Curiosità
Primo piano

Eugenio Montale e la poesia per il suo amore perduto

Di Valeria Bonora - 15 Luglio 2014

Eugenio Montale scrisse una poesia toccante intitolata “Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale”. E’ la n°5 di Xenia, dedicata alla moglie Drusilla Tanzi, composta nel 1967.

Ma questa è molto più di una poesia dedicata all’amata. E’ un percorso di vita fatto insieme, il discorso di un uomo che ha vissuto con sua moglie, che ha affrontato le difficoltà insieme a lei e che ora si sente solo.

Un vuoto che pesa ad ogni gradino sempre di più.

La discesa solitaria dalla scala della vita nella quale prima era accompagnato dalla moglie alla quale lui dava il braccio ma era lei a dargli forza. E’ la poesia di due anime che si completavano a vicenda, che insieme potevano arrivare dove volevano.

Un amore eterno fissato per sempre in quelle parole, dove Eugenio Montale confessa alla moglie che era lei la luce che lo guidava.

Il simbolo delle scale, l’eterno contatto tra cielo e terra, l’arcobaleno della vita, raccoglie l’essenza dell’amore di una vita trascorsa insieme e lo trasforma in un qualcosa che difficilmente si può mal interpretare. La vita è fatta di gradini, c’è chi li sale e c’è chi li scende, chi lo fa da solo e chi ha la fortuna di essere accompagnato.

scala a spirale

In ogni caso le difficoltà non sempre si trovano a ridosso delle salite, anzi sono proprio le discese quelle più pericolose, si può inciampare e capitolare verso la fine, senza riuscire a fermarsi, senza qualcosa che attutisca la caduta.

Nella vita si deve sempre salire con la consapevolezza che prima o poi bisognerà scendere, e se lo si può fare insieme a chi si ama, la paura si dimezza, la fatica si affievolisce e l’equilibrio si rinsalda. Ma a volte durante la discesa si rimane da soli e allora si capisce fino in fondo quanto era importante quel braccio che ci accompagnava.

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
di Eugenio Montale

❝Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.
Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.❞

 





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