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Rassegna Etica

Dogon del Mali: il misterioso popolo delle stelle

Di Laura De Rosa - 7 Luglio 2017

E’ uno dei popoli africani che hanno maggiormente incuriosito il mondo occidentale. Si narra provengano dalla stella Sirio e che abbiano avuto contatti con una civiltà extraterrestre molto evoluta.
Ad oggi vivono principalmente di agricoltura. Le origini sono incerte: alcuni studiosi affermano siano originari della regione del Nilo, secondo altri si sarebbero staccati dal popolo Mossi del Burkina Faso in seguito a lotte tribali.
Molto conosciuta è la loro architettura ed è curioso notare su case e capanne, decorazioni che rimandano alla concezione del cosmo intrise di simbolismi arcani. Tra i maggiori ricercatori che si interessarono a questa etnia si annoverano Marcel Griaule e Germaine Dieterlen, che vissero a stretto contatto con questo popolo trascrivendole la cosmogonia, attraverso la quale è possibile comprendere il loro modo di intendere la vita.
Griaule ottenne molte informazioni dallo sciamano dogon Ogotemmêli, che gli rivelò numerose curiosità. Griaule scoprì che i Dogon erano già a conoscenza, oltre 400 anni fa, dell’esistenza della stella del fonio, compagna della stella Sirio, scoperta ufficialmente nel 1844, chiamata oggi Sirio B. E in generale avevano una notevole conoscenza dell’astronomia. Ritenevano per esempio che la luna fosse secca e morta mentre affermavano che Saturno fosse circondato da un anello non visibile ad occhio nudo. Conoscevano anche le lune di Giove e il fatto che i pianeti ruotassero attorno al sole.

Le case tradizionali dei Dogon

 
La casa tradizionale Dogon è formata da una stanza centrale affiancata da un ambiente cilindrico con cucina, stanze laterali e vestibolo. Le case non sono provviste di finestre, per questo risultano buie, mentre hanno un terrazzino sul tetto per sistemarvi provviste. Accanto ci sono anche granai a cono. Le case sono formate da blocchi di terra cruda che vengono tenuti insieme con della malta d’argilla, il tutto viene rinforzato con tronchi di palma che sporgono dalle pareti. Grazie all’argilla, le case riparano gli abitanti dal sole cocente e al tempo stesso assorbono il calore per la notte. La pianta del villaggio si dice simboleggi il corpo umano.

La religione dei Dogon

 
I Dogon sono animisti e molte delle loro sculture celano significati religiosi. Difatti non vengono esposte al pubblico ma custodite gelosamente nei santuari di famiglia. Queste sculture vengono realizzate secondo processi specifici. Il Dio creatore dei Dogon si chiama Amma e avrebbe generato i propri figli con la sua sposa, la Terra, Yurugu, creata anch’essa da lui.
Dall’unione sarebbero nati diversi figli fra cui lo sciacallo, simbolo del disordine, che a sua volta si unì alla madre, provocando le mestruazioni. Da questi incesti e peccati, i Dogon ritengono discenda la pratica della circoncisione, che serve a purificare il corpo dalla presenza di elementi del sesso opposto.
Dopodiché, volendo ristabilire l’armonia, il dio supremo Amma generò Nommo, senza peccato, il quale si trasformò in 4 coppie di gemelli. Uno dei gemelli divenne un ribelle e allora Amma, per ristabilire nuovamente l’ordine, ne sacrificò un altro spargendone i pezzi in tutto il mondo. Laddove i pezzi sono caduti, sono sorti dei santuari.

La danza nei Dogon

 
La danza per i Dogon è molto importante ed è anche un modo per vivere la loro mitologia. Difatti i danzatori indossano maschere di legno ispirate alle fasi della cosmogonia inscenando la rappresentazione del creato. Attraverso le maschere il mondo dei morti e degli antenati viene connesso con il mondo dei vivi. Si tratta di maschere indossate sul capo grazie a una corda, abbellite da decorazioni di varia tipologia a seconda dell’utilizzo. Esistono anche maschere ispirate alla quotidianità.
La festa più importante è il “SIGUI”, che si tiene ogni 60 anni. Durante questa occasione speciale viene intagliata una nuova Maschera a forma di serpente, molto grande, detta “iminana”.

I nomi dei Dogon

Tutti i Dogon portano 4 nomi: un nome segreto, un nome ordinario, uno legato alla madre, un nome della classe di età.

L’architettura dei Dogon

Una delle attrazioni più caratteristiche del paese dei Dogon è il villaggio di rocce di Bandiagara, conosciuto come Falesia di Bandiagara, formazione rocciosa che si eleva a 500 metri sul livello sabbioso sottostante ed estesa per 200 Km. Il massiccio finisce con il picco più alto del Mali, l’Hombori Tondo, di 1.115 metri. Qui si possono vedere insediamenti umani risalenti al XI scolo quando sulla falesia arrivarono i Tellem, popolo di pigmei che vivevano nelle grotte e negli incavi della roccia, arrampicandosi con le corde per proteggersi da eventuali incursioni.
Nel XIV secolo giunsero in questa area del Mali i Dogon, in fuga dalle invasioni islamiche, stabilendosi nella Falesia. I tellem vennero così allontanati e si rifugiarono in Burkina Faso. I Dogon nel corso del tempo tramutarono le grotte in luoghi di sepoltura, che apportarono sacralità e al tempo stesso un fascino misterioso alla Falesia. Essa è composta complessivamente da 300 villaggi, cave antiche e tombe. Ancora oggi vengono svolti riti in maschera dalla forte carica simbolica, che contribuiscono all’aura misteriosa di questa etnia.

Laura De Rosa

mirabilinto.com





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