuto inaspettato

L’episodio che diede inizio al Ringraziamento negli Stati Uniti risale al 1620. Il Mayflower, una nave con a bordo un centinaio di uomini e donne protestanti perseguitati in Inghilterra per il loro integralismo, tentano la fortuna nel Nuovo Mondo.
La flotta approda sulle coste di quello che diventerà in futuro il New England, intorno al solstizio d’inverno, in un periodo dell’anno estremamente freddo e ostile a quelle latitudini. I coloni avevano portato dalle loro terre alcuni semi che erano soliti coltivare per provvedere alla loro sussistenza ma il raccolto è misero e la fame, il freddo e la malattia si portano via molte anime.

I “Padri Fondatori”, salvati dagli indigeni

Quelle terre erano abitate da secoli da una tribù nativa, i Wampanoag, la cui popolazione era già diminuita del 90% nel 1600 (arrivando a toccare a malapena 12.000 individui) per colpa delle epidemie portate dai coloni. Di fronte all’emergenza degli immigrati, i Nativi diedero loro i semi adatti al terreno: semi di zucca, fagioli e mais oltre ad alcuni capi di tacchino, specie adatta a quelle terre.

Il raccolto fu abbondante e in segno di ringraziamento per l’aiuto ricevuto, i coloni istruirono un grande buffet al quale il capo dei Wampanoag, Squanto, fu invitato assieme a 90 dei suoi uomini nella speranza di stabilire un’amicizia durevole, rinforzata da un patto commerciale.

La gratitudine e le basi della pace

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©Pixabay

Durante il banchetto furono serviti i frutti del raccolto assieme a tacchini, che diventeranno l’emblema di Thanksgiving. Ancora oggi, il menù della festa del ringraziamento si basa principalmente su quello che offre la terra in questo periodo dell’anno e vengono serviti tacchini al forno, patate dolci, torte di zucca e carote, salse di mirtilli,….

Piccolo aneddoto: anche noi Europei festeggiamo il raccolto con i frutti della terra nello stesso periodo dell’anno, basta pensare al giorno di San Martino che festeggiamo con castagne e vino novello e che affonda le sue radici molto indietro nella nostra storia.

Quando la memoria influisce sulla politica

Se all’inizio i coloni erano grati ai Nativi per i doni ricevuti, senza i quali non sarebbero mai sopravvissuti, col tempo e con lo sbarcare di altre navi, la gratitudine verso gli indigeni si diluì gradualmente fino a scomparire totalmente a favore del “Dio Onnipotente” menzionato nelle diverse proclamazioni per Thanksgiving tenute ogni anno dai presidenti degli Stati Uniti, a partire da Abraham Lincoln nel 1862.

I coloni dimenticarono ben presto i doni ricevuti da quei “barbari pagani”, come chiamavano i Nativi Americani, e questa ingratitudine lasciò spazio progressivamente a molteplici tensioni e guerre fino ad arrivare allo sterminio degli indigeni che tutti noi conosciamo oggi.

“L’ingratitudine è figlia della superbia.”
— Miguel de Cervantes

Il fardello dell’ingratitudine

Probabilmente, se la gratitudine verso i Nativi per i doni che hanno fatto agli immigrati fosse rimasta intatta, molte tensioni avrebbero potuto essere evitate ma le questioni religiose e di interesse politico e commerciale hanno avuto la meglio. Tuttavia, il problema dell’ingratitudine non è un problema di altri tempi.

Anzi, l’ingratitudine è ancora ben presente ogni giorno sia nelle relazioni politiche e territoriali in tutto il mondo che in Italia, e lo è ancora di più nelle nostra vita quotidiana. E si sa, un popolo non è una massa amorfa ma la somma di una moltitudine di singoli individui. Il problema è che non siamo più educati alla gratitudine, alla sincera riconoscenza per quanto ci è stato dato e che sta alla base stessa della parola “thanksgiving”. Quindi, cosa possiamo fare?

… ricominciamo da noi!

Possiamo cominciare da noi stessi, re-imparando il valore del “Grazie!” e provare una sincera gratitudine per quello che la terra ci offre, per quello che abbiamo già e riceviamo dalle altre persone.

