Herbarie, ammaliatrici, levatrici, curandere, sapienti, libere, detentrici del sapere erboristico, solitarie per necessità, in una parola Streghe.
Le streghe rappresentano l’anima ferita e percossa della donna, sono il simbolo delle ferite, dell’usurpazione, del potere fallocratico di certi uomini, il simbolo della libertà implorata, pretesa, rubata, raggiunta, sacrificata; il simbolo del sacrificio della donna per la donna, del diritto al sapere, della rivendicazione di quel sapere che da sempre appartiene al femminile perché conseguenza diretta dell’istinto di cura. Circa cinque secoli di persecuzioni, roghi, torture, annegamenti, confessioni forzate per ridurre e sottomettere lo spirito naturale della donna, la sua capacità di imparare e condividere hanno segnato la storia della “civile” Europa.
Quando le prime civiltà nomadiche che provenivano dall’Africa del nord contaminarono le popolazioni stanziali delle coste, lo scontro tra la cultura patriarcale e solare e quella matriarcale fu duro e determinante.
Nelle civiltà matriarcali il diritto di proprietà era basato su una discendenza cosiddetta “uterina” ovvero dalla madre alle figlie, senza particolari restringimenti e senza vincoli legati al nome ed al clan di appartenenza, ma quando le prime culture nomadi patriarcali si insediarono nelle zone costiere, l’abitudine a far passare le proprietà, donne incluse, da padre in figlio provocò difficoltà di integrazione ed uno scontro socio-culturale che vide uscir vincitrice la cultura con un senso della discendenza e della proprietà più forte, che garantiva l’assoluto proseguimento del possesso dei beni da padre in figlio, da clan a clan in nome del diritto di nascita.
Da qui in poi la storia fu lunga, ma tristemente poco varia. Le problematiche di genere accompagnano la storia del mondo, di quell’altra metà del mondo rappresentata dalle donne. In Europa, uno dei periodi più bui fu appunto quello dell’Inquisizione e della persecuzione delle streghe. Secondo i dettami inquisitori, strega era colei che conosceva le erbe, che era in grado di curare e, spesso, anche colei che era in grado di far nascere bambini, che si riuniva con altre donne, che si rifiutava di sottostare alle regole sociali ed aveva comportamenti solitari, che era amante della natura e possedeva segni particolari sul corpo (nei). Le ribelli, le libere, le sapienti, le donne che per sbaglio e sventura si innamoravano di uomini sposati che poi le abbandonavano al loro destino.
La lotta che, ad oggi, la donna ancora affronta in varie parti del mondo per il rispetto dei suoi diritti e la tutela di essi dovrebbe essere costante motivo di riflessione. L’immagine della strega fa parte di quelle icone che dovrebbero essere “sdoganate” a favore del soggetto discriminato invece di diventare un’occasione di business in più, spesso a discapito dell’immagine stessa della donna, ovvero del soggetto discriminato.
L’idea di strega che accompagnò i secoli bui dell’inquisizione metteva le radici nello stesso terreno in cui prosperano pregiudizi e limitazioni che vedono il tasso di scolarizzazione delle donne ancora molto basso nella maggior parte dei paesi in via di sviluppo.
Quello che non molti ancora sanno è che la discriminazione femminile, era ed è, strettamente legata al potere economico ed alla sua gestione. L’etica della cura e della differenza stanno cercando di riscattare le “differenziazioni di genere” a favore delle peculiarità del femminile, nel senso più alto del termine, dove è proprio la differenza ed il rispetto di essa che genera uguaglianza.
In occasione di travestimenti e feste tra serio e faceto, dovremmo ricordarci cosa porta con se l’icona della strega ed essere tutte e tutti più solidali con le problematiche di genere.