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Rassegna Etica

Riti per Celebrare la Nascita

Di Laura De Rosa - 23 Agosto 2017

Cosa si intende con la parola rito? Di solito il termine si riferisce a un atto o a un insieme di atti eseguiti in sequenza, che prevedono l’utilizzo di formule verbali codificate, seguendo precise regole e complesse simbologie.
Di solito i riti vengono effettuati in momenti cruciali della vita e la nascita fa parte di questi passaggi decisivi, in cui l’uomo sente la necessità di affidarsi a qualcosa di più grande, per esempio Dio, uno spirito o qualche altra forza invisibile.
Il significato dei riti non si esaurisce qui, si tratta infatti di un argomento complesso che richiederebbe ulteriori approfondimenti ma per ora ci fermiamo focalizzando l’attenzione sui rituali che celebrano la nascita.

Il rito dell’albero

celebrare la nascita
In Italia esiste una legge, la 10 del 14 gennaio 2013, che si rifà alla legge n.113 del 29 gennaio 1992, che obbliga (in teoria) i Comuni sopra i 15.000 abitanti a piantare un albero per ogni nuovo nato, indicandone l’ubicazione sul certificato di nascita. Purtroppo non viene granché rispettata ma trattandosi di un rituale utile ed ecologico, varrebbe la pena non solo metterlo in pratica a livello comunale ma imitarlo privatamente. Fra l’altro sembra sia praticato da vari popoli del mondo.

Rituali di sepoltura di placenta e del cordone ombelicale

A quanto pare, come si legge nell’articolo “Le usanze nel mondo per accogliere il nuovo nato“, pubblicato su Dolce Attesa, i maori delle Isole Cook, dopo il parto, seppelliscono la placenta sotto terra, piantandoci sopra un albero di cocco. In base a come l’albero cresce, sano o deperito, si scopre la natura del bambino. Il cordone ombelicale viene invece gettato in mare nel caso dei maschietti, visto che lo spirito maschile appartiene all’oceano aperto, e nelle acque interne se nascono delle femminucce, visto che la donna è legata alla laguna.
Sempre la placenta è protagonista di altri rituali diffusi in Kenya, presso i Kamba, che la seppelliscono insieme al cordone fuori dalla capanna in cui è nato il bambino. Anche negli USA, secondo le donne navajo, la sepoltura del cordone ombelicale presso l’abitazione della famiglia avrebbe particolare rilevanza perché assicura che il figlio torni a casa. La placenta viene in questo caso sepolta accanto a un oggetto che simboleggia la professione che i genitori si augurano per il figlio.

Il rito dell’assegnazione del doppio nome

Presso alcune comunità rom e alcune comunità di religione islamica al neonato appena partorito vengono dati due nomi, uno segreto, l’altro pubblico. Le tradizioni tuttavia variano da comunità a comunità: in alcuni casi il nome segreto non viene rivelato al bambino fino all’età adulta, quando è ritenuto pronto per difendersi in modo autonomo. In altri casi il nome segreto non viene svelato agli estranei, sempre allo scopo di proteggere la creatura. In altri casi ancora il nome segreto viene rivelato dopo 7 giorni dalla nascita.
In diversi popoli il nome viene attribuito dopo la nascita, in modo da poter procedere prima con i vari rituali di protezione.

Il battesimo cristiano

battesimo
Il rituale per eccellenza, perlomeno dalle nostre parti, è il Battesimo che tuttavia a seconda delle tradizioni, viene eseguito in modi diversi. Nelle comunità ortodosse il bambino viene completamente immerso in acqua, per tre volte, numero che simboleggia i 3 giorni trascorsi da Gesù nel sepolcro. Ma c’è anche chi anziché immergerlo nella fonte battesimale, sceglie laghi e fiumi, anche in inverno, per purificarlo. Succede presso alcune comunità ortodosse della Georgia e presso alcune minoranze cristiane del Kazakistan.
Il sacramento del Battesimo cristiano libera il bambino dal peccato originale rigenerandolo come figlio di Dio. Il rituale prevede una serie di parole e gesti simbolici e ovviamente la presenza dell’acqua purificatrice. Il termine battesimo deriva dal greco e letteralmente significa “immergere”. Grazie a questa immersione simbolicamente si seppellisce il catecumeno nella morte di Cristo, da cui risorge nuovo. Quindi attraverso il Battesimo si è pronti a iniziare una nuova vita senza peccato, graziati da questa immersione.
Anche Gesù Cristo prima di iniziare la propria vita pubblica si fece battezzare da San Giovanni Battista nel Giordano. Secondo l’apostolo san Paolo, tramite il Battesimo “il credente comunica alla morte di Cristo; con lui è sepolto e con lui risuscita“.
In ambito cristiano il battesimo rappresenta anche una delle tappe dell’iniziazione, percorso che comporta diversi passaggi, rapido o più lento a seconda degli individui. Il battesimo dei bambini appena nati, che ormai è la forma di celebrazione più usata, concilia in sè in modo abbreviato diverse tappe preparatorie di questa iniziazione cristiana. Una volta eseguito il rituale, il bambino in teoria dovrebbe essere accompagnato tramite il catechismo per sviluppare la grazia ricevuta man mano durante la crescita.
Come premesso, sono molte le simbologie che caratterizzano il rituale: dal segno della croce, simbolo del sigillo di Cristo sul nuovo nato e simbolo della grazia della redenzione, all’olio dei catecumeni con cui viene unto il bambino. In altri casi il parroco impone sul bambino la propria mano per farlo rinunciare a Satana. C’è poi l’acqua battesimale che viene consacrata tramite un’apposita preghiera prima di essere versata sul capo del bambino, in modo che lo Spirito Santo discenda su di essa.
Nel battesimo cattolico l’acqua viene solitamente versata sul capo 3 volte, nel rito ortodosso come abbiamo visto il bambino viene immerso tre volte. Il sacro crisma, un olio profumato con cui viene unto il battezzato, è invece un regalo dello Spirito Santo. L’abito bianco del battezzato simboleggia la sua risurrezione con Cristo mentre la candela simboleggia il fatto che Cristo ha illuminato il bambino. In definitiva attraverso il battesimo cristiano, al di là delle rivisitazioni di ogni comunità, si ottiene la purificazione dai peccati e la nascita nello Spirito Santo.

Laura De Rosa

mirabilinto.com

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 





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