La gratitudine non può essere inculcata perché dipende dal cuore e dalla capacità di ognuno di riconoscere, ricordare quel qualcosa di bello che ci è stato offerto. Possiamo tornare a dare valore a tutte quelle cose semplici che diamo per scontate, a tutti quegli atti di gentilezza che ogni giorno molte persone praticano senza accorgersene.

La gratitudine, madre di tutte le virtù

La gratitudine è un sentimento nobile che lavora prima a livello individuale e poi interpersonale e su questo sentimento si basa la salute delle relazioni umane ma anche il tuo benessere psico-fisico! Per dirti a che punto è importante, Cicerone stesso annoverava la gratitudine come la più importante di tutte le virtù.

“La gratitudine non é solo la più grande delle virtù, ma la madre di tutte le altre.”
— Cicerone

Le prove scientifiche

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Anche se molte religioni hanno evidenziato l’importanza del provare un sincero sentimento di gratitudine, è molto recente l’interesse della scienza in quel campo; tra i pionieri si può contare la famosa psicanalista austriaco-brittanica, Melanie Klein che disse in proposito:

“Il sentimento di Gratitudine è una delle espressioni più evidenti della capacità di amare. La gratitudine è un fattore essenziale per stabilire il rapporto con l’oggetto buono e per poter apprezzare la bontà degli altri e la propria.”

Recenti studi scientifici diretti da Robert A. Emmons (professore di psicologia alla UCD) e Michael McCullough (autore e professore alla UM) hanno evidenziato gli effetti della gratitudine sul corpo:

1. Aumento della vitalità

2. Protezione da stress e depressione

3. Incremento dell’autostima

4. Miglioramento della percezione della propria vita

Anche Il National Institutes of Health ha approfondito la questione e ha scoperto che la gratitudine aumenta i livelli di dopamina (un neurotrasmettitore che svolge un ruolo importante nel sonno, memoria, apprendimento, motivazione e attenzione) e modifica i livelli di pressione sanguigna cerebrale e stimola l’attività dell’ipotalamo, una “pallina” che si trova tra i due emisferi cerebrali e che controlla l’ipofisi.

Curiosità sul potere spirituale dell’ipofisi

La cosa curiosa e singolare di tutta questa storia, che potrebbe segnare un punto nel campo delle correnti spirituali che affermano da milleni che la gratitudine può portare l’essere umano ad uno stadio più evoluto, è che l’ipofisi sarebbe secondo alcune correnti la “radice” corporea del settimo chakra chiamato Sahasrara (“il loto dai mille petali”), anche conosciuto come il chakra della corona.

Questo chakra ci connetterebbe con l’assoluto, ci permetterebbe di accedere alla conoscenza e alla verità suprema, in poche parole ci aiuterebbe a raggiungere il risveglio della coscienza.

Una persona alla volta, possiamo fare la differenza

Al di là delle credenze religiose e spirituali, la gratitudine è un sentimento importante per tutti noi che può davvero fare la differenza nel nostro quotidiano ma anche ad un livello più globale se uniamo le forze.

Una buona e una cattiva notizia

La cattiva notizia è che la gratitudine non si può imparare, è qualcosa che si sviluppa da dentro, dal cuore; come non si può imparare ad amare, non si può imparare a provare gratitudine perché è qualcosa che si sviluppa da sé riconoscendo il valore di quello che ci circonda e non dandolo mai per scontato.

La buona notizia è che si può allenare e basta davvero poco per farlo. Già per il fatto di essere vivi, di poter respirare, di saper leggere possiamo essere grati! E visto che non c’è nulla di meglio che l’esempio, potrai trovare ovunque nel mondo un’iniziativa davvero molto bella alla quale puoi partecipare anche tu ogni domenica: lo troverai su Twitter e Facebook con l’hashtag #GratefulSunday, per ricordarsi ogni settimana di provare gratitudine per quello che fa la differenza nella nostra vita.

La riconoscenza è un dono

Sono le piccole cose che ci cambiano la vita, che sia una manciata di semi, una mano tesa nel momento del bisogno, un sorriso quando dentro di noi è notte, la bellezza di un tramonto, l’aria oppure la luce del sole; Piccole cose che fanno molto e per le quali vale la pena dire la parola più bella del mondo…

Sandra “Eshewa” Saporito

Autrice e shamanic storyteller

www.risorsedellanima.it





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