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Eco-volontariato: Ecco come Aiutare le Tartarughe Marine con il Wwf

Di Marco Grilli - 17 Luglio 2017

Ogni anno più di 40.000 tartarughe marine muoiono a causa delle attrezzature da pesca e del degrado delle coste. In prima linea per il loro salvataggio è il Fondo mondiale per la natura (Wwf), che da oltre 40 anni promuove progetti per la salvaguardia di questi splendidi animali marini in 44 Paesi del mondo. Tra questi l’Italia, dove sono attivi cinque centri di recupero (Policoro, Favignana, Lampedusa, Molfetta e Torre Guaceto), che offrono possibilità di volontariato per un’estate alternativa all’insegna della tutela dell’ambiente e degli animali.
La tartaruga marina comune (Caretta caretta) è diffusa nelle acque degli oceani Atlantico, Indiano e Pacifico, così come nel bacino del Mar Nero e in quello del Mediterraneo. Si tratta di una specie carnivora che vive due distinte fasi ecologiche, frequentando inizialmente la zona superficiale del mare aperto, per poi spostarsi in fondali bassi. In tema di riproduzione, nel Mediterraneo ogni due-tre anni le femmine depongono da tre a quattro nidi a stagione – con un centinaio di uova a nido – nel periodo tra fine maggio e agosto. Deposte in una buca scavata nella sabbia e accuratamente ricoperte, le uova sono incubate grazie al calore della stessa sabbia e si schiudono dopo 45-70 giorni. Nel Mare Nostrum i siti di deposizione interessano soprattutto la parte orientale e si ritrovano in Grecia, Turchia, Cipro e Libia. L’Italia è meno importante per la nidificazione (i nidi deposti ogni anno solo alcune decine a fronte dei 7mila dell’intero Mediterraneo), ma il mare che lambisce le nostre coste riveste un ruolo fondamentale per le popolazioni del bacino.
 
Classificata come specie vulnerabile dall’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn), la Caretta caretta è seriamente minacciata da alcuni fattori quali la cementificazione, il degrado delle coste, il disturbo del turismo nelle aree di riproduzione, l’inquinamento (dovuto al versamento nelle acque di sostanze nocive come petrolio, catrame, idrocarburi, policlorobifenili, rifiuti solidi), e soprattutto la pesca accidentale, pericolosissima per la sua attrezzatura comprendente reti a strascico, reti fisse e ami dei palangari, all’origine di numerosi incidenti. Basta un numero per capire la gravità del problema: nel solo Mediterraneo ogni anno sono circa 150.000 le tartarughe marine che restano intrappolate negli attrezzi da pesca. Un vero incubo per questi bellissimi rettili.
Con i suoi centri del Network Tartarughe, dove operano circa 150 persone tra staff e volontari, il Wwf è attivo sul territorio per accogliere gli esemplari in difficoltà. Grazie anche al lavoro encomiabile dei volontari, che quotidianamente mettono a disposizione tempo, impegno, capacità e competenze, lo scorso anno sono state salvate più di 500 tartarughe marine. Un ottimo risultato che gli ambientalisti del Wwf sperano rappresenti solo un punto di partenza per l’estate 2017. Per questo prezioso lavoro si rivela fondamentale la collaborazione di numerosi centri partner, utile per le attività di ricerca e per il monitoraggio e il recupero degli esemplari spiaggiati lungo le coste italiane.
A fianco del Wwf in difesa delle tartarughe troviamo la Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, il Dipartimento di Biologia e Biotecnologie “C. Darwin” dell’Università di Roma “La Sapienza”, la Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Bari e il Dipartimento di Ecologia dell’Università della Calabria. Le principali attività svolte riguardano la collaborazione con i pescatori professionisti nell’ambito di progetti di ricerca e conservazione, il monitoraggio degli spiaggiamenti, nonché la riabilitazione e reintroduzione in natura degli esemplari rinvenuti in cattive condizioni di salute. Una volta rilasciate, le tartarughe salvate vengono marcate con delle apposite targhette metalliche poste su entrambe le pinne anteriori, che recano un numero di quattro cifre seguito dalla lettera “A” nella parte superiore, oltre all’indirizzo dove inviare la segnalazione del ritrovamento nella parte inferiore (WWF Italy via Po 25c 00198 Roma Italy).
 
Al fine di sostenere le attività del network,il Wwf Italia raccoglie donazioni da parte dei privati, utilizzate per fornire ai centri di recupero le attrezzature chirurgiche e le vasche di degenza per le tartarughe ferite, nonché per dotare i volontari di tutti gli strumenti necessari per la sorveglianza dei nidi e la difesa dei piccoli di tartaruga marina. Bastano 120 euro per sostenere l’allestimento di un campo a tale scopo. Le aziende possono sostenere il progetto tartarughe marine mediante le adozioni e il finanziamento sia di progetti di ricerca e di raccolta dati sulla vita e la biologia delle tartarughe marine (mediante la tecnologia del tracking satellitare), che di iniziative di sensibilizzazione rivolte alla comunità dei pescatori. Il vero tesoro dell’organizzazione sono poi i volontari, pronti a portare il loro contributo per le campagne del Wwf. Per chi non si fosse ancora prenotato, attualmente vi è la possibilità di fare esperienze di volontariato nei campi di Crotone, Policoro (Mt) e Torre Salsa (Ag).
 
