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Pedalare è Bello: le Notizie Bufale sull’Uso della Bici in Città

Di Marco Grilli - 14 Aprile 2017

Utilizzare la Bici in Città per i nostri spostamenti quotidiani è sinonimo di salute e benessere. L’atto del pedalare migliora l’umore, tonifica la muscolatura del corpo, aiuta a prevenire le malattie cardiovascolari, tiene sotto controllo il peso e aumenta la longevità. Un uso sistematico della bicicletta da parte di un sempre maggior numero di cittadini si traduce in città più vivibili e a misura d’uomo, meno inquinate e rumorose e non più in preda al traffico automobilistico, con notevoli benefici per la collettività.
La Federazione europea dei ciclisti (Ecf) ha calcolato che l’uso della bicicletta nei 28 Paesi membri genera benefici economici pari a ben 513 miliardi di euro, che incidono non solo sui trasporti e sulle politiche ambientali, sociali e sanitarie, ma anche sull’occupazione, l’accesso alla mobilità e perfino l’integrazione dei rifugiati. L’Italia non è ancora un Paese bike-friendly (siamo al 17° posto in Europa nella classifica stilata dall’Ecf), ma se è vero che le regine incontrastate Danimarca, Olanda e Svezia restano lontane anni luce, qualcosa si sta muovendo. Si conferma il trend che gli italiani acquistano più bici che automobili, 6milioni di cittadini affermano di utilizzare sistematicamente le due ruote, mentre è in corso di realizzazione il Piano nazionale per cinque ciclovie, un’infrastruttura strategica che potrebbe far compiere un salto di qualità al nostro Paese anche nel settore del cicloturismo, che nel Vecchio Continente fattura ben 44 miliardi di euro. Sul fronte delle piste ciclabili e dei servizi di bike-sharing il divario con altri Paesi europei resta notevole, il numero dei ciclisti vittime della strada è ancora troppo alto (250 morti l’anno), ma un pizzico di ottimismo per il futuro non guasta, a partire dall’esempio dato da piccole realtà come il Comune di Massarosa (Lu), che ha lanciato il progetto “Bike to work” per promuovere l’uso della bici per gli spostamenti quotidiani.
Bici in Città
Se vi state chiedendo cos’è che frena l’impiego delle due ruote in città dovreste far riferimento anche alle fake-news sulla mobilità ciclistica che la Cycling Embassy of Great Britain si è impegnata a smascherare. Analizziamo i principali falsi-miti sulle due ruote che compaiono nel portale multilingue dell’associazione bike-friendly britannica.

Le bici infrangono le regole

Pensate davvero che il mancato rispetto del codice della strada dipenda dal mezzo di locomozione utilizzato? Falso, perché chi va in bici non e più portato a compiere infrazioni rispetto ad automobilisti o pedoni. Semplicemente ci sono buoni e cattivi ciclisti, così come buoni e cattivi automobilisti o pedoni. «Delle buone infrastrutture pubbliche, che prendano le bici seriamente in considerazione come mezzo di trasporto, rendono le infrazioni meno convenienti e necessarie. Il fatto che qualcuno possa non rispettare le regole non è una ragione valida per non migliorare le condizioni per tutti», si legge sul portale. Il tutto senza dimenticare gli esiti di alcuni studi: i ciclisti che passano coscientemente con il rosso possono trovarsi in una situazione di maggior sicurezza in una strada mal progettata, perché concepita solo per le auto. L’infrazione alle regole spesso è solo una reazione verso un ambiente pericoloso.

Andare in bici fa sudare

Questa situazione può presentarsi in quelle città dove non esistono infrastrutture ciclabili, con il ciclista costretto a tenere il passo delle auto, con continue fermate e ripartenze e la necessità di affrettarsi tra un semaforo e l’altro. Laddove invece esistono ottime condizioni per la ciclabilità tal problema non si pone, basti pensare all’esempio di Paesi come Danimarca e Olanda, che rendono il pedalare un gesto estremamente semplice e rilassato, grazie all’abbondanza di piste ciclabili fisicamente separate dal traffico veicolare. Ecco così che ognuno potrà scegliere la propria andatura, senza sudare più che con una normale camminata.

