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Pubblicità e donna oggetto: l'Italia ancora troppo sessista

Di Valeria Bonora - 24 Luglio 2014

Siamo nel 2014 e la donna è ancora legata al suo ruolo di madre, amante e casalinga, donna isterica e fragile, donna oggetto sessuale e di piacere. Questo è quello che traspare osservando quello che passano i media, televisione, stampa… ovunque stereotipi di donne immortalate in atteggiamenti conformisti e definiti dalla società. Una pubblicità pressante sul ruolo delle donne, sul loro essere inferiori, sul loro essere oggetti e sul loro potete circoscritto alla sfera del sesso.

Pubblicità donna

John Peter Berger un critico d’arte, scrittore e pittore inglese dice a proposito della pubblicità:

«Gli uomini agiscono, le donne appaiono. Gli uomini guardano le donne. Le donne guardano se stesse mentre sono guardate. Questo determina non solamente la maggior parte delle relazioni fra uomini e donne ma anche il rapporto delle donne con se stesse. L’osservatore della donna è maschile; l’osservata femminile. Così lei si trasforma in oggetto. Più specificamente in oggetto di visione.»

pubblicità e donna oggetto

Siamo immersi in un mondo fatto di luoghi comuni, in passato il ruolo della femmina era in casa, ad accudire i figli, sottomessa nella gerarchia sociale. Oggi non cambia molto. Le pubblicità sono come le favole, le bambine dolci, gentili e accomodanti, bionde e boccolose. Le ragazze belle, eleganti, femminili che aspettano il principe azzurro o come delle Cenerentole che impazziscono a pulire casa nel poco tempo che rimane loro.

Pubblicità e donna oggetto: Stereotipi e finta emancipazione

Per quanto la pubblicità si sforzi a mostrare una donna in carriera forte e determinata, questo ruolo viene associato a prodotti per la pulizia della casa utili quando la donna è impegnata in “altro”, eh si perché è sempre lei che è definita come l’addetta alla casa, e quindi la carriera disturba questa linea e bisogna trovare qualcosa che accomuni le cose. Oppure ancora peggio come nelle pubblicità dei farmaci antidolori, la donna isterica, che ringhia e dà di matto fino a quando l’amica o addirittura il capo non le danno un “calmante”. Ma non solo esageriamo quando vediamo la donna a fare da infermierina all’uomo malato, già la donna al servizio dell’uomo, perché non era capace di prendersi un’aspirina da solo? Ma passiamo oltre: la donna oggetto di doppio senso è all’ordine del giorno, non si contano le pubblicità a sfondo erotico, perfino per pubblicizzare uno yogurt al grido di “Fate l’amore con il sapore” o un robot di una fabbrica.

pubblicità yogurt

Corpi di donne mezze nude a pubblicizzare ogni cosa, è vero un bel corpo attira lo sguardo, ma realmente c’è bisogno di mettere di mezzo l’attrazione sessuale per pubblicizzare un liquore? o un metodo di depilazione? La donna è un elemento decorativo, un corpo, un oggetto del desiderio niente di più?

A parlare della donna nella pubblicità è Adriano Zanacchi, esperto di comunicazione e pubblicità:

“Per la pubblicità la donna deve essere sempre disponibile, anzi, deve dimostrarsi servile e subordinata. In pratica la pubblicità usa il corpo della donna come strumento di seduzione. Si può dire che la distorsione della figura femminile, operata dal sistema televisivo in generale, concorre con il suo fluire incessante ad alimentare una mentalità, un modo di pensare, in cui domina la svalutazione della donna. Ogni giorno le reti televisive italiane “relegano”, la donna solamente al ruolo di casalinga o di seduttrice”.

pubblicità e donna oggetto

In Italia il problema del “genere” è ancora troppo evidente, nonostante la donna sia emancipata, svolga lavori dei quali non c’è neppure il corrispettivo del nome al femminile, è ancora troppo relegata nel suo ruolo. E questo emerge anche dai dati del Global Gender Gap Report del 2013, dove è vero che l’Italia ha guadagnato 9 posizioni, dall’80esima del 2012 alla 71esima, ma resta due posizioni dopo la Cina. La parità dei diritti è ancora lontana, soprattutto leggendo questi dati: la donna occupa il 44° posto nella politica, il 65° nella scuola, il 72° per la salute e il 97° per l’uguaglianza nel mercato del lavoro.

La pubblicità e donna oggetto in Italia dovrebbe essere regolamentata meglio, come in Svezia o in Inghilterra dove le normative sono più rigide, soprattutto per limitare i danni sulle nuove generazioni, quelle di ragazze che puntano solamente all’aspetto fisico, all’uso del proprio corpo per raggiungere gli obiettivi, senza puntare sulla realizzazione di sé stesse in campi differenti, senza percepire se stesse come oggetto di piacere, sfruttamento e basta.

Pubblicità donna

Basta pensare alla donna come un qualcosa di fragile, isterico, sexy e sfornafigli. Non sono né badanti, né serve, né bellezze da mostra, le donne devono essere se stesse, belle, forti, romantiche, sagaci, intelligenti, determinate, amorevoli e di successo… proprio come gli uomini. E quindi quando guardate la prossima pubblicità in televisione o sui giornali, guardatela con occhi diversi perché un liquore non vi rende più belle, uno straccio per pulire più in fretta non deve essere l’obiettivo della vostra giornata… e uomini non serve che vi riempiate i cassetti di antidolorifici, sappiamo curarci da sole e soprattutto sappiamo ringhiare anche senza essere indisposte!!

Pubblicità donna

Non ti preoccupare cara, non brucerai la birra!! (E nella realtà lei avrebbe girato la padella in testa al marito!!)


 
 




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