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Una candela accesa per dire No alla guerra in Siria: l'evento Facebook del 27 febbraio

Di Redazione - 24 Febbraio 2016

Silvestro Montanari è il giornalista per eccellenza, colui che cerca e documenta la verità anche se tosta e difficile da accettare, colui che può cambiare le menti e portarci alla riflessione e all’azione. Autore di libri-inchiesta, di programmi televisivi importanti e di documentari che hanno fatto il giro del mondo, ora si fa porta voce di una battaglia che ognuno di noi deve intraprendere.

La sua pagina Facebook è molto seguita e proprio da lì è partita l’iniziativa “Accendiamo la pace in Siria”, un’iniziativa fondamentale per il risveglio delle menti: un vero e proprio invito al mondo ad accendere il 27 Febbraio alle 21.00 una candela per la Siria.

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Cosa può fare una candela contro un disastro umano così imponente? Può fare molto.
Una candela accesa è un piccolo gesto in grado però di mettere in moto emozioni, azioni, ideali fondamentali per poter smuovere energie, empatie, prese di posizioni. Una candela accesa è simbolicamente il collegamento con il divino. Accendere una candela ci permette di concentrarci in quel determinato momento, è una sorta di meditazione, ci costringe a riflettere sul perché è accesa e ci permette di ricollegarci energeticamente con il mondo circostante.

Queste le parole di Silvestro Montanari per spiegare l’iniziativa:

“Un intero paese, la Siria, è stato ridotto in polvere. Una desolata sequenza di macerie.
Centinaia di migliaia dei suoi abitanti hanno perso la vita. Molti erano solo bambini. Ovunque, e per cinque lunghissimi anni, sofferenze indicibili, infinito terrore.

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Gran parte della popolazione ha dovuto fuggire, affrontare il nuovo inferno della condizione di profugo. La vita nei campi profughi è non vita. I campi mancano troppo spesso anche del minimo necessario per il venir meno degli impegni di aiuto da parte della comunità internazionale. Per tanti profughi siriani riprendere il cammino è così una necessità, l’ultima speranza. In tanti hanno perso la vita pur di raggiungere le nostre frontiere. Tanti, soprattutto bambini, sono scomparsi nel nulla. Tante giovani donne sono state costrette all’umiliazione e agli orrori dei trafficanti di esseri umani.

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La Siria, paese dalla storia millenaria, patrimonio dell’umanità, è ridotta a niente, un nome sulla carta geografica per un territorio divenuto teatro della ferocia e della barbarie di eserciti e milizie che se ne contendono il controllo. In molti hanno voluto questo esito tragico e per la gran parte non erano siriani. Grandi potenze mondiali e regionali hanno annientato, per i propri interessi, questo paese ed il suo disgraziato popolo. Hanno imposto ai siriani il mostro della guerra.

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L’Europa, non esente da responsabilità su questa inenarrabile vicenda, intanto rischia di perdere l’anima. L’arrivo improvviso e simultaneo di milioni di profughi lascia crescere, alimentato da demagoghi in cerca di fortune elettorali, un clima di paura e di repulsione. Si ergono e si minacciano nuove crudelissime mura. La povera gente siriana, ben felice di poter vivere in pace a casa propria, viene vissuta da tanti come nemica nell’impossibilità di poter gestire in poco tempo e con scarsi mezzi un così immenso lavoro di integrazione.
Il rischio di un allargamento di questo conflitto si fa di giorno in giorno sempre più grande. E con esso la possibilità di un nostro coinvolgimento diretto. Forze potenti spingono in questa direzione perseguendo una folle resa dei conti globale.
La pace è l’unica soluzione per questa tragedia, l’infinito dolore che l’accompagna, gli enormi rischi che evoca per la pace mondiale. Liberare la Siria da armati ed armi, restituirla ai siriani.

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I combattimenti ed i bombardamenti vanno immediatamente interrotti. Le azioni di contrasto alle formazioni terroriste vanno condotte sotto il comando delle Nazioni Unite e non dalle singole potenze interessate quasi sempre solo ad estendere la propria influenza sul paese. Va portato immediatamente aiuto alla gente impossibilitata a fuggire dai luoghi di scontro diretto tra fazioni e ridotta alla fame e senza assistenza medica.
Va cercata ed imposta, sotto l’egida delle Nazioni Unite, una soluzione politica che garantisca la stabilita della pace. La Siria ed i siriani, in libere elezioni, devono poter scegliere il proprio futuro. Per poterlo fare, il terreno
deve esser sgombrato dalle armi e dai principali responsabili, tra tutte le parti in conflitto, di questo orrendo massacro. Una commissione nazionale, formata da uomini di acclarata indipendenza e cultura dei diritti umani, deve poter gestire il difficile processo di giustizia e riconciliazione.
Noi cittadini italiani, ma anche cittadini del mondo, in Siria abbiamo perso decine di migliaia di bambini, come i nostri, quindi nostri figli. Ne abbiamo visto storpiare tantissimi altri. Abbiamo visto l’innocenza ed il futuro del mondo offesi dalla violenza più assurda e più cieca. Abbiamo visto morire la pietà e la dignità del mondo.
Un fragile accordo impone una cessazione delle ostilità a partire da sabato 27 febbraio.
Quel giorno esporremo bandiere di pace e, alle 21, accenderemo una candela accanto alle nostre finestre. Un primo atto per dire che ci siamo e ci saremo.

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Non vogliamo più essere spettatori passivi di tanto orrore, complici perché l’indifferenza è complicità.
Noi diciamo basta alla guerra. Pretendiamo la pace. Valuteremo le nostre classi politiche anche per i loro sforzi nel mettere a tacere le armi. Vigileremo. E non dimenticheremo!”

Uniamoci in questa iniziativa, coinvolgete chi conoscete, accendiamo una candela, diamo luce alla Siria.





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