Le bici devono stare a bordo strada e non al centro

Per ridurre questo genere di problemi occorrerebbe progettare le strade in modo da separare i ciclisti dai guidatori, evitando così che entrino in conflitto. In caso di carreggiate mal realizzate, andare in bici davanti a dei veicoli a motore rappresenta la soluzione meno pericolosa. Una scelta logica e legale nella maggior parte dei Paesi, visto che chi pedala è costretto spesso a fare i conti con auto parcheggiate da tenere a distanza, portiere che si aprono improvvisamente o restringimenti del piano stradale con rischi di sorpassi azzardati da parte dei conducenti d’auto.

Bisogna imparare ad andare in bici, non costruire piste ciclabili

È del tutto errata la concezione di chi crede che se la gente imparasse ad andare in bici non servirebbero le piste ciclabili. I motivi per cui le persone tendono a non pedalare in città risiedono nella paura del traffico e nella percezione di scarsa sicurezza. L’allenamento non è, e non può essere, un sostituto di uno spazio pubblico funzionale e sicuro. Non vi è nessuna prova che i corsi per imparare ad andare in bici possano convincere gli scettici ad utilizzare le due ruote in città. Solo per fare un esempio, l’educazione ciclabile rientra nel curriculum scolastico olandese ma non rappresenta un mezzo per incoraggiare i bambini ad andare in bici. La propensione a pedalare deriva principalmente dalla presenza di piste ciclabili sicure e non dall’educazione ciclabile.
Bici in Città

Nessuno usa le piste ciclabili esistenti

Tale situazione si verifica spesso a causa delle piste ciclabili scadenti, che non permettono di pedalare in sicurezza anche per piccoli spostamenti quotidiani. Questa tesi va dunque in favore della necessità di costruire piste ciclabili di alta qualità, poiché «le infrastrutture davvero ben progettate vengono usate in massa e in tempi rapidi, come per esempio dimostrato dalle nuove piste ciclabili sul lungofiume di Londra, che hanno avuto gran successo immediatamente dopo la loro apertura», sostiene la Cycling Embassy of Great Britain.

Il clima non è adatto

In caso di condizioni meteorologiche estreme si consiglia in generale di non uscire di casa e non solo di evitare l’uso della bici. Se le strade sono ben progettate utilizzare le due ruote è come andare a piedi. I Paesi con inverni rigidi (Danimarca e Olanda su tutti) sono quelli dove si tende ad utilizzare di più la bicicletta, anche perché riescono a fornire soluzioni alle varie situazioni meteo, ad esempio rimuovendo per tempo la neve dalle piste ciclabili più importanti. In sintesi, nel Vecchio Continente non si registrano condizioni estreme che rendano impossibile l’uso della bici.

Andare in bici non è sicuro

Sbaglia chi pensa che andare in bici sia pericoloso e quindi tale tipo di mobilità non andrebbe promossa. Di per sé la bicicletta è tutt’altro che un mezzo pericoloso: i guai provengono per lo più dai veicoli motorizzati e di grande dimensioni, che si muovono ad alte velocità. Per evitare qualsiasi problema è sempre consigliabile progettare bene le strade e tenere separate le bici dal traffico motore e dai veicoli più pesanti come camion e autobus. Vari studi confermano che condividere lo stesso spazio con i mezzi a motore su strade trafficate è un’esperienza poco piacevole. Mai disincentivare l’uso della bici però: un maggior numero di spostamenti su due ruote apporta benefici alla salute e all’ambiente.

