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Grosseto: Tribunale ordina al Comune di riconoscere in Italia il matrimonio gay "Nessun impedimento nel codice civile"

Di Daniela Bella - 11 Aprile 2014

Per la prima volta, forse, l’Italia si apre realmente ai matrimoni gay, dopo numerosi tentativi andati a vuoto.

Giuseppe Chigiotti e Stefano Bucci (in foto) sono una coppia omosessuale, si amano e, pertanto, come ogni coppia che si rispetti, hanno deciso di coronare il loro sogno d’amore unendosi in matrimonio. Matrimonio, però, che non certo avvenuto in Italia, dove le nozze tra due uomini non possono essere celebrate. No, si sono sposati New York, con rito civile, lo scorso Dicembre del 2012.

Ebbene, adesso il Tribunale di Grosseto ha ordinato al Comune di trascrivere nei registri di stato civile questo matrimonio, perchè, secondo il giudice, nel codice civile non è individuabile alcun riferimento al sesso in relazione alle condizioni necessarie al matrimonio. Sì, avete capito proprio bene.

La coppia, seguita dall’avvocato Claudio Boccini, ha deciso di presentare questo ricorso, dopo che l’ufficiale di stato civile del Comune di Grosseto si era rifiutato di trascrivere nei registri di stato civile l’atto di matrimonio. E questo non è certo la prima volta che avviene. Solo che l’ufficiale si era rifiutato di trascrivere il matrimonio in questione perchè riteneva che “la normativa italiana non consente che persone dello stesso sesso possano contrarre matrimonio“.

E invece, a quanto pare, non è proprio così. Il Tribunale di Grosseto ha infatti accolto il ricorso della coppia, ordinando al Comune la trascrizione nel registro di Stato civile perchè, stando all’ordinamento appunto, non è previsto alcun ulteriore diverso impedimento derivante da disposizioni di legge alla trascrizione di un atto di matrimonio celebrato all’estero, e perchè, oltretutto, la trascrizione non ha natura costitutiva ma soltanto certificativa e di pubblicità di un atto già valido di per sè.

Il giudice di Grosseto, inoltre, ha citato anche la Corte europea dei diritti dell’uomo, che non ritiene più che il diritto al matrimonio debba essere limitato in tutti i casi al matrimonio tra persone di sesso opposto, e che ha affermato come il diritto al matrimonio abbia acquisito un nuovo e più ampio contenuto, inclusivo anche del matrimonio contratto tra due persone dello stesso sesso.

Insomma, parole forti e convincenti che, per la prima volta, mostrano come si voglia realmente e concretamente segnare un punto di svolta nei confronti dei matrimoni di persone dello stesso sesso.

Sergio Lo Giudice, senatore del Pd ed ex presidente di Arcigay, ha così commentato la questione:

“E’ un precedente unico per il nostro Paese. E’ la prima volta che un matrimonio gay viene riconosciuto in Italia…”

Dello stesso parere anche Aurelio Mancuso, presidente di Equality Italia e storico esponente della comunità omosessuale italiana, il quale ha dichiarato:

“Per la prima volta in Italia un Tribunale ha accolto la richiesta da parte di una coppia gay di trascrivere nei registi dello Stato Civile il proprio matrimonio. I due cittadini di Grosseto hanno ottenuto ciò che fino ad oggi è sempre stato negato dai comuni e dai tribunali: veder riconosciuto il loro status di coppia sposata in uno Stato estero…”

Come commentano tutto ciò la coppia gay in questione? A Repubblica.it, Giuseppe Chigiotti, uno dei due coniugi appunto, aveva dichiarato:

“Se siamo ricorsi alla giustizia, è solo perchè non abbiamo fiducia nella classe politica italiana. Siamo coscienti che in Italia non sarà mai possibile, ognuno deve fare la sua battaglia. Ci sono politici gay, perfino sposati, che non dichiarano la loro omosessualità, e che magari sono sposati all’estero. Il nostro Paese è troppo ammantato di ipocrisie, non crediamo che la classe politica potrà mandare avanti queste lotte…’’

Come dargli torto?

Di certo non possiamo non essere d’accordo con le parole di Aurelio Mancuso: per la prima volta in assoluto un Tribunale si è spinto oltre e si è schierato dalla parte degli omosessuali, non solo accogliendo il ricorso di una coppia gay che vuol vedere riconosciuta anche in Italia la propria unione civile (cosa che prima, appunto, non era mai successa), ma anche fornendo valide e chiare motivazioni che non impediscono al Comune di riconoscere tale unione.

Forse possiamo trovarci veramente ad un punto di svolta?

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