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I Mandala di Sabbia dei Monaci Tibetani: Storia e Cultura

Di Valeria Bonora - 2 Settembre 2015

I mandala di sabbia sono considerati una delle tradizioni artistiche più belle e singolari del buddismo tantrico; queste opere sono chiamate Dul-tson-kyil-khor in tibetano, che letteralmente significa “mandala di polveri colorate” e rappresentano nel loro processo di creazione la preghiera, la pazienza e la meditazione.

La parola Mandala (sanscrito maṇḍala (मण्डल)) è un rituale spirituale che rappresenta la forma di base dell’universo e la maggior parte dei mandala sono realizzati come un quadrato con quattro porte che contengono un cerchio con un punto centrale; ogni porta ha la forma generale di un T.

In varie tradizioni spirituali, i mandala possono essere impiegati per focalizzare l’attenzione degli aspiranti e adepti, come strumento di insegnamento spirituale, per stabilire un spazio sacro e come aiuto alla meditazione e all’induzione alla trance.

Oggi è uso comune denominare mandala un qualsiasi piano, grafico o disegno geometrico che rappresenta il cosmo, metafisicamente o simbolicamente.

Un mandala di sabbia è formato tradizionalmente, come prescritto nell’iconografia tibetana, da forme geometriche e una moltitudine di simboli spirituali buddisti storici, e viene utilizzato come strumento per consacrare, o benedire la terra e i suoi abitanti.

Ogni colore, punto o linea nel mandala rappresenta una parte essenziale della divinità e della filosofia buddista. Ogni componente deve essere posizionato esattamente nello stesso luogo ogni volta che il mandala viene costruito.

Per i devoti i mandala sono come un palazzo tridimensionale, che rappresenta la mente del Buddha e colui che contempla il mandala entra in esso, come farebbe in un edificio o in un recinto.

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Nel 1988 il 14° Dalai Lama, leader spirituale del buddismo tibetano, ha permesso la prima rappresentazione di un mandala in Occidente aperta al pubblico. Questo mandala fu il Kalachakra Mandala, costruito in sabbia dai Monaci Namgyal di Dharamsala, India, presso il Museo di Storia Naturale di New York City.

Questa apertura al mondo occidentale fu un’offerta culturale del Dalai Lama, per rafforzare la vita di tutti gli esseri viventi che ne venivano in contatto.

Storicamente, i mandala venivano creati con granuli di pietra colorata schiacciati e a volte queste includevano anche gemme preziose e semi-preziose. Così i lapislazzuli venivano utilizzati per gli azzurri, i rubini per i rossi, e così via. Nei tempi moderni, le pietre bianche semplici vengono macinate e tinte con inchiostri opachi per ottenere lo stesso effetto.

Milioni di granelli di sabbia sono accuratamente disposti su una superficie piatta per un periodo di giorni o settimane per poi essere smantellati per liberare e diffondere la benedizione della divinità nel mondo a beneficio di tutti gli esseri senzienti.

La costruzione mandala stessa è il risultato di uno sforzo lungo e disciplinato, ma è comunque un lavoro temporaneo. Quando i monaci hanno finito il mandala viene celebrata una cerimonia di dissoluzione in cui la divinità viene rilasciata dallo smantellamento dell’opera.

La sabbia viene raccolta con dei fiori o dei pennelli e gettata in un corso d’acqua per sottolineare ed evidenziare l’impermanenza di tutte le cose e l’importanza del non-attaccamento. Quando la sabbia entra nell’acqua, la gentilezza e la compassione della divinità sono diffuse nel mondo a beneficio di tutti gli esseri.

L’insegnamento del mandala viene fatto passare attraverso una tradizione orale iniziata da Buddha Shakyamuni oltre 2500 anni fa, ed è tramandata nel corso dei secoli.

Per realizzare i mandala vengono utilizzati degli imbuti di metallo, molto stretti chiamati “chakpur“, questi imbuti presentano delle goffrature che vengono raschiate da un’altra asta di metallo per provocare delle vibrazioni sufficienti a far uscire i granelli di sabbia.

Tradizionalmente sono quattro i monaci che lavorano insieme su un singolo mandala ed ogni monaco è assegnato a un quadrante dello stesso. Con molta pazienza, i monaci versano la sabbia nelle aree disegnate, dal centro verso l’esterno. Un mandala di sabbia può richiedere diverse settimane per essere terminato, è davvero complicato rilasciare la sabbia nell’intricato disegno ricco di dettagli.

Un mandala è pensato per portare pace e armonia. I buddisti credono che semplicemente visualizzando un mandala sia sufficiente a cambiare il proprio flusso mentale attraverso la creazione di una forte impronta di bellezza e di perfezione.

Il risultato di questo lavoro è la capacità di trovare una maggiore compassione, consapevolezza, e un migliore senso di benessere per se stessi.

Ora non vi resta che procurarvi della sabbia colorata, una piattaforma, della musica tantrica e una buona dose di pace e tranquillità per liberare il vostro animo, pregare e meditare per sentirvi in pace col mondo, parte del cosmo.

Valeria Bonora





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