A Crotone i volontari saranno alloggiati presso il Centro di educazione alla legalità e all’ambiente, un bene sequestrato alla mafia in località San Leonardo di Cutro, affidato in comodato d’uso al Wwf di Crotone . Il campo nasce dall’esigenza di tutelare i tesori della provincia crotonese, tra cui l’Area marina protetta di Caporizzuto (la seconda più grande in Europa), il Parco nazionale della Sila e altri siti naturalistici sotto tutela. Tra le varie attività previste, riguardanti in generale il monitoraggio del territorio, vi è anche quelle relativa alla gestione del Centro recupero dell’Amp di Caporizzuto, con la sorveglianza degli eventuali nidi e il salvataggio e la liberazione delle tartarughe marine. Apre le porte ai volontari anche l’Oasi Wwf Policoro-Herakleia, «l’unico presidio fisso per la tutela e la conservazione della biodiversità nell’ultimo lembo di foresta planiziale dell’Italia meridionale», secondo la definizione della stessa organizzazione ambientalista. Anche in questo caso il tema principale del campo è la tutela e conservazione delle tartarughe marine, ma i volontari, accompagnati da biologi e veterinari, potranno fare esperienza anche all’interno del Centro recupero animali selvatici provinciale. Numerose sono le possibilità di escursione nel tempo libero (da Matera capitale della cultura 2019 ai viaggi con Taras, il catamarano attrezzato per la ricerca dei cetacei), mentre per l’obiettivo principale fanno ben sperare i risultati ottenuti nel 2014, con il 90% di uova schiuse nel nido di Sibari. Infine eccoci all’ultimo tratto integro della costa meridionale siciliana, la fascia compresa tra Monte Stella e Bovo Marina, nei pressi di Siculiana Marina (Ag), dove si trova la Riserva naturale orientata di Torre Salsa. Una struttura rurale antistante questo tesoro naturalistico ospita il campo lavoro Wwf, autogestito dai partecipanti e improntato in tutto e per tutto alla vita comunitaria. Orientato a esperienze di servizio volontario su progetti specifici di breve durata, il campo di Torre Salsa propone lavori manuali e attività all’aperto, che in tema di tartarughe riguardano la pulizia e il monitoraggio delle spiagge al fine di renderle sicure e rinvenire ovodeposizioni, il controllo di eventuali nidi rinvenuti, le liberazioni pubbliche delle tartarughe curate destinate al Centro recupero di Lampedusa, nonché il trasporto degli esemplari feriti al porto di Porto Empedocle sempre per il trasferimento al centro lampedusano.
 
Proprio da questa struttura, una delle più funzionali e attive del Network tartarughe marine, arrivano i primi confortanti risultati ottenuti nel mese di giugno, grazie al lavoro di professionisti e volontari: 22 esemplari recuperati, 12 operati e 24 già liberati. Per capire cosa significhi l’esperienza di volontariato in uno dei centri addetti al recupero di questi animali marini basti la testimonianza della biologa Valentina Paduano, a Lampedusa prima come volontaria e poi come tesista, che ha trasformato la sua passione in un lavoro:
«Le tartarughe sono animali difficili, ma i più affascinanti del mondo. Vedere da vicino le tartarughe, poter lavorare per salvarle, curarle e poi rimetterle in mare, mi aveva aperto un mondo che non conoscevo ancora, ma di cui volevo assolutamente far parte!», si legge nel Network Tartarughe. Questo il ricordo della sua esperienza di tesista, quando per la prima volta gli furono affidati i volontari partecipanti al campo: «Le giornate erano piene di cose da fare: organizzare il lavoro dei volontari, stabilire i turni delle pulizie, affrontare recuperi ed emergenze, portare avanti le cure e poi svolgere attività di sensibilizzazione verso i turisti, che ogni giorno durante l’estate affollano gli spazi del Centro di recupero: non avevo mai fatto niente di tutto questo nella mia vita, ma niente, fino ad allora, mi aveva dato così tante emozioni! Salvare la vita di una tartaruga, vedere il volto sorridente dei compagni di viaggio nonostante la fatica, soddisfare le mille curiosità dei turisti e farli innamorare di questi animali unici e meravigliosi, mi ha ripagato di tutte le fatiche. Nulla è più emozionante che ridare la libertà ad un animale che ha sofferto, e anche se compi lo stesso gesto centinaia di volte, ogni volta sarà come fosse la prima! A Lampedusa ho trovato una famiglia, la mia seconda casa e un’amica insostituibile, la dottoressa Daniela Freggi, che mi ha insegnato tutto sulle tartarughe marine e non solo. Perché lavorare nel Centro di Recupero di Lampedusa non è un’esperienza qualsiasi, è un’esperienza che ti forma personalmente e ti avvicina al mondo scientifico attraverso gesti semplici e quotidiani, perché ognuno di noi può davvero fare la differenza!».
Se amate le tartarughe marine e cercate un’estate alternativa non vi resta che fare le valigie: i campi vi aspettano!
Se siete interessati ecco dove cercano volontari e come partecipare: www.wwf.it
Marco Grilli
 
 





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