Animalismo
Primo piano

Gli animali domestici sono "esseri viventi sensibili", lo stabilisce la nuova legge francese

Di Daniela Bella - 21 Aprile 2014

Ai nostri animali domestici, in particolar modo ai cani, basta davvero un piccolo gesto, uno sguardo, un’espressione, una parola, per fargli capire il nostro stato d’animo.

Allo stesso tempo, e allo stesso modo, anche il nostro amico a quattro zampe riesce a farci capire le emozioni che prova: dalla postura e dalle espressioni, dai rumori che fa e dal suo specifico modo di muoversi. Istintivamente, dunque, percepiamo quando i nostri cani sono eccitati, felici, tristi, frustrati o ansiosi.

Insomma, i cani provano emozioni, e su questo ormai non c’è dubbio alcuno, tant’è che non molto tempo fa vi abbiamo anche parlato di uno studio che ci dimostrava quanto il cervello del cane sia sensibile come quello umano ai segnali delle emozioni e degli stimoli sociali dall’esterno (vedi qui l’articolo).

E a fare un passo avanti nei confronti della sensibilità dei cani, ma più in generale degli animali domestici, è stata la Francia, dove il deputato socialista Jean Glavany, nell’ambito del progetto di legge sullo statuto giuridico degli animali all’ordine del giorno all’Assemble’e nationale, il parlamento transalpino, ha emesso un emandamento davvero significativo che potrebbe segnare il primo passo verso la svolta nei confronti della sensibilità nei confronti dei nostri amici a quattro zampe.

Nel testo del nuovo disegno di legge, infatti, viene emanato che gli animali domestici devono essere considerati esseri viventi dotati di sensibilità e non come cose, come previsto finora dal Codice civile.

Nonostante ciò, il testo precisa che gli animali restano comunque sottomessi al regime giuridico dei beni corporali, quindi delle “cose materiali” per interderci.

Nella nuova legge, inoltre, si parla anche del destino verso cui va incontro un animale nel caso in cui la coppia di coniugi che lo tiene in affido si separi, in particolar modo a chi spetta la proprietà dell’animale: se l’animale è stato avuto prima delle nozze, allora la sua custodia spetta a chi lo ha acquistato, mentre se l’animale è arrivato in famiglia dopo il matrimonio e la coppia ha adottato il regime della separazione dei beni, allora il quel caso la decisione spetta al giudice, che potrebbe anche stabilire l’affidamento alternato.

Insomma, una legge che presenta ancora qualche incaglio, ma che, come dicevamo, assume comunque un forte significato simbolico nei confronti dell’animale domestico ma, in particolar modo, nei confronti della sua sensibilità. Nella speranza, dunque, che questo possa essere un primo grande passo verso possibili futuri cambiamenti.

[Fonte: www.lastampa.it]

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