Ci sono troppe salite

Va bene, l’Olanda è un Paese piatto, ma non è per questo che molti suoi cittadini preferiscono la bici. Ciò non avviene infatti in molte altre regioni del mondo altrettanto pianeggianti. E a Nijmegen, dove i dislivelli sono notevoli, la popolazione pedala come nel resto del Paese. La vera ragione per cui nei Paesi Bassi si preferiscono le due ruote sta nella presenza di piste, percorsi e infrastrutture ciclabili che rendono convenienti e sicuri gli spostamenti in bici. Troppo spesso l’effetto della topografia sulla propensione a pedalare viene esagerato. Vi sono alcune città nella tutt’altro che pianeggiante Svizzera dove la percentuale di persone che va in bici è superiore alla media dei paesi senza montagne. In sintesi, le salite sono un ostacolo per la mobilità in bici così come lo sono per il camminare. Non va dimenticato poi che si stanno sempre più diffondendo le biciclette a pedalata assistita, particolarmente utili anche per aiutare gli anziani a superare i dislivelli.

Bisogna usare il casco in bici

Se le strade vengono realizzate come si deve muoversi in bici rappresenta un’attività sicura. Un’infrastruttura ciclabile di qualità ha un effetto positivo sulle condizioni di sicurezza e sul numero di persone che scelgono la bici, ben più di qualsiasi casco. Quest’ultimo non fa la differenza in termini di sicurezza quando ci spostiamo sulle due ruote senza motore. Nei Paesi dove il casco è obbligatorio o molto utilizzato non si assiste a una minor casistica di traumi cranici o altri problemi rispetto a quelli dove tali norme non sono in vigore. «Un alto tasso di persone che usano il casco è segno che le autorità hanno fallito nel progettare come si deve degli spazi per le bici», si legge sul portale. L’obbligo di usare il casco scoraggia l’uso della bicilcetta. In Olanda, il Paese più sicuro al mondo per pedalare, la percentuale di persone che ricorrono alla protezione per la testa è molto bassa. Più infrastrutture e spazi sicuri per le bici sono la soluzione, non i caschi.

Con la costruzione di ciclabili i negozi non riceveranno le consegne

Una ciclabile ben progettata non pone ostacoli allo spostamento di merci. «Gli spazi per il parcheggio sono collocati normalmente al di là della pista ciclabile mentre il carico e scarico avviene attraverso la stessa. Questo succede regolarmente su tutte le strade principali nei Paesi Bassi, in Danimarca e anche in città di altri Paesi dove ora si iniziano a costruire ciclabili», sostiene la Cycling Embassy of Great Britain. Le aree pedonali esistenti, inoltre, pongono restrizioni all’accesso dei veicoli ma mantengono comunque in vita distretti commerciali attivi e vivaci.

Le infrastrutture ciclabili sono molto costose e non hanno un ritorno economico sufficiente

Buone infrastrutture ciclabili richiedono costi elevati ma rappresentano un investimento di ottimo ritorno, stimato tra il 2:1 e il 35:1 da un’indagine compiuta dal governo inglese. I Paesi Bassi spendono 500 milioni di euro ogni anno per le ciclabili, un investimento che genera benefici per la salute stimati in circa 31 miliardi di euro (60:1)! Il costo più elevato, quello per le ciclabili, si giustifica con l’incremento di persone che scelgono per la prima volta di utilizzare la bici vista la maggior sicurezza.

Creando zone ciclabili o pedonali si ridurrebbe l’attività dei negozi

Falso: piste ciclabili e aree pedonali non impediscono l’accesso ai negozi ma rendono più piacevoli le aree commerciali, aumentando le persone di passaggio e la domanda complessiva. Le conferme arrivano da molti studi, concordanti sul fatto che le piste ciclabili abbiano un effetto positivo per le entrate degli esercizi commerciali. Il poter raggiungere facilmente i negozi con le bici rende pratici gli spostamenti più frequenti con buste della spesa leggere. Strade ben progettate che facilitano gli spostamenti a piedi o sulle due ruote rappresentano dunque un toccasana per gli affari.

