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Tim Hetheringotn: nelle sale il film documentario del reporter ucciso in guerra

Di Luigia - 7 Aprile 2014


Tim Hetherington era un fotografo di guerra e regista britannico scomparso a Misurata a soli 40 anni mentre stava documentando la guerra civile in Libia.
Il suo amico giornalista e co-regista, Sebastian Junger gli ha reso omaggio in un doc-biopic intitolato: “Tim Hetherington: dalla linea del fronte” che, dopo aver debuttato al ‘Sundance’ nel 2013 (candidato all’Oscar con il suo documentario ‘Restrepo – Inferno in Afghanistan‘), è giunto nelle sale cinematografiche italiane il 3 aprile 2014, distribuito da ‘I Wonder Pictures’ e possibile vederlo in tv il 16 aprile alle ore 22.25 sul canale Laeffe e in dvd con Feltrinelli Real Cinema.
Franco Pagetti, fotoreporter italiano di importanti testate internazionali e collega di Hetherington, ha rilasciato alcune dichiarazioni che descrivono il suo amico ucciso da un’arma da fuoco tre anni fa in Libia:

Dimenticate gli eroi. Tim non era un “fotografo cowboy”, ma un uomo intelligente, colto e follemente innamorato dell’essere umano. Lui cercava le persone, non il territorio di guerra, né tanto meno il martirio sul campo”.

Il film-documentario uscito appunto in questa settimana, inizia con un sintetico filmato inedito girato proprio da Hetheringotn qualche giorno prima che venisse ucciso. Si tratta di registrazioni effettuate a bordo di un’auto sulla quale viaggiava in compagnia di colleghi, di autista e di un guerrigliero armato di mitra e bombe granata. In questo doc-biopic Sebastian Junger assembla foto e video dell’eroico Tim che vanno dall’Africa al Medio Oriente, ricche di interviste, testimonianze e conversazioni, tra cui anche quelle della sua compagna Idil, dei suoi genitori e colleghi.
Tra i suoi reportage sono immortalati teneri bambini, purtroppo diventati ciechi durante gli scontri in Sierra Leone, e devastanti filmati del 2003 in Liberia durante la guerra civile, dove sia Hetherington che il collega James Brabazon, erano gli unici giornalisti stranieri che vivevano dietro le linee ribelli esposti quindi a grandi pericoli.
Ciò che spiegava Hetherington al collega Junger erano queste dichiarazioni:

“Quello che è importante per me è creare un legame con persone vere, per documentarle anche in queste circostanze estreme dove non sembrano esserci soluzioni nette che ti facciano capire cosa stia succedendo. Spero che il mio lavoro riesca a mostrarlo. Non ho il desiderio di combattere, di spostarmi da una zona di guerra all’altra, non nutro interesse per la fotografia in se’, il mio scopo è raggiungere le persone con le idee e avvicinarle alle varie sfaccettature del mondo”.

Sagge parole di un uomo di grande valore che purtroppo adesso non c’è più. Un altro collega fotoreporter, Chris Anderson, ha voluto rilasciare queste bellissime parole:

“Tim non fotografava la guerra, ma la natura umana“.

 
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[Fonte: ansa.it]





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