Le bici non servono. Le auto elettriche risolveranno i problemi di traffico

Se è giusto affermare che la transizione verso una mobilità elettrica ridurrà l’inquinamento, è anche vero che tanti altri problemi legati all’uso dei veicoli a motore resteranno irrisolti, quali la congestione, la sicurezza, la salute pubblica, gli spazi comuni destinati a parcheggi e le strade deturpate dal traffico.

Le nostre strade sono troppo strette per le piste ciclabili

Falso, perché ogni strada può essere adeguata per gli spostamenti in bici in tutta sicurezza. Il problema dello spazio fisico può esser quasi sempre risolto. «È vero che alcune strade sono troppo strette per ospitare infrastrutture specifiche per bici e allo stesso tempo parcheggi e corsie per il traffico automobilistico, ma l’infrastruttura ciclabile potrebbe proprio rappresentare un modo più benefico e più produttivo di usare lo spazio stradale. Per lasciare spazio a infrastrutture ciclabili si potrebbe rendere una strada a senso unico, o ridurre lo spazio per i parcheggi o le corsie per le auto, e rendere così la strada stessa un luogo migliore per pedalare senza pericolo», si legge sul portale.

Non dovremmo costruire piste ciclabili perché svantaggiano i disabili

Ancora i Paesi Bassi e più di recente il Regno Unito dimostrano che i migliori progetti per la ciclabilità sono perfettamente adeguati ai dispositivi che aiutano le persone disabili. In realtà proprio la bici offre maggiori possibilità di spostamento autonomo per le persone con handicap, basti pensare a quei mezzi appositamente modificati per soddisfare le esigenze delle persone diversamente abili.

Sono troppo vecchio per andare in bici

Forse non la pensereste così se sapeste che nei Paesi dove le piste ciclabili sono capillari e separate dagli altri mezzi di trasporto, persone di ogni età e con differenti abilità usano la bicicletta alla velocità che preferiscono. In Olanda un quarto di coloro che hanno più di 65 anni preferisce la bici per i propri spostamenti quotidiani. Una vera manna dal cielo sono poi le sempre più diffuse bici elettriche a pedalata assistita, perfette per i più anziani che vogliono ridurre gli sforzi.

Per andare in bici serve un’attrezzatura speciale

Laddove vi sono infrastrutture ciclabili moderne e sicure i ciclisti non necessitano di un particolar tipo di abbigliamento. Una corretta progettazione fa sì che l’andare in bici sia un’attività naturale come il camminare. Copricatena e paragonne tengono i vestiti al riparo dalle parti in movimento, mentre portapacchi, portaborse e cestelli permettono il trasporto di carichi di diverso tipo. In sintesi, gli accessori considerati essenziali nei Paesi meno bike-friendly non rappresentano un requisito necessario della bici come mezzo di trasporto in sé.

Non si può andare molto lontano in bicicletta

Non sarà adatta per tutti i tragitti, ma in presenza di piste ciclabili e in condizioni sicure la bici riesce a sopperire a gran parte delle nostre esigenze in tema di mobilità. Nel Regno Unito, ad esempio, è stato calcolato che circa il 40% degli spostamenti in auto sono sotto i tre chilometri e metà della popolazione lavora a meno di cinque chilometri da casa, che corrispondono a soli 15 minuti di pedalata. Con un’adeguata progettazione stradale la bici potrebbe diventare il mezzo di trasporto privato per eccellenza negli spostamenti brevi, mentre una buona infrastruttura permetterebbe anche di percorrere itinerari più lunghi, come dimostrano in Germania e Olanda le vie ciclabili di maggior chilometraggio o quelle che collegano varie città.
Innalzatevi sui pedali, la città vi aspetta.
Marco Grilli
 





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